Economia

Roma. Tute blu, contratto in salita

Maurizio Carucci venerdì 6 novembre 2015
Parte in salita il primo incontro (il prossimo è fissato al 4 dicembre) tra Federmeccanica e Assistal e i sindacati Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici per il triennio 2016-2018. Il contratto, in scadenza il prossimo 31 dicembre, riguarda 1,6 milioni di lavoratori (più 400mila dell’impiantistica). Le piattaforme sindacali sono separate: da un lato quella di Fim e Uilm, che sul fronte salariale chiedono un aumento di 105 euro per il quinto livello; dall’altra quella della Fiom che richiede un incremento del 3% degli attuali minimi salariali per il 2016 e propone un contrattazione nazionale annua del salario. Federmeccanica, invece, chiede la restituzione di 75 euro.Fabio Storchi, presidente degli imprenditori del settore metalmeccanico, propone un nuovo modello contrattuale innovativo, con nuove regole e che preveda la definizione di un salario minimo di garanzia. «Positiva – ha spiegato Storchi – è la consapevolezza di tutti della necessità di andare verso un rinnovamento delle regole. Tutti si rendono conto che lo scenario è cambiato, trasformato dalla globalizzazione e dalle nuove tecnologie. Per questo non possiamo arrivare a un rinnovo del contratto tradizionale, ma dobbiamo definire un contratto innovativo. Sul nostro settore si gioca buona parte del futuro industriale del Paese e anche dell’economia del Paese e se vogliamo dare prospettive nuove all’Italia, prospettive di crescita economica e occupazionale dobbiamo definire un contratto nuovo, più innovativo». Per Federmeccanica, nel triennio 2012-2015 le aziende hanno riconosciuto incrementi salariali superiori all’inflazione reale, quindi hanno versato «più del pattuito»; quanto dato risulterebbe sufficiente a coprire l’incremento del salario minimo di garanzia anche per i prossimi anni. Dal 2007 a oggi la ricchezza prodotta dalle imprese metalmeccaniche è diminuita del 18%, il fatturato impiantistico si è ridotto del 30%; nello stesso periodo le retribuzioni pro-capite dei lavoratori del settore sono cresciute del 23,6% in termini nominale e del 9,1% in termini reali.La posizione degli imprenditori non ha incontrato il favore di nessuno dei sindacati. La boccia Maurizio Landini della Fiom, che per il 21 ha già in programma una manifestazione a Roma di supporto alla propria piattaforma: «Federmeccanica di fatto intende ridurre a uno i livelli contrattuali. Non condividiamo l’idea, secondo noi i livelli devono restare due, autonomi, uno nazionale e l’altro aziendale, con la possibilità di aumentare anche i salari minimi, perché il problema di fondo è: aumenta o non aumenta il salario minimo per i lavoratori».«Non consideriamo innovativa – sottolinea Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl – la restituzione degli aumenti salariali che abbiamo contrattato: nelle dichiarazioni di Federmeccanica non si tiene in considerazione il costo subito dai lavoratori durante la crisi, in termini salariali e occupazionali con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali».Per Rocco Palombella della Uilm è stato un «incontro positivo: ci sono i presupposti per un confronto serio perché riteniamo che Federmeccanica sia disponibile a un confronto serio».