6 luglio. Saldi estivi al via dopo l’effetto clima sugli acquisti
Questi saldi estivi saranno anche i primi con le nuove regole del Codice del consumo, sulla cui base Confesercenti lancia l'iniziativa "Saldi trasparenti": un vademecum di regole a cui sono chiamati ad aderire gli associati per rendere migliore l'esperienza dello shopping di fine stagione. Regole che vanno dalla necessità di indicare in maniera chiara il prezzo di partenza, la percentuale dello sconto e il prezzo finale, alla possibilità di sostituire il capo, accompagnato dallo scontrino, entro i 15 giorni successivi all'acquisto.
Vendite di fine stagione al via: l’inflazione e il caldo improvviso fanno crescere l'interesse degli italiani per i saldi estivi, che iniziano il 6 luglio in tutte le regioni italiane con l'esclusione delle province autonome di Trento e Bolzano.
Da un lato le temperature in aumento dopo il maltempo delle scorse settimane e dall'altro la ripresa del turismo nelle città italiane potrebbero rivelarsi i fattori decisivi per sospingere i saldi estivi, anche se sulla spesa dei consumatori incombe il caro-prezzi che potrebbe ridurre il budget procapite da dedicare agli sconti di fine stagione.
Secondo le stime dell'ufficio studi di Confcommercio quest'anno per l'acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media 213 euro - pari a 95 euro pro capite - per un valore complessivo di 3,4 miliardi di euro.
La scelta operata per la prima volta in Italia da tutte le regioni di partire giovedì 6 luglio con i saldi estivi «evita un'inutile concorrenza tra territori – ha spiegato il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni – . Saranno saldi importanti per i consumatori che potranno acquistare articoli di moda a prezzi molto convenienti e rinnovare il guardaroba estivo con nuovi colori, modelli e tendenze che corrispondono ad una voglia di socialità e d'innovazione. Anche in quest'occasione i negozi di moda contribuiranno in maniera sostanziale al contenimento dei prezzi e, di conseguenza, dell'inflazione. E ci aspettiamo una crescita delle vendite di circa il 5% rispetto al 2022».
Oltre 6 italiani su 10 - il 61% - prevede di acquistare in saldo almeno un prodotto di abbigliamento, calzature e accessori, con un budget previsto di 227 euro a persona. Un ulteriore 30%, invece, è pronto ad acquistare se dovesse trovare l'offerta giusta, almeno secondo quanto è emerso da un sondaggio sulle intenzioni di acquisto, condotto da Ipsos per conto di Confesercenti.
L'interesse da parte dei consumatori è motivato, in parte, dal caro-vita: le famiglie vogliono compensare con qualche acquisto in offerta i tagli effettuati al budget per abbigliamento e calzature durante l'anno. Incide anche il cambiamento improvviso delle temperature, soprattutto dopo una primavera più fredda del solito che ha frenato notevolmente gli acquisti di capi e calzature primaverili ed estivi: il 38% dei consumatori ammette che, tra marzo e giugno, ne ha comprati meno dell'anno precedente, visto il persistere di un meteo incerto.
Per quanto riguarda il budget, i consumatori che acquisteranno pensano di allocare un budget medio di 227,35 euro, anche se oltre un terzo di chi vuole comprare in saldo prevede di spendere meno di 100 euro (24,9% meno di 100 euro, 9,2% fino a 50 euro), mentre solo il 14,1% spenderà più di 300 euro (il 10,3% tra i 300 ed i 500, il 3,8% oltre 500 euro). Le famiglie che investiranno di più nei saldi sono quelle del centro (253,07 euro a persona), mentre nelle Isole si prevede una spesa al di sotto dei 200 euro.
Mettere in vendita T-shirt e bermuda al 30 o al 50% di sconto si rivelerà, però, per gli esercenti, tutt’altro che conveniente. Almeno secondo i loro rappresentanti della Federazione italiana settore moda Confesercenti (Fismo), che alcuni giorni fa avevano chiesto di spostare la data delle svendite di due settimane, al 21 luglio. «Non si può svendere prima di vendere», aveva sottolineato Benny Campobasso, presidente di Fismo Confesercenti, in una lettera indirizzata a Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza Stato-Regioni, organismo che ha stabilito quest’anno una data di avvio dei saldi unica in tutta Italia. «Aprile e maggio – nella nota dei commercianti – sono stati caratterizzati dal maltempo e da temperature sotto la media del decennio, e lo stesso giugno è stato finora dominato da piogge e temperature instabili. Un quadro sfavorevole, che ha inciso sul ciclo primaverile delle vendite nel comparto. In questa situazione, l’avvio dei saldi rischia di seguire di pochissimo o addirittura di precedere l’inizio dell’estate meteorologica, costringendo di fatto i negozi a mettere “in saldo” l’intero magazzino estivo senza avere avuto la possibilità di vendere al prezzo normale ». A faticare sono sempre di più i piccoli negozi, stretti tra le grandi catene e le vendite via web. Negli ultimi quattro anni i negozi moda sono diminuiti di oltre 8mila unità, contribuendo alla desertificazione commerciale di molte città.
Secondo Fismo «occorre continuare a lavorare affinché i saldi tornino ad essere vendite di fine stagione e per un divieto serio di vendite promozionali nei trenta giorni antecedenti. Alcuni hanno già messo dei capi in promozione. Una concorrenza più che sleale, che non possiamo più tollerare: bisogna fermarla».
Il comparto moda ha avuto dopo la pandemia un’immediata ripartenza, ma già nel 2022 la spesa dei consumatori è tornata a scendere, assestandosi sui 29,8 miliardi, quasi 900 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente e 5,3 miliardi sotto i valori del 2019. Martedì scorso l’Osservatorio permanente Confimprese-Jakala segnalava una flessione a maggio del 16,2 per cento dei consumi nel settore abbigliamento-accessori rispetto a maggio 2022, giustificata con la dinamica meteorologica stagionale. «Emerge anche l'impatto dell'inflazione e si registra un ritorno verso negozi fisici più distanti - ha sottolineato Alessandro Olivari, senior partner Jakala -. Si registra un +15% di chilometri percorsi rispetto al secondo trimestre 2021, forse anche perché il consumatore è alla ricerca di promozioni e sconti». Certo è che per molti consumatori i saldi sono quasi l’unico momento in cui è possibile comprare.
Il Codacons, tra l’altro, ricorda che proprio con questi saldi estivi scattano le nuove misure previste dal decreto legislativo approvato lo scorso 7 marzo, in attuazione della direttiva dell’Unione Europea 2019/2161. Le nuove disposizioni impongono norme rigide sulla trasparenza dei prezzi, prevedendo sanzioni più pesanti in caso di pratiche commerciali scorrette.
Nel mirino gli “sconti farlocchi”, la pratica di alzare il prezzo di un prodotto prima di applicare la percentuale di sconto durante i saldi. Un illecito che ora non sarà più attuabile: la nuova normativa Ue prevede infatti l'obbligo per i negozianti di indicare, oltre alla percentuale di sconto e al prezzo finale, anche il prezzo più basso (e non più il prezzo di listino) applicato nei 30 giorni precedenti. Oltre alla denuncia all'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), i negozianti che non rispetteranno la nuova norma rischiano sanzioni da 516 a 3.098 euro (1.032 euro se il pagamento è immediato) e variano da regione a regione.