Economia

LAVORO. Stage, cresce il numero, cala l’efficacia

Maurizio Carucci venerdì 15 maggio 2009
C’è chi vorrebbe abolirli, come gli or­ganizzatori dello Young interna­tional forum. Chi regolamentarli meglio. E chi potenziarli, come il Pd, che ha appena proposto di istituirne 100mi­la retribuiti per giovani diplomati e lau­reati del Mezzogiorno. Lo stage resta an­cora uno dei pochi strumenti in grado di aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro. Anche se purtroppo non manca­no gli abusi. Nonostante il numero degli stage sia aumentato, infatti, si sono ridotte le assunzioni al termine del periodo di ti­rocinio, mentre in alcuni casi dietro lo stage si nasconde un lavoro sottopagato. Ogni anno in Italia vengono attivati al­meno 300mila stage. In alcuni casi sono organizzati 'a regola d’arte', con tutor pre­senti e progetti formativi seri e adeguati e possono davvero aprire le porte del mer­cato del lavoro; altre volte, purtroppo, gli stagisti vengono utilizzati solo a fini la­vorativi, senza l’obbligo di corrispondere una retribuzione. Le esperienze positive, tuttavia, non mancano. Per esempio, con i programmi 'Pari', 'Fixo' e 'Lavoro & svi­luppo' del ministero del Lavoro, attuati da Italia Lavoro ( vedi altri articoli). L’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazio­ne dei lavoratori), da parte sua, fotografa da oltre dieci anni lo stato dell’arte dei ti­rocini promossi dai Centri per l’impiego (Cpi) destinati a persone in cerca di lavoro. Nel 1998/99 i tirocini attivati dai Cpi e­rano quasi 15mila, con una percentuale di coloro che trovavano un lavoro dopo la fine del percorso del 46,4%. Dieci an­ni dopo, il numero dei tirocini realizzati sale a quota 52.700, con una percentua­le di esiti positivi del 26,5%. Ne emerge un dato significativo: da una parte l’au­mento del numero degli stage e dall’altra la diminuzione di quanti, a seguito di questa esperienza formativa, riescono a trovare anche soltanto una collaborazio­ne. I dati dell’indagine Excelsior di Unionca­mere, nell’ultima rilevazione che analiz­za i fabbisogni professionali delle impre­se italiane, parlano di 256mila stage atti­vati nel 2007, con una percentuale di as­sunzione successiva allo stage limitata al 12,9%. Un risultato simile è quello rile­vato da Almalaurea: nel 2006 il 12,8% dei laureati che hanno svolto un tirocinio è rimasto a lavorare nella stessa azienda. Questa percentuale sale al 21,3% se ven­gono presi in considerazione solo i lau­reati quinquennali, chiaramente più in­teressati all’inserimento lavorativo al ter­mine dello stage. Dal rapporto annuale sulla Condizione occupazionale dei lau­reati di Almalaurea si evince, inoltre, che, aver svolto uno stage durante o dopo l’u­niversità incrementa, in generale, del 6% la possibilità di trovare lavoro. Dati contraddittori, che spingono Isfol e il sito internet Repubblica degli stagisti a far emergere le esperienze degli stagisti ita­liani, senza distinzione di età, di titolo di studio o altro, dedicando a loro un son­daggio su misura, e utilizzando la Rete. Il sondaggio è anonimo e facile da compi-­lare: comprende una ventina di doman­de attraverso cui chiunque abbia fatto al­meno uno stage potrà raccontare la pro­pria esperienza. L’obiettivo è tracciare un identikit degli stagisti italiani, scoprendo dove e per quanto tempo fanno stage, se ricevono un rimborso spese e di quanto, e soprattutto se vengono assunti al ter­mine del tirocinio.«Lo stage – spiega Sergio Trevisanato, presidente dell’Isfol – è ormai un mo­mento- chiave nel passaggio dalla forma­zione al lavoro: il numero degli stagisti aumenta di anno in anno. Attraverso que­sto sondaggio vogliamo capire se lo stru­mento dello stage è effettivamente utile ai giovani per inserirsi nel mondo del lavo­ro ». «La normativa italiana – sottolinea da par­te sua Eleonora Voltolina, direttore re­sponsabile della Repubblica degli stagisti – chiama stage una serie molto varia di percorsi formativi: dall’alternanza scuo­la/ lavoro delle scuole superiori alla spe­cializzazione post-laurea o addirittura po­st- master. Il sondaggio darà la possibilità a tutti di raccontare il 'loro' o i loro sta­ge, per capire le differenze, i punti critici e le 'buone pratiche stagistiche'». Le ri­sposte al sondaggio verranno poi elabo­rate dai ricercatori dell’Isfol e presentate al pubblico nell’autunno del 2009.