Le
sebadas di Sardegna sono ufficialmente un prodotto a Indicazione geografica protetta (Igp). Il tipico dolce sardo è stato
iscritto ufficialmente nel registro dei prodotti Igp europei lo scorso 3 luglio. Il decreto include tutte le (numerose) varianti del nome: sebadas, ma anche seadas, o sabadas oppure seattas oltre a savadas e sevadas.Il governo italiano aveva richiesto la registrazione delle sebadas lo scorso 20 marzo e l’Unione europea non ha ricevuto opposizioni alla richiesta italiana. Perché il prodotto possa essere Igp deve avere
caratteristiche precise: tra queste, indicate nel disciplinare, deve essere prodotto in Sardegna, non superare il
peso di 300 grammi, contenere
strutto,
formaggio (che può essere pecorino, caprino o vaccino), e scorza di
arancia o
limone. Lo
zucchero nel ripieno e il
tuorlo d’uovo nell’impasto sono ammessi ma non indispensabili. Sopra vanno ricoperte di
miele o
zucchero.La storia delle sebadas è inseparabile da quella della Sardegna. Secondo la tradizione questo dolce era servito al
pastore al rientro dalla transumanza come piatto di bentornato, anche come ringraziamento per il lavoro fatto.Le sebadas, è scritto nel
disciplinare, «costituiscono il trait d’union tra le due filiere tradizionali e fondamentali del comparto agro alimentare sardo: quella cerealicola e quella lattiero-casearia, a cui si aggiunge l’impiego dello strutto, a testimoniare la relazione indissolubile anche con l’allevamento suino. Altro elemento fortemente radicato nell’economia e nella cultura isolana».
Nota il sito di settore Qualivita che con le sebadas salgono a 323 i prodotti a indicazione geografica italiani, ai quali si aggiungono 527 vini, per un totale di 850 denominazioni protette. La Sardegna conta 42 denominazioni DOP IGP, di cui 9 cibi e 33 vini.