Economia

Finanza. Previste quasi 41mila assunzioni, ma mancano professionisti qualificati

Maurizio Carucci martedì 29 ottobre 2024

Il settore finanziario ricerca professionisti qualificati

La domanda di professionisti qualificati in ambito finanziario e contabile continua a crescere. Le previsioni sono positive e indicano un potenziale incremento delle nuove assunzioni, con una stima di più di 40.970 figure richieste entro novembre. Secondo i dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il 28.19% delle richieste proviene dalla Lombardia, seguita dal Lazio con il 21.06% e dall'Emilia Romagna con il 7.49%. Le città con maggiori opportunità di lavoro sono Roma (20,2%), Milano (19,3%) e Torino (3,8%). Tuttavia, identificare e attrarre tali profili specializzati rimane una sfida significativa nel panorama attuale. Il tasso di difficoltà di reperimento di addetti alla contabilità, per esempio, si attesta al 30%, di cui il 55,4% per effettiva mancanza di candidati; quella degli specialisti in operazioni finanziarie raggiunge il 43%, di cui il 79,5% per lo stesso motivo. La difficoltà di reperimento sembra essere dovuta anche a un disallineamento delle competenze, come nel caso degli specialisti della gestione e del controllo nelle imprese private: 37% di difficoltà di reperimento di cui 26,5% per disallineamento. Tra le figure più ricercate vi sono chief financial officer, figure apicali all’interno delle organizzazioni che guidano la strategia finanziaria aziendale, risk manager, esperti di rischi finanziari, data analyst, specializzati in analisi avanzata dei dati, sviluppatori fintech, specializzati nella creazione di soluzioni tecnologiche per il settore finanziario e internal auditor, esperti di governance e compliance. Tra le competenze più richieste: conoscenze tecniche avanzate, competenze digitali, conoscenza di più lingue.

«Le dinamiche del mercato del lavoro in ambito finanziario e contabile stanno vivendo un periodo di profonda mutazione. Mentre la domanda di competenze specializzate aumenta, si fa sempre più evidente la difficoltà di reperimento di professionisti qualificati - spiega Gino dell’Unto, executive director di Finanth -. Per superare queste sfide e sfruttare appieno le opportunità offerte dal settore, è fondamentale adottare un approccio specifico e mirato. Siamo pronti a supportare le aziende nel raggiungimento dei propri obiettivi attraverso la ricerca e selezione di personale esperto in ambito amministrazione, finanza e controllo».

Le altre figure ricercate

In base all’analisi di LHH, ci sono alcune figure manageriali che più di altre vengono ricercate dalle imprese. In cima svetta la figura del sales manager (22% delle ricerche sono in ambito vendite), seguita dal finance manager (11%) e dal plant manager (6%). Inoltre, la classifica di LHH rispecchia un mercato del lavoro sempre più alle prese con processi di digitalizzazione aziendale e con il consolidamento delle più innovative tecnologie; infatti, sono presenti in questo speciale ranking ben due figure relative all’area tech quali l’It manager (11esimo) e il technical manager (14esimo). È anche interessante notare come nella top 20, sebbene al penultimo posto, figuri un ruolo apicale che si è consolidato solo di recente: ovvero quello del sustainability manager, frutto del sempre maggior interesse delle realtà imprenditoriali a occuparsi di tematiche legate agli ambiti Esg e sostenibilità.


Guardando al range più alto delle figure manageriali presenti in azienda, la C-Suite, il 5% delle ricerche totali riguarda proprio questo livello professionale. In particolare, il ruolo attualmente più ricercato della C-Suite sembra essere il chief financial officer: il 38% delle ricerche C-level si concentra infatti su questa figura, responsabile della gestione finanziaria di un'azienda, inclusi la pianificazione, il monitoraggio e la rendicontazione delle attività economiche e finanziarie.

