Scenari. Addio ai carburanti tradizionali, la sfida ambientale di Toyota
Fabbrica 10 milioni di automobili l'anno, in 63 stabilimenti sparsi in tutto il mondo. Ma ha compreso da tempo che per restare in vetta alla classifiche è indispensabile che le sue vetture – dal design alla produzione, dall’utilizzo quotidiano allo smaltimento – abbiano un impatto ambientale il meno invasivo possibile. Perchè se l’uomo e la macchina che lo trasporta non convivono in armonia, l’equilibrio si rompe per sempre. Anche i marchi concorrenti riconoscono a Toyota il ruolo di pioniera in questo senso: la “mobilità sostenibile” di cui tutti parlano oggi, in pratica l’hanno inaugurata i suoi ingegneri quando battezzarono la prima auto ibrida in assoluto, che non a caso chiamarono Prius. Era il 1997, preistoria pura. Dopo aver scelto la “Smart innovation” come modello di business, da qualche tempo il brand giapponese ha lanciato una nuova sfida, delineando le linee guida per i prossimi 35 anni, e definendo specifici obiettivi progressivi.
Riassumendo, quello che è stato battezzato Toyota Environmental Challenge 2050, prevede: non produrre più vetture alimentate con carburanti tradizionali dopo il 2025; ridurre la media globale delle emissioni di CO2 del 90% entro il 2050; azzerare qualsiasi emissione di CO2 dal ciclo di vita della vettura; raggiungere impianti di produzione a zero emissioni entro il 2050; abilitare una gestione efficiente delle acque di scarico e minimizzare i consumi idrici; promuovere un piano globale per il trattamento dei veicoli a fine ciclo di vita e creare una società in armonia con la natura.
Un progetto visionario quello di Toyota? Forse. Ma l’ambizione pare molto seria perchè è puntellata da precise ricette attraverso le quali arrivare al traguardo. Il marchio ha annunciato di voler vendere dal 2020 almeno 30.000 vetture equipaggiate con celle a combustibile (Fuel Cell) e 1,5 milioni di vetture Hybrid. E ha calcolato che con questi numeri potrà ridurre di oltre il 22% la media delle emissioni di CO2 dei nuovi modelli entro il 2020 (rispetto al 2010). Obbiettivi realistici, grazie al traguardo appena tagliato dei 10 milioni di veicoli ibridi costruiti dal 1997 ad oggi. L’ultimo rapporto pubblicato da Transport & Enviroment, che classifica i marchi automobilistici sulla base delle minori emissioni di CO2 a livello europeo, ha evidenziato infatti come Toyota, nel 2014 abbia conquistato la posizione d’onore con l’emissione di 112,8 g/km. Toyota si troverà, in questo modo, ad arrivare prima del tempo - previsto dall’Europa per il 2021 - all’abbattimento delle emissioni di CO2, anticipando di ben 2 anni quanto richiesto dalla normativa.
L’idrogeno continua a essere comunque una chiave importante della strategia del costruttore giapponese, che vuole aumentare la produzione di Mirai, prima berlina a celle combustibili al mondo prodotta in serie, passando entro la fine del 2017 da 700 a 3mila unità all’anno. Ma quanto il marchio creda nella diffusione dell’idrogeno su larga scala, lo dimostra anche il fatto che ha reso accessibili a titolo gratuito 5.680 brevetti per 5 anni, a chiunque voglia avvalersene per contribuire allo sviluppo di questa tecnologia. Questo e altro ancora sarà bello ricordare, passando da mercoledì 7 a domenica 11 giugno al Salone dell'auto di Torino Parco Valentino davanti allo stand Toyota, dove saranno esposte la nuova spigolosissima CH-R e la LC Hybrid di Lexus, brand di lusso del costruttore giapponese che già da tempo ha svoltato producendo solo modelli ibridi. Prima di tutti, come vuole la regola della Casa per un mondo diverso, e possibilmente migliore.