Economia

Energia. In Italia la prima dorsale dell'idrogeno in Europa

Pietro Saccò lunedì 29 novembre 2021

La sede di Snam a San Donato Milanese


La prima grande infrastruttura europea per il trasporto dell’idrogeno sarà italiana. Nel piano strategico presentato da Snam ci sono investimenti da 3 miliardi di euro sul cosiddetto “repurposing” di 2.700 chilometri di rete di trasporto del gas naturale: l’azienda intende adeguare le condotte del gas per potere trasportare idrogeno da Mazara del Vallo, che collega la rete italiana a quella dell’Algeria, fino a Passo Gries e Tarvisio, i punti di collegamento con la rete del Nord Europa.
«Creeremo in Italia la prima, vera dorsale europea a idrogeno: gli investimenti partiranno nel 2025 e si completeranno nel 2030, per cui saremo molto concentrati soprattutto negli anni 2026, 2027 e 2028» ha spiegato Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, che proprio sabato scorso aveva annunciato l’accordo con Eni per una quota dei gasdotti che collegano l’Italia all’Algeria.

Snam – che ha nello Stato italiano, tramite Cdp Reti, il principale azionista – vuole un ruolo centrale nella transizione energetica europea e può ottenerlo soprattutto grazie all’idrogeno. Nel piano industriale, che guarda fino al 2030, sono individuati possibili investimenti per 23 miliardi di euro. Ci sono 15 miliardi per la rete: 12 miliardi sulla rete esistente, così da renderla pronta pronta per trasportare un mix di gas e idrogeno (definita “H2 Ready”), 3 miliardi sul collegamento Mazara-Tarvisio-Passo Gries. Altri 5 miliardi sono sugli impianti di stoccaggio di gas naturale, biometano e altre fonti di energia (compresi idrogeno e anidride carbonica). Altri 3 miliardi per sviluppare "iniziative di scala” su idrogeno e biometano, anche in previsione dei bandi del Pnrr.

Il piano al 2025 è la prima parte di questa strategia. Ci sono investimenti per 8,1 miliardi complessivi (700 milioni in più rispetto al piano precedente), tra infrastrutture “H2 Ready”, stoccaggi e progetti green. In particolare prosegue il programma delle sostituzioni per l'ammodernamento della rete, anche in ottica "H2 ready", e c’è l’avvio della conversione delle prime tre centrali di compressione in "dual fuel".

In questa strategia ha un ruolo importante anche De Nora, l’azienda tra i leader globali nella produzione di idrogeno verde e tecnologie sostenibili in cui Snam ha investito 450 milioni di euro per una quota del 35,6%: Snam valuterà anche se portarla in Borsa con un’Ipo nel 2022. Per il 2021 l’obiettivo sono 600 milioni di euro di ricavi (+20%) sul 2020, l’utile netto resterà stabile quest’anno mentre crescerà del 3% di media annua dal 2022 al 2025. Positiva la reazione della Borsa, che ha premiato il titolo facendolo salire fino a sopra i 5 euro per poi chiudere con un rialzo dell’1,05%, a 4,99 euro.

Per la sostenibilità, Snam si è già data l’obiettivo di arrivare a zero emissioni di gas serra al 2040 (considerando le emissioni Scope 1 e Scope 2, cioè quelle direttamente sotto il controllo dell’azienda) e punta ad azzerare le emissioni indirette (quelle chiamate Scope 3 e legate a fornitori e partecipate) già per il 2030.
Alverà parlando con i giornalisti ha anche affrontato il problema della corsa del prezzo del gas. Ha assicurato che in Italia non ci saranno problemi di forniture, grazie alle quantità di gas naturale stoccato, ma potrebbero essercene nel Nord Europa. Dietro ai rincari non c’è la transizione energetica, ha aggiunto il manager, ma la crescita della domanda cinese, dovuta alla sostituzione del carbone con il gas naturale nelle abitazioni. Per questo occorre «una risposta europea per valorizzare gli stoccaggi che già abbiamo».