Economia

ALIMENTI A RISCHIO. Tutte le truffe nel piatto

Alessia Guerrieri mercoledì 25 aprile 2012
​Dal prosecco australiano o brasiliano, alle tagliatelle al Brunello di Montalcino che del pregiato vino non hanno nemmeno l’odore, fino ai funghi porcini secchi prodotti in Cina o ai formaggi e latticini lavorati oltreconfine, con in bella vista sull’etichetta la scritta made in Italy. Stessa storia per i "clandestini ittici" come il pangasio del Mekong spacciato per cernia o sogliola, il "pesce ghiaccio" cinese sedicente bianchetto o il "tonno obeso" venduto al posto del cugino pregiato: il tonno rosso protagonista del sushi. Parmesao, prosecco Garibaldi, olio Toscoro, mozzarella Italiamo. Non manca certo la fantasia a chi opera nel mondo della contraffazione agroalimentare: quasi 1.500 persone scoperte in Italia solo nel 2011, durante i 79mila controlli effettuati per conto del ministero per le Politiche Agricole. Blitz che hanno portato al sequestro di migliaia di tonnellate di alimenti taroccati e ad emettere quasi 9mila sanzioni amministrative. Le ispezioni vanno «razionalizzate e semplificate», ma nessuna destrutturazione del sistema, assicura il ministro Mario Catania, «sarebbe un autogol in termini di qualità per le imprese». L’accelerata sui controlli (+8% rispetto al 2010) è ancor più essenziale nel settore agroalimentare, che vale quasi il 15% dei Pil, «non solo per tutelare i consumatori, ma anche per il riflesso che la contraffazione ha sull’economia del Paese». Parola del capo del dicastero che giovedì prossimo, al vertice di Lussemburgo, proporrà ai responsabili delle Politiche Agricole d’Europa più rigore a difesa della qualità. Tra le soluzioni che il ministro illustrerà negli incontri bilaterali anche «l’introduzione dell’obbligo, per ciascuno Stato membro, di attivarsi sul proprio territorio per tutelare i prodotti a rischio imitazione, senza attendere la denuncia delle parti interessate». Un grande passo avanti, sostiene, «perché un conto è aspettare la denuncia di uno Stato, un conto è che ognuno si attivi per tutelare tutti i prodotti». Quanto ai Paesi terzi, aggiunge Catania, «ricorreremo alla registrazione del marchio su tutti i più importanti mercati del mondo».Un giro di vite, dunque, anche a livello comunitario, dove molto è stato fatto (meno a livello extraeuropeo), dopo l’impennata all’interno dei nostri confini. Protagonisti di questa "difesa del made in Italy" l’Ispettorato centrale della tutela della qualità (Icqrf) che con i suoi 36mila controlli e 2.688 sanzioni si piazza al vertice, seguita dalla Guardia Costiera (11mila controlli e 186mila kg di pesce irregolare sequestrato), Corpo Forestale dello Stato e Carabinieri Politiche agricole che hanno scoperto 8 milioni di aiuti agricoli Ue indebitamente percepiti.