Via al cantiere. Un polo urbano nell'area Ex Falck di Sesto tra uffici e studentato
Un rendering del progetto dei tre edifici che sorgeranno nell'ex area Falk
Là dove c’era l’acciaieria ora ci sarà un nuovo pezzo di città. Si può partire parafrasando il celebre brano di Adriano Celentano, “Il Ragazzo della via Gluck”, che cantava proprio la Milano che si trasforma (a volte in meglio, altre in peggio) per raccontare l’avvio del primo cantiere di “Unionezero”, il nuovo polo urbano nell’area Ex Falck di Sesto San Giovanni vicino alla Città della Salute e della Ricerca di Regione Lombardia. Si tratta di un progetto di rigenerazione, promosso da Hines in qualità di co-investitore e development manager. In una Milano che – tra limiti di spazio e costo della vita in aumento – sta diventando sempre più “per pochi”, allargare lo sviluppo urbano anche all’hinterland diventa un fattore decisivo per una città che ambisce a essere “per tanti” e inclusiva, garantendo dunque opportunità abitative a prezzi accettabili. Nasce anche da questa esigenza “Unionezero”, che si estenderà su una superficie di circa 250.000 metri quadrati ed è impostato su un mix funzionale tra spazi direzionali, studentato e residenze, e ospiterà complessivamente circa 6mila persone. L’operazione incrocia obiettivi di mercato con bisogni di welfare. Il primo cantiere prevede un investimento di 220 milioni di euro (su 600 milioni complessivi e un indotto stimato sul territorio di un miliardo), 36 mesi di lavori e una media di circa 300 addetti specializzati al giorno per la realizzazione di 3 edifici.
Questa prima fase punta allo sviluppo di un immobile direzionale di circa 48.000 metri quadrati, che ospiterà i nuovi uffici di Intesa Sanpaolo e sarà consegnato alla banca entro la fine del 2027, un ulteriore edificio uffici di 45.000 metri quadrati con possibilità di locazione condivisa, e uno studentato di circa 39.000 metri quadrati e 700 posti letto. L’obiettivo finale è di ridurre il fabbisogno energetico del 30% rispetto ai sistemi tradizionali, impiegando fonti rinnovabili e materiali innovativi. «Questo è il più grande intervento di rigenerazione urbana in Europa, che rientra nel progetto di una Regione Lombardia come una “smart land” senza territori di Serie A e di Serie B», ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, ha sottolineato l’importanza «dell’unione di intenti» e della «sinergia tra pubblico e privato» come elementi che renderanno possibile la realizzazione del polo urbano. Non a caso, Silvia Maria Rovere, presidente di Poste Italiane ed ex presidente di Confindustria Assoimmobiliare, ha evidenziato «il tema chiave della governance, in quanto risulta particolarmente difficile trovare le modalità trasparenti per far incontrare i diversi interessi e metterli poi a terra».
Stavolta ci si è riusciti, malgrado le difficoltà degli ultimi anni. «Abbiamo avuto il Covid quando stavamo rilevando le aree, poi due guerre, l’aumento dei tassi e l’impennata dei costi delle costruzioni, ma oggi siamo qui a dire che insieme e con un piano industriale si può fare», ha affermato con orgoglio Mario Abbadessa, senior managing director & country head di Hines in Italia. «L’avvio ufficiale dei lavori è un 'tempo zero' anche per noi quotisti del fondo ed è anche un po’ il coronamento del lavoro importante fatto l’anno scorso con Intesa Sanpaolo e Redo, che di fatto ha contribuito a creare le condizioni necessarie per l’avvio del progetto Unionezero» ha detto Matteo Ravà, Ad di MilanoSesto.
Il gioco di squadra, insomma, ha fatto la differenza. «Qui c’è stata una concordia istituzionale, una grande banca che ci ha creduto e i privati che hanno fatto la loro parte» ha spiegato Fabrizio Palenzona, presidente di Prelios, la cui Sgr gestisce il fondo che è proprietario dell'area dove sorge Unionezero. A proposito dell’istituto di credito, Raffaello Ruggieri, chief lending officer di Intesa Sanpaolo, sottolinea che «la banca italiana è stata l’unica in Europa che ha finanziato bonifiche di un’area industriale» e proprio in quest’area vedrà sorgere una sede per 2mila dipendenti (3mila con lo smart working): «Sesto era una ferita che andava rimarginata e oggi non celebriamo solo la rigenerazione di un’area, ma la rinascita di un territorio».