Ma quali sono i settori nei quali si cercano più figure manageriali? A guidare è la macro-area delle attività legali, contabilità, consulenza di gestione (12,17%), seguita da commercio all’ingrosso e al dettaglio (10,17%) e fabbricazione di macchinari (7,83%). Approfondendo l’analisi e guardando ai dati regionali, la Lombardia si conferma un polo attrattivo della forza lavoro del Bel Paese. È qui infatti dove si riscontra il numero maggiore di ricerche aziendali (51%), specialmente a Milano (35% delle ricerche totali), ma anche a Brescia (4%) e Monza Brianza (3%). Tra le regioni con più ricerche avviate, al secondo posto si colloca il Lazio (11%) – con una concentrazione nella capitale (11%). Seguono il Veneto (8%) e il Piemonte (6%), dove spicca il capoluogo Torino (4%). A livello di macro-aree geografiche, si consolida la tendenza nazionale. Sono infatti le figure legate alla vendita quelle più cercate dalle aziende, specialmente al Centro-Sud (dove il 21% delle ricerche è per questo tipo di figura), per ruoli come sales manager, key account manager e head of customer success. Si evidenzia invece una maggiore ricerca di figure in ambito finanziario, come finance manager e finance controller, nel Nord-Est (16%). Per quanto riguarda le figure C-level, queste sono maggiormente cercate al Centro-Sud (7%) e al Nord-Est (7%), come chief financial officer, chief operating officer e chief technology officer, mentre al Nord-Ovest si registra un 4% di ricerche, tra cui chief digital officer e chief marketing officer.

Quando si parla di figure manageriali, è interessante analizzare anche ulteriori aspetti delle candidature. Per esempio, contrariamente all’immaginario comune, che vede solitamente i colleghi maschi più interessati al settore finanziario, dall’analisi di LHH emerge invece che sono soprattutto le donne a candidarsi per posizioni apicali in ambito finance (il 16% delle candidature femminili sono in questo ambito vs. il 10% degli uomini). Dall’altro lato, si conferma una particolare inclinazione femminile per ricoprire quei ruoli considerati generalmente pink collar jobs, afferenti quindi ad aree come Hr (11% vs 2% degli uomini) e marketing (10% vs 2% dei colleghi). Qual è, invece, la vera passione degli uomini? In primis, è l’area sales quella dove preferiscono applicare (21% vs 9% delle donne). Guardando però all’insieme dell’analisi di LHH, le donne candidatesi per posizioni apicali sono state meno della metà degli uomini. Questo dato sembra confermare l’auto-bias femminile riportato da diversi studi , secondo cui le donne sono meno propense ad applicare rispetto ai colleghi, perché si sentono meno qualificate, e anche perché identificano i prerequisiti della posizione aperta come molto rigorosi e non flessibili: ciò le fa esitare o direttamente desistere dalla candidatura. Non a caso, in Italia le donne rappresentano ancora la minoranza tra i ruoli dirigenziali e quadri. In base al Gender Gap Report 2023, l’analisi di JobPricing per LHH, la disparità risulta più evidente nel settore privato (dirigenti: 83% uomini, 17% donne; quadri: 69% uomini, 31% donne). Mentre, se si guarda il dato del mercato nel suo complesso, la situazione risulta migliore, segno che nel settore pubblico il divario, seppur presente, è meno accentuato (dirigenti: 67% uomini, 33% donne; quadri: 55% uomini, 45% donne).

Indipendentemente dalla tipologia di azienda (dalle multinazionali alle realtà di medie-grandi dimensioni), la ricerca di figure apicali è un procedimento molto articolato, delicato e complesso, durante il quale è necessario valutare più aspetti. Per questo, Luca Semeraro, amministratore delegato di LHH Italia, Svizzera e Polonia, delinea un’istantanea dei principali elementi da considerare e gestire: «Sono tre le macro-fattori da tenere a mente: la tipologia di processo di selezione, le tempistiche e le soft skill chiave. Innanzitutto, il processo di selezione per assumere figure apicali è più complesso rispetto all’hiring di middle management. La ricerca stessa è differente, in quanto spesso si prevede una prima mappatura interna alla realtà lavorativa, per valutare l’eventuale idoneità di qualcuno già in team. Altrimenti, si procede con un’indagine esterna delle possibili candidature, in termini di posizioni e anche dal punto di vista salariale. Diversamente rispetto a figure di middle management, per le quali il processo può iniziare e concludersi nell’arco di un quadrimestre, per i manager il procedimento può arrivare dai nove mesi fino a oltre un anno. In secondo luogo, il fattore tempo gioca un ruolo cruciale in quanto spesso i manager in fase di cambio poltrona possono trovarsi oltre i confini italiani e necessitano di un margine adeguato per rientrare sul territorio nazionale e gestire anche lo spostamento di un’eventuale famiglia, considerando le attività scolari e lavorative di tutti i componenti di casa. Inoltre, le tempistiche possono variare ulteriormente a causa di specifici notice period e patti di non concorrenza da rispettare, in base al contratto e alle relazioni pattuite con la precedente organizzazione. Infine, c’è la valutazione delle soft skill. Tale indagine si attiva fin dai primi step, ma va raffinandosi nel susseguirsi di incontri e colloqui ed è un punto basilare del processo di selezione. Nello specifico, se risulta fondamentale che una figura manageriale padroneggi pienamente le hard skill di settore, ovvero competenze intrinseche della funzione ricoperta, lo è ancor di più che detenga soft skill specifiche, difficilmente acquisibili attraverso training. A un manager si richiedono, trasversalmente e indipendentemente dalla industry di riferimento, forti capacità di leadership, pensiero strategico, uno spiccato orientamento ai risultati e un’ottima capacità di gestire i cambiamenti. Non solo: è sempre più cruciale una personalità empatica, capace di creare engagement e consegnare una vision chiara ai team, una figura che non tema di cavalcare il cambiamento e sia fonte di ispirazione, anche quando si parla di diversità e inclusione».

