L’analisi. Le spese fisse si mangiano le 13esime e i consumi natalizi ne risentono
Prudenti e preoccupati, decisi a contenere le spese in vista delle festività. Per gli italiani sarà un Natale all’insegna della sobrietà. A dirlo le stime che negli ultimi giorni si moltiplicano con l’obiettivo di misurare i consumi in maniera preventiva, sperando in un’inversione di tendenza dopo un 2024 particolarmente “piatto”. Secondo Confesercenti i consumi natalizi valgono 23 miliardi di euro tra spese delle famiglie e dei turisti stranieri, e si concentrano negli ultimi dieci giorni dell’anno. Una corsa che quest’anno però appare più misurata del solito.
Il clima di incertezza legato alle preoccupazioni per la situazione economica del Paese condiziona i comportamenti di spesa. A dicembre l’indicatore Istat sulla fiducia dei consumatori registra una flessione per il terzo mese consecutivo passando dal 96,6 al 96,3 mentre è in lieve risalita quello composito relativo alle imprese. Non è solo il Pil rasoterra a preoccupare, quanto il timore di crisi aziendali e di perdita di posti di lavoro. Gli italiani considerano appesa al filo la tenuta del loro bilancio familiare e la loro possibilità di risparmiare.
Quattro famiglie su dieci, secondo l’Osservatorio Findomestic, hanno una situazione economica problematica, una su dieci vive in condizioni particolarmente difficili. Un contesto di insicurezza ed ansia che si riflette, e non potrebbe essere altrimenti, sugli acquisti di Natale.
«I consumi non si sbloccano e il consumatore resta prudente orientato al risparmio e al rinvio degli acquisti più importanti. La stabilizzazione dell’inflazione ad oggi non ha prodotto l’effetto sperato sullo stato d’animo delle famiglie che restano preoccupate per il caro prezzi», sottolinea Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic. Secondo una rivelazione Swg per Centromarca, in una fase di debolezza del potere d'acquisto il 54 per cento degli italiani spenderà tra regali e acquisti la stessa cifra dell'anno scorso, il 35 per cento meno e un misero 11 per cento qualcosa in più. Meno regali, con una spesa media di 250 euro per complessivi 11 miliardi di euro, all’insegna della morigeratezza. Si punta su articoli utili, soprattutto abbigliamento scelto dal 46 per cento dei consumatori, mentre sono in caduta libera i regali tecnologici che rappresentano appena il 20 per cento, a vantaggio di alternative più economiche come libri e prodotti enograstronomici.
La spinta delle tredicesime, quasi 50,9 miliardi di euro incassati da lavoratori e pensionati in questi giorni, sembra essere quasi impercettibile. Secondo le associazioni di consumatori, che parlano di una “gelata di Natale” e di “consumi in bianco”, le tredicesime vengono assorbite dalle spese fisse: rate del mutuo o di altro genere di prestiti, tasse e bollette. Federconsumatori ha ipotizzato che solo una piccola parte, il 9,7 per cento, rimane nelle tasche delle famiglie per pranzi, cenoni ed eventuali viaggi mentre il 65 per cento della tredicesima è appunto destinato a spese incomprimibili. Tra queste, oltre a quelle per la casa, spiccano l’assicurazione auto che cresce del 16 per cento rispetto all’anno scorso e anche le visite mediche private viste le lunghe liste d’attese nel pubblico alle quali sarà destinato il 3 per cento della tredicesima. «Le misure inserite dal governo nella legge di bilancio non hanno pienamente convinto le famiglie, che evidenziano un generale pessimismo sul futuro della nostra economia. Ciò che manca in questo momento – sottolinea il Codacons – è un impegno reale sul fronte dei prezzi, che dopo due anni di inflazione alle stelle continuano a salire in settori chiave come gli alimentari». In particolare preoccupa la scarsa propensione all’acquisto di beni durevoli.
Di un pessimismo generalizzato in Europa, ma inferiore a quello dell’anno scorso, parla un report di McKinsey che mette a confronto l’Italia con altri quattro Paesi: Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Nonostante il tasso di disoccupazione nel terzo trimestre sia ai minimi storici (6,3 per cento), l’inflazione sia risalita solo leggermente al 2 per cento e la crescita del Pil abbia raggiunto lo 0,4 per cento, l’ottimismo delle famiglie è andato verso il basso. Il sentimento e il comportamento dei consumatori però non sempre sono allineati. A fronte di un 7 per cento di italiani in più che si dichiara pessimista in questa fine d’anno, le previsioni di spesa sono secondo McKinsey al rialzo, soprattutto tra Millennial e Generazione Z.
Se i consumi si preannunciano fiacchi, ci sono alcuni settori particolarmente vivaci, a partire dalla ristorazione. Secondo le stime di Fipe-Confcommercio saranno 5,4 milioni gli italiani che faranno il pranzo di Natale in uno degli oltre 90mila locali aperti per l'occasione (68,6 per cento del totale, in crescita rispetto al 66,2% del 2023). Un incremento del 2 per cento rispetto al 2023 con una spesa complessiva che raggiungerà i 420 milioni di euro, in crescita del 5,8 per cento rispetto all'anno scorso e una spesa media di 78 euro a persona. Sarà una fine d’anno da record anche per le terme italiane, che si confermano tra le mete più ambite. Il settore prevede una spesa complessiva stimata di oltre 100 milioni di euro, con una forte crescita rispetto allo scorso anno nelle 320 strutture termali presenti su tutto il territorio nazionale.