Verona. Il Papa al Festival della Dottrina sociale: dalla crisi non usciremo uguali
Audacia per costruire il cambiamento, soprattutto in questa fase di ripartenza dalla pandemia. Ma come cambiare? Utilizzando, ciascuno, i talenti a disposizione. Lo ha sollecitato papa Francesco, rivolgendosi con un videomessaggio ai partecipanti del Festival della dottrina sociale della Chiesa, in corso a Verona, e che si concluderà il 28 novembre. Lo ha fatto capire anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incoraggiando i giovani: «sono i primi costruttori del futuro; la società non può fare a meno della loro energia e dei loro ideali». "Audaci nella speranza, creativi con coraggio": non lascia scampo il tema dell’XI edizione del Festival. Ed ecco il Papa andare subito ai nodi centrali del tema. «Quando si resta ripiegati in sé stessi con il solo obiettivo di conservare l’esistente, per il Vangelo siamo perdenti: infatti sarà tolto anche quello che è rimasto. L’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio sono parole che tratteggiano la spiritualità del cristiano». In Fiera a Verona lo ascoltano imprenditori, professionisti, economisti, rappresentanti delle istituzioni, operatri sociali e pastorali, uomini di Chiesa; c’è il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, c’è il vescovo Giuseppe Zenti, fra gli altri.
Papa Francesco parte dall’esempio di quelle «persone ordinarie» che, nella pandemia si sono date da fare nei rispettivi ruoli: dal personale sanitario a quello dei servizi, dimostrando che «nessuno si salva da solo». Nella pandemia - ha detto - «siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa»: dai medici alle badanti, ai volontari, ai sacerdoti. L’opera di costoro non richiama forse la parabola dei talenti raccontata nel Vangelo di Matteo? Ecco, quello sui talenti – afferma papa Francesco – sembra il discorso programmatico di Gesù proprio sull’audacia che è necessaria per essere cristiani. «Contro ogni buonismo di facciata e contro ogni fatalismo, Gesù invita le folle a impiegare con coraggio i propri talenti. Non ha importanza quanti e quali siano i talenti di ciascuno. Gesù chiede di rischiare e di investirli per moltiplicarli». È la speranza che sostiene e indirizza la creatività con audacia e coraggio. Da qui, dunque, l’invito «a camminare nella speranza che è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa».
È questa audacia che ispira azioni nuove, orienta le competenze, stimola l’impegno, dà vita alla vita, si avvia a concludere Francesco. Con un’ultima raccomandazione: «Continuate a impegnarvi seguendo la strada che don Adriano Vincenzi ha tracciato con voi per la conoscenza e la formazione alla dottrina sociale della Chiesa».
Il Festival è stato aperto dai saluti del sindaco Federico Sboarina, del vescovo monsignor Giuseppe Zenti, di Alberto Stizzoli, presidente Fondazione Segni Nuovi, che firma l’organizzazione. Primo approfondimento quello tra il cardinale Bassetti e l’ex ministro Giulio Tremonti, moderatore Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.