Al via i saldi invernali. La stagione degli acquisti scontati 2012 si apre oggi in Sicilia e in Basilicata, ma in quasi tutte le regioni e nelle grandi città - da Milano a Roma, da Torino a Bologna, Firenze, Napoli e Bari - partirà giovedì 5 gennaio. A fare eccezione sono il Molise e la provincia autonoma di Bolzano dove si dovrà invece attendere il 7 gennaio, mentre i valdostani, come da tradizione, aspetteranno fino al 10 gennaio. Per Trento la data è libera. Tutto pronto, dunque, per l'appuntamento ufficiale, anche se - tra crisi economica e consumi al palo - sconti, promozioni e sottoscosto imperversano un po' ovunque già da settimane. Con le svendite invernali ogni famiglia, secondo una stima dell'Ufficio studi di Confcommercio, spenderà in media 403 euro per l'acquisto di capi d'abbigliamento e accessori, per un valore complessivo di 6,1 miliardi di euro, pari al 18% del fatturato annuo del settore (una stima più o meno sugli stessi livelli dell'anno scorso). In media - secondo la stessa indagine - ogni persona spenderà 168 euro. Una previsione che però viene giudicata ottimistica dalle associazioni dei consumatori. Mentre per la Confesercenti i commercianti si attendono «una leggera flessione, coerentemente alla situazione economica dell'Italia».Il Codacons, al contrario, prevede un clamoroso flop per i prossimi sconti stagionali, sostenendo che solo il 40% delle famiglie potrà permettersi qualche acquisto e la spesa procapite si attesterà sui 110 euro, così da portare - in base ai primi risultati emersi da una propria indagine - un calo delle vendite che raggiungerà «quota -30%» rispetto ai precedenti saldi invernali. Anche Federconsumatori e Adusbef si aspettano nulla di buono: la spesa complessiva per i saldi, secondo prime stime delle stesse associazioni dei consumatori, sara' di appena 2,4 miliardi di euro e ogni famiglia spenderà in media, quindi, circa 223 euro. Al di là della disputa sulle cifre e sulle previsioni, i commercianti confidano che i saldi portino una boccata d'ossigeno per le vendite, fino ad oggi per niente brillanti, a causa in primo luogo della crisi economica ma anche della stagione mite che non ha spinto gli acquisti autunno-inverno. Restano, intanto, valide le regole d'oro per evitare "bufale", a partire dall'indicazione obbligatoria per il negoziante del prezzo: quello normale di vendita, lo sconto e il prezzo.
CONFIMPRESEROMA: SU SALDI E ORARI LIBERI QUALCOSA NON FUNZIONA«Gli ultimi mesi li abbiamo passati a parlare di liberalizzazioni. Erano e sono tanti gli "ottimisti" che hanno proposto ai commercianti la ricetta: più gli esercizi restano aperti e più la gente spenderà. Forse su questopunto dovrebbero ricredersi. Fosse questa la soluzione, molti di noi rimarrebbero aperti anche la notte. Qualcuno davvero crede che ciò possa essere possibile? Solita presa in giro. Non hanno neanche il coraggio delle proprie opinioni, ovvero che tutto si fa per favorire intenzionalmente e pesantemente la grande distribuzione. Siamo stufi, in gravissima difficoltà e con una gran voglia di contestare quanto ci viene imposto legislativamente da Governo centrale e locale». È quanto dichiara in una nota il presidente di ConfimpreseRoma, Alessio Russo. «I soliti noti, potrebbero accusarci, e lo faranno, di populismo. Noi lo saremo pure, ma non ci sembra intelligente andare a dire alle piccole imprese: 'Permettiamo di rimanere aperti 24 ore su 24 per 365 giorni l'anno così aumenteremo gli incassì. Perché non vengono loro un solo giorno dentro le nostre attività e toccare con mano quante ore ci sottraggono al nostro lavoro con le loro norme senza dubbio discutibili, per non dire di più». LA REGIONE TOSCANA RICORRE ALLA CONSULTALa Regione Toscana impugnerà di fronte alla Corte Costituzionale le ultime norme del governo sulla liberalizzazione del commercio. «La liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture è solo un altro regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese. Un minimo di regole è utile anche alla concorrenza. Tutto questo mentre bisognerebbe invece rilanciare il piccolo commercio per fini sociali, di sicurezza, vivibilità e di identità». È il parere del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.