Economia

NON PROFIT IN CAMPO. Il Terzo settore: «L’agenzia non si tocca»

Paolo Lambruschi mercoledì 1 febbraio 2012
​Stia Milano, si sposti a Roma. Ma l’Agenzia per il terzo settore non deve chiudere. E se deve morire, finalmente si dia vita a un’Authority con pieni poteri. Raramente il non profit italiano ha mostrato tanta forza e compattezza. È bastato che il ministro Fornero annunciasse l’intenzione di calare la scure sull’Agenzia istituita nel 2000, che tutte le anime hanno alzato la voce per protestare, sollecitando una riflessione nel governo. Per il presidente uscente, l’economista Stefano Zamagni, alla guida da 5 anni, nulla è deciso. Pare che la proposta di chiudere l’ente per portarne le competenze ispettive e di supporto all’interno del ministero del Welfare non sia stata inserita nel prossimo Consiglio dei ministri.«Anche perché, se il problema sono i costi, – precisa Zamagni – passiamo senza problemi la spending review, la revisione di spesa, proposta dal ministro Piero Giarda. Siamo infatti scesi dai 2,5 milioni di spesa dei primi tre anni della mia presidenza all’1,6 del quarto anno. Nel 2011, ultimo anno della consigliatura, avevamo un bilancio di 780 mila euro. Mi sembrano cifre modeste, visto che parliamo di un settore strategico che aggrega milioni di persone».Zamagni prende ad esempio il ruolo ispettivo: «Abbiamo fatto chiudere in cinque anni 190 false onlus. Non importa se la sede sarà spostata a Roma, ma chiudere l’Agenzia sarebbe un grave errore politico da parte del governo tecnico. Pensano che per far ripartire l’Italia basti mettere a posto lo stato e il mercato. Invece serve una società civile forte, valorizzando i corpi intermedi». Negli ultimi due anni i consiglieri dell’Agenzia hanno lavorato gratuitamente, dopo che un decreto del ministro Tremonti abolì nel 2009 i gettoni per gli enti non economici. «Non siamo – spiega il consigliere Edoardo Patriarca – ostili a cambiamenti di funzione. Ma discutiamone e pensiamo al rilancio di un settore che, soprattutto nel welfare sarà sempre più strategico».Molto duro Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore e presidente delle Acli. «Non abbiamo apprezzato il metodo con cui il ministro Fornero ha dichiarato voler chiudere l’Agenzia per il Terzo Settore, a margine di un convegno e senza cercare un confronto. Nel merito, ribadisco che è una decisione sbagliata. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una costante riduzione dei governi dell’attenzione e delle risorse economiche verso l’Agenzia stessa e verso il terzo settore. Ci saremmo aspettati dal nuovo governo proposte e maggiori attenzioni per il nostro mondo, che ha una funzione fondamentale per il Paese e rappresenta una forte spinta per l’uscita dalla crisi. Tra l’altro non capisco perché l’Agenzia debba essere incorporata dal ministero del Welfare, sarebbe più corretto passarne eventualmente le competenze allo Sviluppo». Il Forum chiede al governo di aprire un tavolo di confronto per creare una vera e propria Authority con maggiori poteri di controllo e promozione. Proposta sostenuta dal deputato del Pd, Luigi Bobba, che ha definito senza mezzi termini «sbagliata» la decisione del Governo di chiudere l’Agenzia e propone una via d’uscita, la sua proposta di legge per una radicale riforma dell’Agenzia «sul modello della Charity Commission della Gran Bretagna». Anche il presidente dell’Arci Paolo Beni non crede che la strada sia la chiusura. «Capisco la necessità di risparmiare, ma l’entità di questi tagli non è decisiva. Il ministro ci ripensi, l’Agenzia ha svolto una funzione importante e chiuderla in questo momento, dopo tutti i tagli già subiti dalle politiche sociali vorrebbe dire infliggerci un duro colpo».«Assolutamente contrario» alla chiusura anche Gian Paolo Gualaccini, ex vicepresidente della Cdo e componente del Cnel. «Ma come – sbotta – mentre l’Ue investe sul ruolo del terzo settore per uscire dalla crisi, l’Italia chiude l’Agenzia? Il governo ci ripensi». Posizione condivisa da Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv, le ong cattoliche: «Non si può continuare a tagliare le politiche sociali. Apriamo un tavolo e troviamo invece le risorse per creare una nuova Authority con più poteri».Anche il maggiore consorzio di cooperative sociali in Italia, Cgm, chiede un passo indietro. «L’Agenzia è stata preziosa per il nostro mondo – afferma la presidente Claudia Fiaschi – lavorando con competenza e fedeltà sia nella vigilanza sia ad esempio nella definizione dell’impresa sociale. L’Agenzia è un investimento, non un costo». «Fortemente insoddisfatto» dalla scelta si è detto il presidente del Forum delle associazioni familiari Francesco Belletti, per il quale il non profit, «con poche modifiche a basso costo può innescare uno sviluppo dell’occupazione». La palla è ora a Palazzo Chigi, 700 mila euro non sono uno spreco, ma un investimento per il Paese.