Intervista. Rider, Tiraboschi: tolti tutti gli alibi di un modello insostenibile
Michele Tiraboschi
«In questo caso non si sta discutendo delle forme di retribuzione, ma delle tutele di base. Se cioè un lavoratore possa essere esposto a rischi, senza che il datore di lavoro si assuma delle responsabilità e predisponga misure di prevenzione e tutela. Non si poteva più chiudere gli occhi su questo fenomeno e la magistratura ha di fatto tolto tutti gli alibi'. Michele Tiraboschi, giuslavorista dell’Università di Modena e Reggio Emilia, non ha ancora potuto leggere le carte ma parla di «un’indagine seria e imponente» del servizio ispettivo, con una prescrizione dei pubblici ministeri destinata «a incidere profondamente ».
In pratica si prevede che 60mila persone vengano inquadrate come collaboratori. Perché?
In sostanza si è stabilito che non sono lavoratori autonomi perché l’algoritmo della piattaforma stabilisce turni della prestazione, monitora i tragitti e valuta poi la prestazione penalizzando i rider meno performanti. Più che sulla semplice qualificazione giuridica del lavoratore, però, l’indagine si è concentrata sulla tutela della sicurezza del lavoro e infatti viene contestata la violazione del Testo unico del 2008, la legge 81. Qui sta uno dei segni di modernità di questa indagine: la conferma che il lavoratore va tutelato come persona, innanzitutto per quanto concerne sicurezza e salute, a prescindere dal suo inquadramento giuridico.
I rider dovranno essere assunti come collaboratori - Ansa
Ma il Job’s act non prevede che le collaborazioni siano previste solo in casi particolari?
Le co.co.co. ci sono ancora, ma se organizzate dal committen- te si applica la normativa di tutela del lavoro dipendente. I ciclofattorini potrebbero essere inquadrati come collaboratori coordinati e continuativi solo se previsto da un contratto collettivo.
Come quello già firmato dalle società con l’Ugl? O come quello della logistica, per il quale spingono invece i sindacati confederali?
Occorrerà capire quale sarà la reazione delle imprese. Probabilmente si opporranno alla prescrizione degli ispettori del lavoro. Ma in ogni caso il contratto firmato dall’Ugl oggi apparirebbe 'stonato', non in linea con la realtà ricostruita dai pm. Anche il contratto della logistica, comunque, andrebbe non solo accettato dalla parte datoriale (che non l’ha riconosciuto) ma comunque meglio 'tarato' sulle specificità di questo particolare segmento di lavoro. Che, scopriamo dall’indagine, conta addirittura 60mila addetti, ben oltre i 25mila finora ipotizzati.
Sembra il definitivo tramonto di un modello economico insostenibile...
Per come è stato fotografato con l’indagine sul campo dei servizi ispettivi mi pare un modello che si reggeva sulle spalle (gracili) dei soli lavoratori, sulla sostanziale 'irresponsabilità' dell’intermediario-datore di lavoro e sul desiderio della clientela di non pagare o pagare minimamente un servizio. La magistratura ha svelato quali rischi per la vita e la salute delle persone questo modello nascondesse e ha tolto tutti gli alibi. Ora va costruito un sistema diverso. Anzitutto assicurando ai lavoratori – come sta avvenendo in Gran Bretagna, Germania e Spagna – le stesse tutele del lavoro subordinato superando il formalismo della qualificazione giuridica del rapporto.