Nuovo Welfare. Sofia: la startup per famiglie che unisce domotica e cura
Mettere insieme umanità e tecnologia, tenendo al centro la persona con i suoi bisogni e dialogando con enti e istituzioni. Questi gli ingredienti di S.o.f.i.a. (Sostenere Ogni Famiglia in Autonomia), startup innovativa, nata nel 2020 a Villesse (Gorizia), dall’esperienza e dal desiderio di Silvia Fabris, educatrice, ed Anna Paola Prestia, psicologa. Dopo dieci anni di lavoro in una cooperativa sociale del Nordest e dopo l’arrivo di Sofia, la terza figlia di Fabris (da qui il nome della startup), queste brillanti professioniste hanno sentito l’esigenza di fare un salto di qualità. «Negli anni in cui abbiamo lavorato insieme abbiamo visto luci ed ombre del Terzo Settore e abbiamo toccato con mano tutte le difficoltà – racconta Prestia – di pari passo, però, ci siamo rese conto del bisogno sconfinato che esiste nell’ambito della cura delle persone e, in particolare, delle persone con fragilità, disabilità, ma anche e soprattutto demenza).
I caregiver sono spesso distrutti dalla routine quotidiana e non hanno nemmeno la forza di chiedere un sostegno. Le associazioni di volontariato fanno già tanto, ma non basta. Così, un po’ per conciliare vita familiare e lavoro e un po’ per poter lavorare come volevamo noi, con risposte da far arrivare in tempi rapidi e permettendo alle persone di restare a casa propria il più a lungo possibile, abbiamo deciso di fondare una realtà tutta nostra». S.o.f.i.a., però, ha dentro un’altra idea trascinante: integrare i servizi con la domotica. «Nel mio percorso come ricercatrice – prosegue Prestia – avevo già avuto modo di testare dei device domotici e rendermi conto delle loro potenzialità. Dispositivi semplici, ma di grande aiuto nella gestione quotidiana di una persona con fragilità, che consentono alla stessa una buona autonomia e al caregiver un monitoraggio discreto e a distanza. Un miglioramento della qualità di vita per entrambi». Molto spesso, quando in famiglia si palesa un bisogno di assistenza h24, l’affiancamento di una persona in casa – una 'badante' – sembra l’unica soluzione. Ma in realtà è la risposta più standardizzata e la meno economica. «La nostra è una startup che va a domicilio, parla con le persone e cerca di offrire soluzioni personalizzate, a misura della singola situazione, insieme ad un’informazione adeguata perché molto spesso le famiglie non sanno a chi rivolgersi».
La demenza, in particolare, porta con sé costi intangibili – i caregiver si ammalano in media 4 volte di più – e costi economici per i quali esistono dei minimi sostegni. Il riconoscimento legislativo della figura del caregiver, unito all’istituzione del relativo fondo, sono un primo importante passo per spezzare il circolo vizioso che si crea attorno alla persona da accudire. «Non possiamo dimenticare l’esistenza di un forte stigma sociale legato alle demenze – incalza Prestia – la non accettazione della malattia e, non ultima, la disponibilità economica che a volte può essere un ostacolo». Ma quante persone soffrono di demenza? Secondo i dati del Rapporto Oms 2015 la stima mondiale raggiungeva quasi i 50 milioni di persone (circa 1,3 milioni in Italia), saliti ad oltre 58,5 milioni nel 2020. Numeri che, secondo le proiezioni, sono destinati a raddoppiare ogni 20 anni con un impatto sociale ed economico importante. «Cosa proponiamo in concreto? Un team di una quarantina di professionisti per offrire a chi si rivolge a noi un servizio multidisciplinare – conclude Prestia – e poi proponiamo soluzioni attraverso la cosiddetta Internet of things, facendo dialogare gli oggetti di uso quotidiano per rendere la casa 'intelligente' e fornendo soluzioni domotiche a costo accessibile. Per esempio sensori gps da inserire nelle scarpe; tappeti intelligenti che segnalano se la persona si è alzata dal letto; app che permettono alla persona di parlare con i propri cari o con il medico attraverso la tv di casa. E stiamo lavorando ai Memoglasses, occhiali con fotocamera integrata. Il nostro sogno? Riuscire nel tempo a fare prevenzione ».