Uomo, diplomato, fra i 35 e i 50 anni, spinto dal desiderio di realizzazione personale e dalla ricerca del successo. Questo l'identikit del neoimprenditore nel 2015, delineato dal Centro studi di Unioncamere nell'ambito del Progetto Excelsior, patrocinato dal ministero del Lavoro. La maggior parte delle nuove imprese non ha avuto bisogno di grandi risorse: tre imprenditori su quattro sono partiti investendo meno di 10mila euro per la loro start up, mentre le maggiori difficoltà per i neo imprenditori sono derivate dalla crisi o da difficoltose procedure amministrative.L'indagine, effettuata sulle imprese iscritte nei Registri delle Camere di commercio, indica che il 42% del totale delle iscrizioni riguarda attività create completamente ex novo, mentre la quotarestante è rappresentata da cambiamenti di forma giuridica, localizzazione, scorpori o nuove acquisizioni.I dati, basati sul totale delle iscrizioni nei primi sei mesi dell'anno, indicano che a fondare una nuova impresa sono stati prevalentemente uomini (71,2%), con un diploma (48,5%) o una laurea(18,6%) in tasca. Il 44,2% ha tra i 36 e i 50 anni, ma un buon 37% ha meno di 35 anni. Nel mettersi in proprio, il 64,4% dei neoimprenditori ha puntato su un'attività dei servizi, prevalentemente nel settore commerciale (31,4%) e nei servizi alle imprese (20,4%). Lecostruzioni, invece, rappresentano il 19,4% delle nuove attività, l'agricoltura l'8,5% e la manifattura il 7,7%. Il Mezzogiorno (33,3%) contende al Nord-Ovest (26,2%) il primato delle neo-imprese del Isemestre di quest'anno, mentre quote minori si registrano al Centro (20,6%) e al Nord-Est (19,9%).Una precedente esperienza come lavoratore alle dipendenze, come operaio o apprendista oppure come impiegato costituisce il background di circa il 37% dei neoimprenditori. L'avvio di un'impresa ha poi costituito un'opportunità concreta di lavoro per quasi un 14% di individui precedentemente disoccupati. mentre si ferma all'8,7% la quota di quanti hanno avviato un'attività alla ricerca di un primo impiego. L'autorealizzazione rappresenta la principale motivazione del fare impresa. Essa, infatti, viene segnalata quasi dal 60% dei 'capitani d'azienda', mentre l'autoimpiego viene indicato nel 28,7% dei casi. Per quanto armati di grandi speranze, i neoimprenditori sono partiti con risorse economiche contenute: il 52,4% delle nuove attività, infatti, è nato con un investimento iniziale di massimo 5mila euro. Un ulteriore 22,6% ha contato su 5-10mila euro, mentre su 11-50mila euro il 20,2%. Il 4,8%, infine, ha investito oltre 50mila euro per la propria start up. La dimensione ridotta delle nuove imprese si riflette anche nella forma giuridica scelta: nell'82,9% dei casi si tratta di ditte individuali, mentre solo l'11,9% è una più strutturata società di capitali.Nonostante lo spirito di iniziativa e la fiducia nelle proprie capacità, l'avvio dell'impresa è stato difficoltoso in nove casi su dieci. Seppur in miglioramento, gli andamenti congiunturali continuano a essere percepiti come il freno più incisivo alla propria iniziativa (nel 15,7% dei casi), ma seguono a breve distanza (con il 15,1% di segnalazioni di impedimento) le procedure burocratiche.Gli ostacoli legati alla concorrenza e ai meccanismi di posizionamento dei prodotti sul mercato pesano entrambi per oltre il 12% ,probabilmente anche perché solo in un terzo dei casi è stataeffettuata un'analisi di mercato prima di intraprendere l'iniziativa. Le difficoltà legate al sistema fiscale pesano per l'8,4%, mentre l'onerosità del costo del lavoro è un vincolo solo nel 5,5% dei casi. Infine, la carenza di capitale e di risorse economiche (7,1%) che certo rende difficile ottenere credito dalle banche (5,8%). Le imprese neo nate che prevedono di effettuare assunzioni di personale alle dipendenze sono il 15,3% del totale.Che tra le aree più strategiche da configurare, nelle fasi immediatamente successive all'avvio delle attività, ci sia quella dedicata alla gestione dei rapporti con il mercato è confermato anchedalla concentrazione di ben il 47% delle assunzioni nelle funzioni destinate al marketing e alle vendite. All'area della produzione e della logistica è dedicato invece il 25,2% delle assunzioni.Ai nuovi assunti verrà proposto un contratto a tempo indeterminato in 28 casi su 100 ed è elevato anche il ricorso al contratto di apprendistato, che riguarderà circa il 22% delle assunzioni. Lamaggior parte di essi saranno diplomati (61,1%) o laureati (17,5%).