Banche. Unicredit-Commerzbank, Berlino lavora ad una contromossa
Le nozze con Unicredit restano un tabù per la Germania che sta giocando tutte le sue carte per impedire che la "sua" Commerzbank finisca nelle mani, considerate poco affidabili, di una banca italiana. Il governo di Berlino starebbe valutando una contromossa ad una sempre più concreta scalata di Unicredit, che ha rastrellato il 21% di azioni nelle ultime settimane in attesa del via libera della Bce ad aumentare la sua partecipazione. Berlino starebbe lavorando, secondo indiscrezioni di stampa, all'inasprimento delle norme sulla trasparenza. Lo rivela il quotidiano tedesco economico-finanziario Handelsblatt secondo cui sono allo studio norme che rendono più rigorosi gli obblighi informativi per gli investitori che acquistano partecipazioni nelle società tedesche.
Alla base delle perplessità economiche, avanzate dalla neo amministratrice delegata Bettina Orloop ci sarebbe la spinosa questione del debito italiano. Unicredit ha in pancia decine di miliardi di euro di BTP, ovvero di titoli di stato italiani. Nei giorni scorsi Orlopp oltre ad erigere barricate contro la perdita potenziale di clienti e dipendenti («quando si tratta di fusioni bancarie, uno più uno non sempre fa due»), ha avanzato molte perplessità sull’operazione, parlando di un declassamento del rating della banca ma soprattutto della perdita di stabilità nel caso di una nuova crisi del debito pubblico con pressioni sui titoli di Stato italiani.
Continuano ad oppoorsi in maniera decisa anche i sindacati. Oggi il presidente della Confederazione sindacale tedesca (Dgb), Yasmin Fahimi, si è scagliata contro l'acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit parlando di "massicci tagli di posti di lavoro" e chiama alla "resistenza politica". Intervistata sempre da Handelsblatt, afferma: "Ci aspettiamo che si faccia ricorso a ogni mezzo politico e regolamentare per evitare un'acquisizione" perchè "è in gioco il futuro di migliaia di dipendenti”.
Una potenziale acquisizione da parte di Unicredit di Commerzbank otterrebbe probabilmente l'approvazione delle autorità di regolamentazione. Diversi alti funzionari della banca centrale e della vigilanza hanno indicato che ci sono poche ragioni per cui l'operazione dovrebbe sollevare preoccupazioni. Il consolidamento transfrontaliero come un modo per superare la frammentazione finanziaria e aumentare la redditività delle banche in Europa.
Tra le mosse possibili per un intervento volto a bloccare l’acquisizione, l’arrivo di un socio tedesco (tra tutti Deutsche Bank che però si è già sfilata), un aumento di capitale da parte dello Stato e l’attivazione di norme sulla golden power quest’ultima sembra la più probabile. Si tratterebbe dell’extrema ratio: bloccare o porre condizioni all’operazione finanziaria adducendo motivi di interesse nazionale.
Se Unicredit dovesse riuscire nell'operazione, nascerebbe un colosso bancario europeo, tra i primi cinque-sei per dimensioni del continente capace di superare definitivamente i confini nazionali. Sarebbe in linea con la visione di Draghi di un rafforzamento delle banche del vecchio continente, ancora troppo piccole rispetto a quelle americani e asiatiche.
Commerzbank è la seconda banca tedesca, considerata la banca della porta accanto, quella da sempre vicina alle piccole e medie imprese tedesche oltre ad essere un partner di rilievo per circa 25mila aziende e quasi 11 milioni di clienti privati e pmi. Dal suo quartier generale a Francoforte sul Meno e grazie a oltre 40mila dipendenti, fa da tramite a circa un terzo del commercio estero della Germania: è presente in più di 40 Paesi.