Sindacati. Sbarra alla guida della Cisl: «Aprire la concertazione»
Il nuovo segretario generale Cisl, Luigi Sbarra, assieme al segretario uscente Annamaria Furlan al Consiglio generale Cisl / Cisl
Un cambio al timone ma non un cambio di rotta. Al vertice della Cisl arriva Luigi Sbarra, eletto ieri dal Consiglio generale in sostituzione di Annamaria Furlan, che ha deciso di lasciare con oltre un anno di anticipo l’incarico che ricopriva da 7 anni. «Il solco è tracciato, sia nell’impostazione sindacale e politica, sia nella progettualità organizzativa », ha sottolineato il nuovo segretario generale che nel suo intervento di debutto ha avuto parole di elogio e di «profonda gratitudine» per la leader uscente. Lei, che di Sbarra è stata la “grande elettrice” ricambia la stima: «Passo il testimone in mani sicure», ha osservato, «Luigi sarà un grande segretario».
Un avvicendamento più che amichevole, “bollinato” alla quasi unanimità (168 voti su 173 presenti) dal parlamentino Cisl. Del resto Sbarra era stato richiamato nella segretaria confederale due anni fa come segretario generale aggiunto. Era da tempo il candidato naturale alla successione. La novità, in realtà non del tutto inaspettata, è stata la scelta dei tempi. Furlan aveva già detto di non volersi ricandidare al congresso confederale, il cui iter inizierà nei prossimi mesi e si concluderà a dicembre, per consentire un ricambio nel gruppo dirigente. Forse anche il momento politico ha propiziato il cambio, in modo da concorrere con la necessaria continuità alla difficile uscita del Paese dalla pandemia e al rilancio economico sperato nei prossimi anni.
Un paio di settimane fa l’annuncio: a marzo lascio l’incarico, ha fatto sapere l’ex segretaria, la prima donna a guidare il sindacato italiano più vicino ai valori cattolici e i suoi 4 milioni di iscritti. Nessun colpo di scena e niente strappi stavolta, come avvenne in occasione dell’uscita di due segretari come Savino Pezzotta e Raffaele Bonanni. Al centro del discorso di Sbarra di fronte al consiglio Cisl (che si è aperto con un ricordo di Franco Marini, lo storico leader recentemente scomparso) l’obiettivo di ridare centralità al lavoro, la coesione sociale, e l’apertura di una «vera e rinnovata stagione di concertazione »: occorre, ha detto, costruire un moderno Patto sociale che «consenta all’Italia di approdare ad un modello di sviluppo che coniughi solidarietà e competitività, partecipazione e produttività ».
Il nuovo segretario ha fatto riferimento all’occasione «storica» del Recovery plan e, nell’immediato, all’accelerazione il piano vaccini (da avviare anche nei luoghi di lavoro con nuovi protocolli di sicurezza), passaggi obbligati per ridare slancio alla nostra economia e tamponare l’emorragia dei licenziamenti. In questi mesi di pandemia «abbiamo toccato il picco di oltre 9 milioni di persone in cassa integrazione e nel 2021 corriamo il rischio di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro», dopo i «quasi 500 mila» già persi, è l’allarme di Sbarra. Necessaria quindi la proroga delle protezioni sociali, a cominciare dall’estensione del blocco dei licenziamenti, degli ammortizzatori e delle indennità Covid. «Apprezziamo» il fatto che nelle linee programmatiche il premier Mario Draghi abbia «fatto riferimento all’esigenza di difendere e proteggere 'tutti i lavoratori', come anche il forte accento sulle politiche attive - ha osservato il neo-segretario . Senza però innamorarci delle parole. Valuteremo e metteremo a verifica i fatti». Dialogo aperto sulle riforme: ammortizzatori sociali ma anche fisco più equo e P.a.
Per Sbarra resta anche importante «l’unità di azione con Cgil e Uil, su cui Annamaria Furlan ha impegnato tante energie», unità che però «non deve essere un feticcio fine a se stesso, né omologazione a un pensiero unico, ma costruzione di una proposta di sintesi in grado di rispondere a tutte le sensibilità». Sessantun anni, calabrese della Locride, dipendente dell’Anas, Sbarra ha una lunga carriera sindacale alle spalle, iniziata tra i braccianti agricoli e proseguita con la segreteria provinciale a Reggio Calabria e poi quella regionale . L’arrivo a Roma nella segreteria confederale è del 2009. Poi la parentesi dal 2015 al 2018 come numero uno della Fai, federazione che rappresenta agricoltura, ambiente e industria alimentare (dove concorre all’approvazione della storica legge contro il caporalato) prima di tornare nel vertice come numero due. Ora tocca a lui stare al timone.
«Mai avrei sognato, quando da giovane mi innamorai dell’attività sindacale, di poter essere eletto un giorno segretario generale della Cisl. Spero davvero di essere degno», ha esordito ieri. Per lui un successo personale, ma anche una grande sfida: far navigare il secondo sindacato italiano nei mari tempestosi e incogniti della peggiore crisi economica e occupazionale della storia recente.