L'arcobaleno della pace che accoglie il viaggiatore a Casa Petit Rosier dà subito il senso della meta, a Champorcher, nella vallata meno battuta dal turismo montano e "mondano" della Valle d’Aosta. Un viaggio verso l’alto, alla fine di un sentiero che ci porta in un luogo di vita e di vite. Di incontri e di esperienze. Un turismo sociale e solidale a 1.500 metri. Una struttura che offre 50 posti letto, gestita dalla cooperativa sociale
Coompany2, attiva in Valle d’Aosta dal 1993 e che ha come mission l’inserimento al lavoro e l’accompagnamento di persone svantaggiate secondo la legge 381. «Le tue vacanze? Saranno il loro stipendio», ci sorprende subito fra Beppe Giunti, aprendo le porte della casa per ferie, fra famiglie che si divertono con gli slittini sul pendio innevato, una suora "baby sitter" e tanti giovani al lavoro. «Alla base di tutto c’è una filosofia che è un tentativo di risposta nei confronti delle richieste espresse dalle fasce più deboli – afferma fra Beppe, conventuale di Torino, che da tanti anni dedica la sua vita all’accoglienza –. Destinatari sono persone che vivono situazioni di disagio e di povertà. Offriamo loro la possibilità di inserimento o reinserimento lavorativo». Ma chi pensa che accoglienza e solidarietà significhino "approssimazione", si sbaglia di grosso. «Bisogna fare bene il bene – precisa subito –. Bisogna saper accogliere il turista che arriva, offrendogli certamente esperienze, anche spirituali, ma con strutture e servizi eccellenti. Il Terzo Settore se vuole avere una marcia in più deve cambiare registro e uscire dalla logica assistenziale. È possibile coniugare solidarietà e mercato. Le cooperative sociali ci provano, e non solo quelle grandi e famose, ma più ancora quella galassia di realtà locali medio-piccole che esprimono la volontà di gruppi, parrocchie, frati, laici, movimenti, volontà di rendere il Vangelo concreto, vicino alle persone, quotidiano».La cooperativa Coompany2 oltre alla casa di Petit Rosier appartenente alla comunità montana Mont Rose, gestisce le case alpine Pier Giorgio Frassati, a Saint-Nicolas e Maria Nivis, a Torgnon che fanno capo direttamente alla diocesi di Alessandria. Chicche di un mondo, quello delle case per ferie, che in Italia interessa oltre 3mila strutture con quasi 200 mila posti letto, dando occupazione a 25 mila addetti. Le nostre vacanze, in questi luoghi, si fanno esperienza, occasione per visitare e riposarsi, ma anche per aiutare e generare lavoro; per vivere, ma anche per condividere percorsi. «Nelle nostre case – conclude fra Beppe, con l’entusiasmo del primo giorno – una natura splendida consente di vivere un’esperienza di serenità e di raccoglimento in un ambiente ancora intatto: i tetti delle case sono fatti con le tipiche "lose" in pietra; i prati e i boschi sono curati e puliti. Qui il soggiorno rappresenta la piena espressione di un consapevole e moderno "turismo sociale", attento agli ospiti, alle persone e all’ambiente».