Il Rapporto. Una pensione su 3 sotto i 1.000 euro. Con il salario minimo assegno da 750
Il capo dello Stato Sergio Mattarella alla presentazione del XXI Rapporto annuale Inps
Sono tante le sfide che attendono l’Inps. Il presidente dell’Istituto di previdenza Pasquale Tridico – nel corso della presentazione di ieri del XXI Rapporto annuale – espone infatti un quadro desolante su pensioni e lavoro. A cominciare dai "lavoratori poveri": sono 3,3 milioni coloro che percepiscono meno di nove euro lordi l’ora. In alcuni casi meno dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Ma soprattutto al di sotto della soglia per il salario minimo. In percentuale, il 23% dei lavoratori percepisce meno di 780 euro al mese. Dalla sua introduzione (periodo aprile 2019-2022), il Rdc ha raggiunto 2,2 milioni di nuclei familiari, pari a circa 4,8 milioni di persone. L’erogazione complessiva sinora è stata di quasi 23 miliardi di euro, per un importo medio mensile (dati di marzo 2022) pari a 548 euro per nucleo familiare.
«Precarietà e bassi salari sono una questione prioritaria e di dignità, da affrontare immediatamente – spiega il presidente dell’Inps –. Guardando alle retribuzioni annuali, per esempio, sono 'lavorativamente poveri' il 64,5% degli addetti negli alberghi e ristoranti, a fronte di meno del 5% nel settore finanziario. Occorre quindi cercare di introdurre correttivi che portino a una ricomposizione della prestazione lavorativa, definendo delle griglie di regimi d’orario che aiutino le persone a conseguire un reddito dignitoso». «Ciò che colpisce principalmente – gli fa eco il ministro del Lavoro Andrea Orlando – è il dato salariale, dove si registra un allargamento dell’area dei "lavoratori poveri". Persone che lavorano 10-15 ore a settimana sono probabilmente dei disoccupati o sottoccupati involontari; persone che vorrebbero lavorare di più, ma che non trovano opportunità adeguate. I mezzi di informazione parlano di mancanza di mano d’opera nel settore dei servizi, della ristorazione e persino, più recentemente, della logistica. Manca però l’informazione sulla domanda di lavoro, ovvero sulle condizioni lavorative (orari e retribuzioni) che vengono offerte e sul perché di questa difficoltà, anche rispetto all’incidenza sul sommerso e sul lavoro nero».
C’è un altro valore sballato secondo l’Istituto di previdenza, quello relativo ai pensionati: in Italia il 32% percepisce meno di 1.000 euro al mese, una platea che conta cinque milioni e 120mila persone. Il dato considera anche indennità di accompagnamento, integrazioni al minimo associate alle prestazioni e 14esima. La situazione non sembra migliorare spostando lo sguardo ai futuri pensionati italiani: l’Inps ha stimato che la generazione X (1965-1980), con 30 anni di contributi versati e un salario di nove euro all’ora, arriverà ad ottenere a 65 anni una pensione di circa 750 euro. Una miseria destinata probabilmente a peggiorare col passare delle generazioni: i più giovani già oggi lavorano in media tre anni in più rispetto agli anziani. Preoccupano anche i dati relativi alle donne: sono il 52% del totale dei pensionati in Italia (8,3 milioni dei 16 totali), ma percepiscono solo il 44% dei redditi pensionistici. Agli uomini 175 miliardi, contro i 137 spettanti alle donne. In media, il reddito medio degli uomini è del 37% superiore a quello delle donne. Tra i problemi da affrontare, infatti, anche quello del salario medio delle donne: nel 2021 risultava pari a 20.415 euro all’anno, invariato rispetto agli anni scorsi e quindi ancora inferiore del 25% rispetto alla retribuzione maschile. Inoltre, con l’aumento dell’inflazione, stimata dall’Inps all’8% per il 2022, la spesa delle pensioni salirebbe a 24 miliardi di euro per il prossimo anno. Infine, a giugno sono state registrate domande di assegno unico per 9,1 milioni di figli. Al dato vanno aggiunti i 530mila bambini di nuclei percettori di Rdc. La platea complessiva è di 11 milioni.