Nasce Academy FT

Promuovere l'educazione finanziaria nel Paese, colmando il gap tra la ricerca di nuove competenze da parte delle imprese e quanto offre il mercato del lavoro su questo fronte. Con questo obiettivo, Finanza.tech, Società Benefit e fintech company quotata su Euronext Growth Milan, lancia Academy FT, un ambiente di apprendimento accessibile a tutti coloro che desiderano migliorare il proprio know how finanziario: aziende, professionisti, ma anche singoli cittadini. Con docenti esperti del settore, Academy FT offre in modo gratuito corsi, seminari e risorse educative, sia on line che off line, ponendo un particolare focus sulle esigenze delle pmi e sul ruolo del chief financial officer. Il tutto, con una missione: formare il financial technology advisor, una nuova figura professionale capace di garantire conoscenze ibride, finanziarie, ma al tempo stesso tecnologiche, di data science, intelligenza artificiale e sostenibilità aziendale.

«Academy FT mira a diffondere l’istruzione finanziaria in Italia come strumento per promuovere la crescita delle PMI, l'inclusione sociale e il benessere economico del Paese – sottolinea Raffaele D’Arienzo, presidente di Academy FT. - In uno scenario finanziario in continua evoluzione, sia a livello normativo che tecnologico, è fondamentale favorire un’educazione solida in questo ambito, in grado di coinvolgere tutti, dal singolo cittadino al CFO, chiamato a dotarsi di quelle conoscenze utili per sfruttare in modo strategico le opportunità oggi offerte dal digitale. Academy FT vuole essere un faro su questo fronte e collaborare con le aziende al fine di creare programmi in linea con i bisogni del tessuto imprenditoriale italiano, indirizzando al tempo stesso opportunità di formazione aperte a tutti coloro che desiderano aggiornare le proprie competenze per presentarsi al meglio sul mercato del lavoro».

Secondo il report State of the Digital Decade 2024 della Commissione Europea, la quota di laureati Ict in Italia è ferma all’1,5%, che è al di sotto della media Ue del 4,5% e insufficiente per supportare in modo adeguato quel processo di trasformazione digitale che sempre più coinvolge anche la gestione finanziaria d’impresa. In questo scenario, nuove competenze vengono richieste al chief financial officer. Lo sottolinea PwC nello studio What’s important to CFOs in 2024, evidenziando come tra i macro-temi che guideranno l’agenda dei direttori finanziari nel prossimo futuro vi sia proprio la necessità di dotarsi di quelle competenze funzionali per utilizzare al meglio strumenti di predictive analytic e financial intelligence, assieme alla capacità di integrare la sostenibilità quale elemento chiave della strategia aziendale.

Partendo da queste esigenze, il primo corso on line gratuito, La finanza operativa per il cfo delle pmi, rappresenta il passo iniziale dell’impegno di Academy FT volto a formare il financial technology advisor, fornendo a cittadini, professionisti e aziende risorse educative di alto livello. Disponibile nei prossimi mesi, il corso affronterà con un approccio pratico materie sempre più centrali nella gestione finanziaria d’impresa, approfondendo – tra le altre – tematiche quali il risk management, la data analysis, l’intelligenza artificiale, i parametri Esg e la redazione del bilancio di sostenibilità. Per iscriversi, basta collegarsi alla pagina ufficiale di Academy FT, che sarà costantemente aggiornata con la proposta di nuovi momenti di formazione fruibili da tutti, in presenza e on line: finanza.tech/academy.