Economia

INCHIESTA. Social card tra code e speranze

Paolo Lambruschi mercoledì 3 dicembre 2008
In coda ai Caf, ai patronati e agli uffici postali per ritirare i moduli o chiedere informazioni. In queste ore l'Italia che non mette insieme il pranzo con la cena e che a metà mese tira già la cinghia ha preso d'assalto gli sportelli per la social card e il bonus famiglia. Ma, tenuto conto dei requisiti richiesti, è prevedibile che, immigrati a parte, resteranno delusi in molti, secondo le stime di Acli e Cisl. Mentre pare confermata l'esclusione dal provvedimento antipovertà dei circa 20mila senza dimora italiani. Anche il bonus famiglia, stando alle proiezioni del centro di assistenza fiscale delle Acli, raggiungerà solo tre famiglie "povere" con figli su dieci. Partiamo dalla social card, che darà diritto a 40 euro mensili per acquistare generi alimentari in negozi convenzionati o da scontare su gas ed elettricità a ultra 65enni e bambini con meno di tre anni sotto i 6.000 euro di reddito. Governo e patronati non concordano sull'ordine di grandezza dei potenziali destinatari. Si tratta di circa un milione e 300 mila persone per l'esecutivo, 300mila in più per le Acli. Per il Caf aclista gli aventi diritto, comunque, sarebbero ancora di più, quei due milioni e 124 mila persone che hanno presentato all'Inps un modulo Isee inferiore a 6.000 euro. Ma quelli che rispettano i criteri d'età sono circa un milione e 600mila, il 75% degli indigenti. Un quarto, circa 500mila di fascia debole, non avrà quindi la carta acquisti. La Cisl concorda. «Resterebbe escluso " precisa Dino Giornetti, responsabile del progetto incapienti del Caf sindacale " l'anziano over 65 che l'anno scorso o due anni fa non ha riscosso redditi. Infatti le regole stabilite dal decreto prevedono l'Irpef netta pari a zero, quindi un'imponibile. Anche chi percepisce un assegno di invalidità non è assoggettato all'Irpef. La social card non ha natura fiscale perciò chi non ha avuto redditi oggi è fuori, a meno che il governo non chiarisca chi va incluso. Sappiamo che hanno ricevuto la lettera dell'agenzia delle entrate anche persone prive dei requisiti». Altro aspetto da non sottovalutare sono le difficoltà burocratiche. I moduli vanno compilati e spediti per posta. I patronati e i Caf di Acli e Cisl sono a disposizione per effettuare la compilazione gratuita. Ma l'esperienza del bonus incapienti del precedente governo insegna agli operatori che in fondo ci arrivano in pochi. Secondo statistiche Acli, le card andranno prevalentemente verso sud. Gli Isee inferiori ai 6.000 euro presentati sono infatti circa 1,5 milioni nell'Italia meridionale, 250 mila in quella centrale e 385 mila in quella settentrionale. La Sicilia, con 550 mila moduli, e la Campania con circa mezzo milione sono le regioni con il maggior numero di potenziali destinatari di carte acquisti. La Lombardia ne ha 110mila, il Lazio 104mila. Critico il vicedirettore della Caritas Italiana Francesco Marsico, per il quale la social card è una risposta «positiva ma non sufficiente». «Anzitutto " sostiene " va in direzione degli anziani ultra 65enni o per i minori dei tre anni, poi è finanziata da contributi di enti economici o aziende, non dalla fiscalità generale. E non è chiaro il futuro della misura che è comunque di dimensione minime sul piano economico. In emergenza si possono prendere provvedimenti congiunturali, ma le politiche invocherebbero interventi strutturali. Si corre il rischio di perdere un'occasione». Resta il nodo dei senza dimora che non avranno aiuti. «Oltre al nodo dell'Irpef e ai requisiti d'età " spiega il presidente della Fiopsd Paolo Pezzana " chi non ha residenza resta escluso. Ricordo che gli emendamenti al decreto sulla sicurezza tolgono anche la possibilità di fissare la residenza anagrafica in una parrocchia o in una mensa». Altro fronte, il bonus famiglia. Secondo il Caf Acli, pochi nuclei con uno o due figli potranno usufruire dello stanziamento anticrisi. Solo tre su 10, tra quelli che hanno presentato la dichiarazione Isee nel 2008, rientrano infatti nei parametri previsti dal decreto: vale a dire 17mila euro di reddito complessivo per i nuclei composti da 3 componenti; e 20mila per quelli da 4. Nel primo caso solo uno su quattro riscuoterà i 450 euro previsti. Va meglio ai nuclei con 1 o 2 componenti. Il 74% di quelli con un solo componente è sotto la soglia di reddito di 15mila euro e potrà quindi ottenere l'assegno di 200 euro previsto dal Consiglio dei ministri. Seguono i nuclei composti da due persone. Quelli sotto i 17 mila euro sono la metà e potranno ottenere quindi i 300 euro previsti. Per il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero, «bene ha fatto il governo ad orientarsi verso un parametro familiare per l'assegnazione delle prestazioni, ma i criteri di reddito andrebbero rivisti: quelli adottati, infatti, sembrano penalizzare proprio le famiglie con figli, le più esposte alla crisi».