Terzo settore. «Serve un fondo nazionale per il non profit»
Volontari della Croce Rossa
«Se si ferma il Terzo settore siamo nei guai. Il mondo del non profit è allo stremo, è messo a dura prova dall’emergenza sanitaria in cui ha investito tutte le risorse disponibili. Il governo istituisca subito un fondo nazionale per il sostegno ai soggetti del privato sociale». Ad affermarlo è Gian Paolo Gualaccini, capo delegazione al Cnel del Terzo Settore non profit. Con 850mila dipendenti diretti, senza considerare l’indotto, 350mila organizzazioni e oltre cinque milioni di volontari l’Italia è il Paese con la rete sociale più sviluppata d’Europa. Se il sistema ha retto fino a oggi all’emergenza lo si deve anche alle reti sociali che insieme agli aiuti sanitari, assistenziali, alimentari ed educativi distribuiscono anche la speranza e la fiducia tra i cittadini. Le tantissime iniziative messe in campo nelle ultime settimane, se adeguatamente sostenute, possono essere moltiplicate nella loro efficacia e aiutare lo Stato a contenere i devastanti effetti sociali di questa emergenza.
«Le reti di solidarietà del Terzo settore italiano – conclude Gualaccini - finora hanno retto ma adesso sono in enorme difficoltà. Lo Stato da solo non basta, ha bisogno del contributo operativo del non profit per fronteggiare gli effetti di questa crisi di cui non si vedono ancora tutte le implicazioni. Le nostre organizzazioni stanno ricevendo centinaia di migliaia di richieste di aiuto soprattutto di anziani e poveri. È sotto gli occhi di tutti che l’attuale crisi sanitaria e le misure adottate per contrastare la diffusione del virus ci stanno portando verso una crisi economica e sociale mai vista in passato. Le disuguaglianze aumentano, la disoccupazione esplode e la povertà raggiungerà nel nostro Paese livelli senza precedenti. Dobbiamo prepararci sin da oggi ad affrontare la situazione che si presenterà tra qualche mese. Occorre dare più spazio e più sostegno alle reti del volontariato e dell’associazionismo del Terzo settore».