I dati. Servizi e manifattura, l'Italia cresce molto più dell'eurozona
Sia i servizi che il comparto manifatturiero italiano crescono più del resto dell’eurozona, entrando a gennaio in “territorio di espansione” rispetto al precedente periodo di contrazione. È quanto si può appurare consultando e paragonando i vari indici Pmi messi a punto da Hcop e diffusi stamani, nel giorno in cui un nuovo report dell’Ocse segnala al tempo stesso la persistenza di una crescita economica “moderata” a livello globale. Confermata, per l’Italia, la previsione di un +0,7% del Pil per il 2024 e +1,2% per il 2025. Per quanto riguarda i servizi, l’indice Pmi dei responsabili agli acquisti segna in Italia 51,2 da 49,8 di dicembre: si tratta del primo incremento in sei mesi, incremento che per gli analisti è legato al maggiore interesse dei consumatori e al recente flusso di nuovi clienti. Il dato è anche superiore alle attese degli analisti, che puntavano su 50,7. Anche l'indice Pmi composito, formato oltre che dai servizi dal manifatturiero, è migliorato, arrivando a 50,7 dai 48,6 di dicembre.
È invece ai minimi da tre mesi l'indice Pmi del settore servizi nei Paesi dell’area euro, che a gennaio si è attestato a 48,4 confermando la lettura preliminare (a dicembre era 48,8). Il Pmi composito a 47,9 (era 47,6 a dicembre) ha confermato anch'esso il preliminare: l'indice, che nasce dalla “somma” del manifatturiero e dei servizi, è salito al valore più alto in sei mesi e nonostante sia ancora inferiore alla soglia critica di 50, indicando quindi una contrazione dell'attività dell'eurozona, ha registrato il più debole tasso di declino dallo scorso luglio. Il Pmi servizi della Germania, la principale economia europea, è scivolato ulteriormente sotto la soglia cruciale di 50,0, segnando un valore pari a 47,7 (la lettura preliminare era 47,6) e il Pmi composito 47 (da una lettura preliminare di 47,1). Per quanto riguarda la Francia, l’indice dei servizi è sotto la soglia di 50 e si contrae per l'ottavo mese consecutivo. Con un valore di 45,4, l'indicatore principale è sceso rispetto al 45,7 di dicembre ed è indicativo di una solida riduzione dell'attività commerciale nel settore dei servizi francese. Le attese erano per una flessione a 45. Fuori dall’eurozona, bene l’indice servizi Pmi della Gran Bretagna, che ha registrato a gennaio un valore di 54,3 in aumento rispetto al 53,4 di dicembre e al di sopra del valore cruciale di 50,0 per il terzo mese consecutivo. Il dato è anche superiore alle stime di 53,8.
Interessante, per lo scenario macroeconomico, anche il report diffuso ieri dall’Ocse, che sottolinea come la crescita globale si sia dimostrata resiliente nel 2023 e l’inflazione sia diminuita più rapidamente del previsto. La situazione attuale varia però da Paese a Paese, con la forte crescita in particolare negli Stati Uniti e di molte economie emergenti compensata dal rallentamento nella maggior parte dei Paesi europei. Gli indicatori recenti, sottolinea il rapporto, indicano ora una moderazione della crescita, anche a causa degli effetti delle condizioni finanziarie più restrittive. Anche gli attacchi alle navi nel Mar Rosso, viene spiegato, hanno alzato la pressione sui prezzi e provocato ritardi nelle consegne e nella produzione.
La crescita globale del Pil dovrebbe attestarsi sul +2,9% nel 2024, dal 3,1% del 2023, prima di risalire al +3% nel 2025. Negli Usa la crescita dovrebbe rallentare al +2,1% nel 2024 e all’1,7% nel 2025; l’area euro dovrebbe attestarsi sul +0,6% nel 2024 e +1,3% nel 2025; la Cina dovrebbe crescere del +4,7% nel 2024 e del +4,2% nel 2025. L’inflazione dovrebbe tornare sui livelli obiettivo in gran parte dei Paesi del G20 entro la fine del 2025: in particolare l’inflazione “core”, che esclude gli elementi più volatili come cibo ed energia, dovrebbe scendere al 2,4% nel 2024 e al 2,1% nel 2025.