Rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per la Migrazione, presidente della Commissione internazionale cattolica per le Migrazioni e presidente non esecutivo di Goldman Sachs. «Spero che questi ruoli siano espressione dei valori cattolici che hanno giocato un ruolo in molte delle cose che ho fatto nella mia vita». A parlare è
Peter Sutherland, uno dei cattolici più influenti del Regno Unito. Dal suo osservatorio privilegiato, nel cuore di Londra, Sutherland afferma che «i valori della Dottrina sociale della Chiesa hanno un ruolo nella gestione dell’economia. Perché sono l’espressione di una posizione morale rispetto allo sviluppo della società. Sono giusti e, di conseguenza, fondamentali e ammirabili», dice il rappresentante speciale per l’immigrazione delle Nazioni unite. «La politica economica deve dare loro spazio – continua – perché non inibiscono lo sviluppo delle economie e non devono essere modificati per adattarsi a un certo modello. Piuttosto il contrario. È il modello economico che deve essere sviluppato su una base che si inserisce sui valori morali della Dottrina sociale cattolica». Secondo Sutherland «la dottrina sociale cattolica richiede un approccio olistico alla politica economica, un approccio che tenga conto delle conseguenze sociali oltre che della dinamica di sviluppo che rimane, in ogni caso, importante per una distribuzione più equa di risorse a favore dei più svantaggiati». La parola chiave, a questo proposito, è 'globalizzazione'. «In due decenni – spiega – abbiamo visto un enorme numero di poverissimi, nell’universo, trascinati fuori dall’indigenza soprattutto grazie alla globalizzazione. È un processo che, qualche volta, in modo sbagliato, viene presentato negativamente, ma che dovrebbe essere considerato come un essenziale veicolo di opportunità. Tra i suoi elementi vi è anche un movimento più libero di persone. La politica dell’immigrazione deve diventare una priorità all’interno delle diverse politiche sociali e economiche. È un altro aspetto della globalizzazione che viene raramente nominato». Alcuni controlli «sono inevitabili », secondo Sutherland, «ma un movimento più libero di persone e la protezione degli emigranti vulnerabili e dei loro diritti umani è una parte importante della politica economica e sociale del futuro». È proprio l’incapacità dei governi nazionali a gestire la globalizzazione l’origine delle difficoltà finanziarie di oggi. Per Sutherland «i fallimenti delle politiche economiche europee sono, in gran parte, la responsabilità dei governi individuali piuttosto che dell’Unione Europea. La prosperità e il senso di sicurezza che quest’ultima dà agli esseri umani è importante». Il rappresentante speciale per l’immigrazione internazionale delle Nazioni Unite ha parole molto dure per la politica sull’immigrazione dell’Unione Europea. «Penso che, purtroppo, sia carente in molti rispetti», sostiene. «È inaccettabile la perdita di vite che c’è stata nel Mediterraneo e la risposta combinata dei diversi Paesi dell’Unione Europea è stata inadeguata se facciamo eccezione per la risposta italiana con l’operazione 'Mare nostrum'. C’è stata anche mancanza di solidarietà nell’accoglienza dei rifugiati e di coloro che soffrivano. Sono mancate organizzazione e strutture e penso che l’Europa non abbia messo a punto una politica che dimostri solidarietà tra i Paesi del Nord e i Paesi del Sud. Dovremmo consentire a un numero maggiore di immigrati legali di venire in Europa, ma dovremmo scoraggiare l’immigrazione illegale perché porta ad abusi. Ci deve essere un impegno maggiore per lo sviluppo dei paesi dai quali arrivano gli immigrati».