Moda e Lusso. Professioni in crescita nel breve-medio periodo
Una sfilata di moda
Circa 20 miliardi di euro di fatturato, 9.500 imprese e quasi 124mila addetti. Questi i numeri dei settori legati alla moda in Italia, che pur avendo sofferto lo scoppio della pandemia e le misure di distanziamento sociale (tra -25% e -30% dei ricavi) restano fondamentali per il Sistema Paese e punti di riferimento per il mercato internazionale, anche come promozione del made in Italy: l’export infatti vale circa 19 miliardi di euro. Gi Group, in collaborazione con Odm Consulting e Tack Tmi, con il supporto di Confindustria Moda, Assocalzaturifici, Assopellettieri e Unic-Concerie Italiane, ha ritenuto importante realizzare un’analisi strategica evolutiva dei ruoli e delle competenze di questo comparto nei prossimi anni, anche sulla base delle tendenze che le aziende registrano. Questi i punti centraliemersi .La Star Matrix, lo studio sull’evoluzione di ruoli e competenze con metodologia proprietaria, si è rivolta al settore come sistema integrato di Leather Goods, Shoes e Tanny. Dei 186 ruoli complessivamente analizzati nel perimetro della ricerca, circa il 30% registrerà una crescita nei prossimi 3/5anni.
Nel dettaglio:
• Un ruolo su tre (32%) è destinato a crescere nella Pelletteria, dove solo il 5% invece subirà un declino;
• In linea anche il Calzaturiero dove il 31% vedrà aumentare la propria importanza, il 65% rimarrà stabile e il 4% assisterà a un calo;
• Anche nel Conciario il 31% dei ruoli crescerà, mentre uno su dieci assisterà a un declino.
Lo studio prevede una crescita importante nel breve-medio termine per il responsabile della ricerca e sviluppo di prodotto e processo, il responsabile della pianificazione di produzione, il direttore operativo, l’addetto all’analisi dei dati, il manager filiera e il responsabile logistica, l’analista chimico e il chemical manager. «Assistiamo a un’evoluzione dei ruoli nel Fashion & Luxury in un’ottica sempre più polifunzionale, anche se con differenze tra ambiti e funzioni organizzative - spiega Marina Grisolia, Division Manager Fashion & Luxury di Gi Group –. Le competenze, non solo quelle tecniche, ma anche le soft skill, e il loro continuo sviluppo e aggiornamento sono tornati al centro delle organizzazioni come elementi chiave del successo di un’azienda. Su questo si innesta poi la tecnologia, che negli ultimi mesi ha subito una forte accelerazione anche nella moda e nel lusso. Infine, nella nostra attività di recruiting e nell’interazione con le realtà del settore, registriamo un forte skill shortage di persone qualificate e motivate. In tal senso, riteniamo urgente intervenire in primis presentando il settore in modo nuovo, più attrattivo soprattutto agli occhi dei più giovani per appassionarli al mondo dell’artigianalità e della creatività arricchita dalla tecnologia, e poi con la creazione di percorsi di formazione ad hoc, che vedano dialogare il mondo dell’impresa e il mondo della scuola con la mediazione di realtà come Gi Group».
Tra le funzioni per cui lo studio prevede una crescita di importanza nel breve-medio termine ci sono Ricerca e Innovazione per tutti e tre gli ambiti, Direzione Industriale e Ingegnerizzazione e Pianificazione per Calzaturiero e Industria Conciaria, mentre Sviluppo Prodotto soprattutto nella Pelletteria. L’evoluzione delle professioni e delle competenze nel settore è infatti strettamente correlata anche alle priorità che le aziende hanno in agenda. «Sono diverse le sfide che la moda e il lusso dovranno affrontare in risposta alla trasformazione dell’economia globale, a un time to market sempre più ridotto ma anche al cambiamento dei consumi e alla forte accelerazione del digitale – sottolinea Rossella Riccò, Senior Hr Consultant e Responsabile Area Studi e Ricerche di Odm Consulting –. La tecnologia in primis è da considerarsi fattore abilitante: da una parte, permette di ottimizzare il lavoro in R&D così come nella supply chain attraverso l’analisi dei big data e i modelli predittivi, dall’altra permette disostituire in ambito produttivo i lavori ripetitivi -a basso valore aggiunto e poco salubri –e divelocizzare e rendere più sicure le attività. La pandemia ha evidenziato anche l’importanza di una pianificazioneresiliente grazie all’uso di AI e Big Data Analytics e dei canali digitali. Questi canali stanno acquisendo sempre più importanza ei brand dovranno sapere costruire anche online la stessa relazione che fino ad oggi hanno sviluppato offline(Clienteling 2.0). Da ultimo, all’attenzione crescente anche in questo settore ai temi della sostenibilità e della Diversity&Inclusion si affianca anche un duplice cambio di paradigma nei consumi: una contrapposizione tra la priorità data ai beni necessari rispetto a quelli discrezionali e l’accesso anziché il possesso di un bene con la conseguente crescita del mercato di seconda mano».