Sicurezza. TikTok è a un passo dal bando negli Stati Uniti
Vendere o morire. Almeno negli Usa. Stop allo scroll continuo, ai balletti, all’intrattenimento. Ma stop anche al business e ai rischi per la sicurezza: TikTok è a un passo da un bivio esistenziale negli Stati Uniti, un mercato da 170 milioni di utenti. Basta un passaggio, quello decisivo, al Senato: un sì bipartisan, ormai imminente e che potrebbe arrivare anche oggi, imporrebbe ai cinesi di ByteDance la vendita forzata. Pena la messa al bando dagli Apple e Google store negli Stati Uniti. È la democrazia, bellezza. O, almeno, la cosa che più le somiglia.
Nei giorni scorsi è stata la Camera Usa a dire sì, a larghissima maggioranza, al disegno di legge che include priorità di sicurezza nazionale, tra cui le sanzioni contro l'Iran, il sequestro dei beni sovrani russi congelati e una misura per mettere al bando TikTok negli Stati Uniti se continuerà ad essere di proprietà cinese. Nel corso di altre votazioni, la Camera ha detto sì anche ai fondi per Israele e per l'Ucraina e a interventi per la sicurezza nell'Indo Pacifico (in totale fanno 95 miliardi di aiuti): ha quindi riunito tutti i testi in un unico provvedimento inviato al Senato, che ha iniziato la discussione in aula.
In teoria la “norma Tik Tok” potrebbe anche essere spacchettata e approvata a parte: in questo caso servirebbe un ulteriore passaggio alla Camera. Probabile, però, che arrivi il via libera all’intero blocco, che finirebbe poco dopo sulla scrivania di Joe Biden per la firma presidenziale.
Per TikTok è «deplorevole» il fatto che Washington «usi la copertura di un’importante assistenza estera e umanitaria per far passare ancora una volta una legge di interdizione che calpesterebbe i diritti di libertà di espressione di 170 milioni di americani». TikTok nega qualsiasi legame con il governo cinese. Ma per le autorità Usa i dati degli americani sono a rischio, così come forte è la minaccia di propaganda e la sicurezza delle comunicazioni ad alto livello, che potrebbero essere intercettate da Pechino. Washington ha già vietato TikTok su dispositivi federali e i suoi timori sono condivisi da altri Paesi. Le stesse istituzioni europee lo scorso anno hanno messo al bando TikTok dai telefoni dei loro dipendenti.
Una volta che il Senato Usa avrà approvato il disegno di legge, la società ByteDance avrà nove mesi di tempo per vendere la piattaforma, più un potenziale ulteriore periodo di tre mesi di “grazia”. In totale, si tratta comunque di un periodo doppio rispetto a quello di sei mesi contenuto in un precedente analogo provvedimento approvato dalla Camera Usa lo scorso 13 marzo e impantanatosi poi al Senato. L’attuale disegno di legge approfitterebbe di una corsia preferenziale proprio perché agganciato ad altre misure di sicurezza. Ieri sera al Senato il suo destino sembrava legato alla posizione di alcune figure chiave, comunque minoritarie, contrarie a una mossa così drastica contro la piattaforma.
Ma chi potrebbe acquistare TikTok negli Usa? Tra i possibili interessati, Microsoft, Oracle o gruppi di private equity. Difficilmente ByteDance potrebbe però rinunciare ai suoi algoritmi chiave, software vitali che garantiscono raccomandazioni video agli utenti in base ai loro interessi e alle loro abitudini, incollandoli di fatto agli schermi del loro smartphone e rendendo la piattaforma una gallina dalle uova d’oro per gli investitori. Più volte la Casa Bianca ha sottolineato che il disegno di legge non costituisce un divieto di TikTok (e quindi della libertà di espressione), ma un paletto preciso per evitare problemi di sicurezza.
Donald Trump, invece, ha detto di essere contrario al bando della piattaforma a trazione cinese, soprattutto perché rafforzerebbe Meta, proprietaria di Instagram e Facebook, che ha definito un «nemico del popolo» (ma qui pesano le ruggini con Meta relative alle elezioni 2020). Da presidente, Trump tentò strappare il controllo di TikTok a ByteDance, ma venne bloccato dai tribunali statunitensi. Oggi che un importante investitore di TikTok, l'hedge funder Jeff Yass, dona fondi alla sua campagna, il repubblicano sembra aver cambiato tono.
Se Trump dovesse vincere le presidenziali a novembre, la questione TikTok tornerebbe nelle sue mani, magari per essere utilizzata come moneta di scambio nel complicato rapporto con la Cina. Ma questa, al momento, è ancora un’altra storia.