Lavoro e Covid-19. L'anno sospeso degli stagionali
Piazza San Carlo a Torino deserta per l'emergenza coronavirus
Le categorie di lavoratori più deboli sono quelle più in fibrillazione. Precari, partite Iva, lavoratori saltuari o "invisibili". Un esercito silenzioso, con tutele già su scala ridotta, che rischia di venire travolto dalla paralisi imposta dall’avanzare del virus arrivato dalla Cina. Gli stagionali rischiano di perdere un intero anno di lavoro. Sono più di 400mila secondo le stime di Federalberghi, quelli impegnati nel settore del turismo, un altro milione (di cui 370 mila stranieri) nel settore agricolo. Per il turismo azzerata la stagione dei ponti e delle gite scolastiche l’estate si presenta come un enorme punto interrogativo. Nella migliore delle ipotesi si assisterà ad un "rimbalzo" nei prossimi mesi con la corsa alle prenotazioni per vacanze a km zero. Ma sul fronte degli arrivi dall’estero, 94 milioni nel 2019 (l’Italia è il quinto paese al mondo più visitato) le speranze di una ripresa sono ai minimi storici. Un altro settore in crisi è quello dello spettacolo e dell’arte: si comincia a temere per la stagione estiva dei concerti. In media un tour in giro per l’Italia prevede un incasso lordo di un milione di euro e dà lavoro ad almeno 60 stagionali. Tempi difficili anche per tutti coloro che lavorano nello lo sport: le palestre e tutti gli impianti sportivi sono fuori uso e la stagione balneare, nelle piscine e negli stabilimenti, è al momento "congelata". Stesso discorso per chi lavora come stagionale nelle fiere o nella logistica.
Meno grave, ma complicata, la situazione nel settore agricolo qui il lavoro c’è ma manca la manodopera. Anche se ieri è arrivata la proroga dei permessi di soggiorno in scadenza.Agli stagionali il governo, con il decreto cura Italia, ha riconosciuto parità di trattamento con le altre categorie di lavoratori atipici o flessibili che dirsi voglia: un’indennità da 600 euro intanto per il mese di marzo, con l’eventualità – quasi certezza – di una proroga. Ma solo in caso di licenziamento nel periodo tra il 1 gennaio e il 17 marzo. Per il turismo e l’agricoltura sono stati stanziati 499 milioni di euro, altri 48,6 milioni per i lavoratori dello spettacolo.Il problema però è che per questi lavoratori già "fragili" la mancanza di lavoro nei mesi estivi rappresenterà una doppia penalizzazione. A spiegarlo è il segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra che chiede al governo di riconoscere loro sei mesi di indennizzo. «Gli stagionali in media lavorano quattro o cinque mesi l’anno, finito questo periodo possono accedere alla Naspi per la metà dei mesi lavorati. Ma se il contratto di lavoro proprio non viene sottoscritto, come è probabile che accada per molti, oltre allo stipendio non percepito andrà in fumo anche l’indennità di disoccupazione. Il 2020 rischia quindi di essere un anno drammatico per molte famiglie». Il turismo rappresenta il 13% del Pil nazionale e coinvolge tutte la Penisola. Alcune Regioni come la Toscana e il Veneto hanno già avviato delle cabine di regia per gestire la crisi. «Molte realtà rischiano di non riaprire – è il grido d’allarme lanciato dal presidente di Unioncamere Veneto Mario Pozza – il 70% delle imprese sono "micro" con massimo cinque addetti» con un difuso utilizzo degli stagionali, come gli studenti universitari, «anche nell’indotto fatto di trasporti, aziende che forniscono bici e bevande, lavanderie industriali». Per Federalberghi si tratta di una «situazione drammatica che unisce l’emergenza sanitaria a quella sociale e familiare».
Dalla Cisl arriva la richiesta di aprire un tavolo specifico sugli stagionali per assicurare un’estensione sino a luglio dell’assegno di 600 euro e interventi mirati per il settore agricolo. Secondo Coldiretti a rischio sarà il 25% del raccolto a causa del blocco delle frontiere sarà impossibile far arrivare i lavoratori stagionali da fuori. I primi segnali di difficoltà ci sono già adesso la con la lavorazione di fragole e asparagi, e proseguirà con la raccolta della frutta estiva. Il 27% delle giornate di lavoro nei campi è realizzata dagli stranieri (in testa rumeni, marocchini e indiani). Da qui la richiesta avanzata dal presidente Ettore Prandini "di prorogare i permessi di soggiorno ai lavoratori che si trovano in Italia e di prevedere l’utilizzo di voucher per studenti e pensionati che potrebbero così impiegarsi in maniera occasionale». Richiesta accolta proprio ieri permessi di soggiorno in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile sono stati prorogati sino al 15 giugno. Nel decreto "cura Italia" è prevista la possibilità di ampliare la platea di familiari che possono lavorare nei campi a titolo gratuito (in base alla legge Biagi). Nella direzione di un "travaso" di lavoratori dalla cassaintegrazione ai campi va la proposta di Confagricoltura Emilia Romagna. Il ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova ieri ha annunciato «l’avvio della mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo», prevista dal piano triennale di prevenzione e contrasto al caporalato.