Verso il 730. Sgravi per i familiari: 3 milioni di italiani li perdono
(Boato)
Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, va dritto al cuore del problema: è appena partita la stagione della dichiarazione dei redditi precompilata che vede nuove detrazioni fiscali affiancarsi a quelle già esistenti, ma rimane, immutato, «il nodo non affrontato » degli incapienti. «È logico – afferma Miani – che le detrazioni concesse per i redditi di lavoro abbiano, al massimo, il compito di azzerare l’imposta dovuta. Ma il vero tema è quello dei carichi di famiglia. È qui che invitiamo tutti a una riflessione: non ha senso e non è ragionevole che non venga utilizzato uno sgravio, uno dei pochi, concesso dallo Stato per chi si sobbarca l’onere di metter su famiglia».
I dati, brutali, parlano di agevolazioni Irpef che vengono in qualche modo 'negate' a 3,12 milioni di contribuenti italiani incapienti, come vengono definiti coloro che hanno un reddito troppo basso e per questo non riescono a usufruire, in tutto o in parte, delle detrazioni per i familiari a carico. In soldoni, sono ben 7,25 miliardi di euro che, pur spettanti, non vengono fruiti dalle famiglie e restano nelle casse dello Stato.
A riportare la luce su questo fenomeno eternamente trascurato dalla politica nazionale, che non è mai riuscita a darvi una soluzione duratura ed efficace, sono questa volta i commercialisti, attraverso gli esiti di un’elaborazione della loro Fondazione nazionale, sulla base dei dati forniti dal Dipartimento delle Finanze del Mef (ministero dell’Economia) sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2017 e nel 2016.
Il dato complessivo attesta che gli incapienti in Italia sono oggi 7 milioni e 730mila, sul totale di 40,9 milioni di contribuenti censiti ai fini dell’imposta sul reddito delle persone (il 44,3% dei quali, stando a un precedente studio dei commercialisti, già oggi versa un’Irpef inferiore al 15% - il livello della flat tax leghista - sul reddito dichiarato). Un numero, il loro, che si ricava semplicemente dalla differenza fra quanti si vedono calcolare un’Irpef 'lorda' (prima, quindi, di applicarvi le detrazioni) e quanti si ritrovano invece a pagare un’Irpef netta. In particolare, sul totale di 3,12 milioni che perdono questo beneficio economico risaltano gli oltre 750mila contribuenti che vantano un singolare, poco invidiabile primato: per incapienza dell’imposta, non sfruttano nemmeno un euro di detrazione dall’Irpef non solo per i numerosi sconti riconosciuti per oneri e spese di vario genere, ma anche per quelli destinati a chi ha familiari a carico. Nel contempo, 2 milioni e 360mila contribuenti, sempre per incapienza dell’imposta, non ottengono neppure un euro di sconto dall’Irpef per le detrazioni su spese e oneri, ma riescono almeno «a sfruttare, sia pure solo in parte, quelle previste a favore dei familiari ». I restanti 4,61 milioni d’italiani, invece, godono per intero degli sconti sui 'carichi familiari', oltre a quelli collegati alla tipologia del reddito da lavoro dipendente (o da pensione o lavoro autonomo), limitando così il loro essere incapienti soltanto a una parte minima delle detrazioni loro spettanti.
In ogni caso, secondo il presidente Miani «sarebbe opportuno concentrare l’aiuto sul 'fattore famiglia' sul versante dei trasferimenti, come per il meccanismo degli assegni al nucleo familiare, piuttosto che su quello delle detrazioni d’imposta. Si eviterebbe così che questi aiuti si perdano e si farebbe in modo di garantire comunque un loro utilizzo a vantaggio delle famiglie italiane».
Si tratta di una mole che 'impatta' anche per il suo valore economico. Il totale delle detrazioni che spetterebbero agli italiani sull’imposta lorda è di 67,5 miliardi (al loro interno ci sono i 12,62 miliardi riconosciuti per i familiari). Di questi, però, 7,25 miliardi alla fine non sono utilizzati dalle famiglie italiane. In tempi di Rei e di lotta alla povertà, un 'gruzzolo' niente male.