Caro direttore, sono 350mila i giovani che dal 2001 a oggi hanno svolto servizio civile nel nostro Paese. Una realtà positiva che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a 15 anni dal varo della legge istitutiva, ha voluto riconoscere incontrando 200 giovani in servizio insieme a una rappresentanza degli enti e al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti. Le radici di tale esperienza stanno nell’obiezione di coscienza all’uso delle armi e nei tanti giovani obiettori che, fino al 2000, optavano per il servizio civile alternativo a quello militare. Non di meno, oggi il servizio civile nazionale è realtà che ha caratteri ben diversi e viene vissuto dai giovani che lo scelgono come un’occasione per fare un servizio per la comunità, ma anche come strada per avvicinarsi a un impegno civico e volontario oltreché un modo per mettere alla prova le proprie capacità. A partire da questa realtà e dal fatto che le domande per fare servizio civile sono state negli anni passati sempre più numerose dei posti disponibili, il Governo ha puntato a un rilancio quantitativo (siamo ormai vicino a circa 50mila giovani in servizio o in fase di avviamento al servizio). La crescita numerica va però accompagnata da sfide e obiettivi mobilitanti. In particolare, la riforma della legge in discussione in Parlamento indica la prospettiva del
servizio civile universale. Universale, nel senso che resterà sempre volontario, ma le istituzioni si impegnano a creare le condizioni e a disporre le risorse perché tutti i giovani che lo desiderano possano fare un’esperienza di servizio civile. Universale nel senso che è aperto a ragazzi e ragazze e che potrà essere scelto anche da giovani comunitari ed extracomunitari purché regolarmente residenti in Italia. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha indicato un obiettivo: entro il 2017 mettere in servizio 100mila giovani. Un quinto di ogni generazione, un investimento importante sul capitale sociale del Paese, una mano tesa alle generazioni più giovani che vogliono bene all’Italia. Ma la sfida più audace ha come orizzonte l’Europa. Il Governo italiano sta predisponendo una proposta per arrivare a un
servizio civile europeo. Solo un sogno? Anche trent’anni fa, il programma
Erasmus era una piccola cosa e coinvolgeva poco più di 3mila studenti; oggi riguarda circa 330mila giovani europei che possono studiare o lavorare in un altro Paese dell’Unione. Perché allora non ambire ad avere un 'Erasmus del Servizio civile'? Perché non provare a costruire una cittadinanza europea proprio partendo da un’esperienza di impegno civico e volontario? Il viaggio è cominciato. Con la riforma della legge sul servizio civile, sarà possibile ai giovani svolgere il servizio per due mesi anche in un Paese della Ue diverso dal proprio. Inoltre, il Dipartimento del Servizio civile è già oggi partner di un progetto finanziato dalla Commissione per realizzare un primo esperimento di servizio civile europeo. Infine, tra pochi giorni verrà sottoscritto un accordo tra Italia e Francia per una sperimentazione di servizio civile binazionale. Piccoli semi certo, ma con un’ambizione grande. Di fronte a un’Europa impaurita, dove rinascono timori diffidenze e si progettano e costruiscono muri, vogliamo invece percorrere sentieri di dialogo e integrazione, ricostruire legami sociali e comunitari e far vivere nella testa e nel cuore delle generazioni più giovani un’Europa della pace, della libertà e della solidarietà.
*Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali