Tessile. Nasce il nuovo brand delle lavoratrici La Perla. Ore decisive per la vertenza
Unicheunite è il nome che hanno scelto per la loro associazione le dipendenti del notissimo brand di lingerie e costumi di lusso LA PERLA, per reagire e protestare
“Unicheunite” è una storia di solidarietà femminile che nasce da una tragedia, come solo la perdita del lavoro può essere, specie se sei donna, sola, monoreddito, di una certa età e, magari, hai anche un mutuo sulle spalle. È quanto è successo alle lavoratrici de La Perla, lo storico marchio di biancheria intima di lusso Made in Italy, che ad oggi si trova in parte in amministrazione straordinaria (La Perla Manufacturing, cioè la produzione, con sede a Bologna), in parte in liquidazione (La Perla Global Management UK limited, con sede a Londra).
Sul fronte politico, ieri si è riunito di nuovo il tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) con commissari e curatori delle procedure delle varie aziende del gruppo e i sindacati. Ma non si è usciti dallo stallo: il protocollo resta non completamente definito, così come resta la preoccupazione di CGIL e Uil “per il continuo dilatarsi delle tempistiche di definizione di un atto che è il presupposto per poter procedere celermente all’alienazione del gruppo verso un soggetto industriale serio, che garantisca produzione a Bologna e tutti i livelli occupazionali” e “garanzie di piena copertura di ammortizzatori sociali per le lavoratrici e i lavoratori, che ne vedono a oggi la scadenza al 31/12/2024”, fanno sapere in una nota. C’è anche da attendere la decisione del Tribunale di Bologna, che dovrà accettare una gestione unitaria dell’insolvenza, se si troverà un compratore, che possa valorizzare il patrimonio di competenze di questa azienda d’eccellenza, rilanciandone il marchio storico. Allo stesso tempo, da un mese è ripresa la produzione, con una cinquantina di addette, come ha raccontato Mariangela Occhiali, della UILTEC Emilia-Romagna, ma «sono 320 le persone che rischiano di perdere il lavoro, al 90% donne» ha spiegato la sindacalista.
All’inizio della crisi, le maestranze «sono rimaste sei mesi senza stipendio, prima di avviare la cassa integrazione: questo ha portato molte di loro a sprofondare in uno stato di grave crisi, anche di depressione, per paura del futuro, per senso di solitudine e difficoltà economica».
In manifestazione alcune delle dipendenti de La Perla - Imagoeconomica
Da qualche settimana, le “Unicheunite”, che si stanno costituendo in associazione, sono ospiti di uno spazio più grande, messo a disposizione dal figlio della fondatrice de La Perla: un gesto che porta con sé un significato profondo.