Economia

Festival. Rotolando verso sud, da Lecce a Ragusa sulle rotte della fotografia

Giuseppe Matarazzo sabato 31 agosto 2024

Uno scatto del progetto “Limen, soglie di passaggio” realizzato dal fotografo Mario Cresci per il Ragusa Photo Festival

Rotolando verso Sud, sopra «l’onda stanca» di un travolgente successo dei Negrita, l’obiettivo punta su due città di pietre bianche e dorate, scolpite e intarsiate di esuberanza barocca. Città di terra, ma non lontane dal mare. Città baciate dal sole e accarezzate dal vento. Città di frontiera, all’estremità della Sicilia una, della Puglia l’altra. C’è il Mezzogiorno nel mirino di questo viaggio che unisce idealmente Ragusa e Lecce, passando e sostando per Corigliano, in Calabria. Città legate dalla storia e dalla cultura di cui sono intrise molte realtà del pensiero meridiano. Città unite a settembre dalla fotografia. Rotolando, o meglio, scattando (con passi e clic meditati) verso Sud. Così ci sono le fotografie che scattiamo mentre viaggiamo, romanticamente con la reflex al collo o più semplicemente con i nostri inseparabili smartphone. Ci sono le fotografie che ci permettono di viaggiare con gli occhi e la mente mentre sfogliamo un catalogo anche seduti in salotto. E poi c’è la fotografia che chiama il viaggio: mostre e festival che da soli valgono il nostro andare. È ciò che avviene in questo Grand Tour da Ragusa a Lecce, seguendo un fil rouge di parole e immagini. Dove si rotola e si scatta con i tempi più che analogici del Sud. Con festival che aiutano a vedere i luoghi con una luce diversa, arte che si aggiunge all’arte, aprendo nuovi orizzonti; a scoprire le città e i loro centri limitrofi in maniera inedita e lungo strade meno battute, attraverso le location dove la fotografia si mostra; a incontrare autori, noti e meno noti, partecipando a dibattiti su temi che hanno molto a che fare con il viaggio.

Uno scorcio di Ragusa Ibla - © Nando Lardi - Icp

«Ogni pausa è cielo in cui mi perdo», scriveva il poeta modicano Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura. Partire, viaggiare, ma anche fermarsi. Sono questi versi a guidarci al Ragusa Foto Festival 2024 (la dodicesima edizione, dal 30 agosto al 30 settembre) con l’intento di riflettere sul bisogno urgente di prendere consapevolezza del tempo, aprire altri “cieli” in cui potersi perdere grazie a fotografi di grande valore artistico e umano. Ragusa, con la sua anima antica di Ibla, l’imponente Duomo di San Giorgio, i palazzi del Settecento che trasudano la voglia di riscatto della ricostruzione dopo il terremoto del 1693; luoghi densi di letteratura, di storia, di vite che scorrono fra le piazze assolate e la penombra delle stanze, dietro una finestra. Fra pause e scatti in un angolo di Sicilia rimasta autentica, con le strade di pietra e le campagne disegnate dai muri a secco, dove l’industria non è arrivata pesantemente, ma la ricchezza ha il valore semplice delle mani segnate dalla terra. Così Mario Cresci in una residenza d’artista restituisce una visione particolare del territorio ibleo lungo il “ Limen, soglie di passaggio”, in dialogo con le preziose cartografie della Sicilia, testimonianza della lettura geopolitica dell’Isola tra il Cinquecento e l’Ottocento, raccolte nella prestigiosa Collezione della Fondazione “Cesare e Doris Zipelli” della Banca Agricola Popolare di Ragusa. Lavori che saranno in mostra a Palazzo Garofalo, fra le chicche di questo festival fondato e diretto da Stefania Paxhia, con la direzione artistica di Massimo Siragusa. Nel weekend inaugurale, fino a domani, esperti nazionali e internazionali saranno impegnati in eventi, seminari, workshop e talk, letture portfolio e premiazioni, accompagnando il vernissage delle 15 esposizioni – 13 personali (fra queste Dormire, forse sognare del grande fotografo di Bagheria, Ferdinando Scianna) e 2 collettive – allestite in quattro splendide location (Palazzo Cosentini, Palazzo La Rocca, la chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri e l’interno del Giardino Ibleo).

Il cuore di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza - © Icp

Da Ragusa a Lecce, il viaggio nel Sud con la fotografia, fa tappa e sosta, in Calabria, a Corigliano, dove dal 7 settembre al 3 novembre, al Castello Ducale, va in scena uno dei festival di fotografia più longevi in Italia. Con la direzione artistica di Gaetano Gianzi, l’appuntamento offre un’ampia gamma di attività e mostre con, fra gli altri, Pino Ninfa, autore dell’anno, con un lavoro che interpreta proprio la città di Corigliano – Rossano, intitolato I suoni del tempo, e Gianfranco Jannuzzo con Gente mia. Il delizioso centro di case colorate, nel lato ionico della provincia di Cosenza, abbarbicato sulla cima del Colle Serratore, domina la Piana di Sibari. Tra i più bei castelli calabresi, quello di Corigliano fu edificato nel 1073 su volere di Roberto il Guiscardo. Del nucleo originario, ampiamente rimaneggiato e ristrutturato, fanno parte la chiesa di San Pietro e le torri, il mastio circolare e la torretta ottagonale con funzione di belvedere. A quest’ultima si accede attraverso una suggestiva scala elicoidale circondata da affreschi, particolarmente amata dagli instagrammer. Una passeggiata nel centro storico rivela altre bellezze, come la Matrice di Santa Maria Maggiore, la Collegiata di San Pietro, il Convento di San Francesco di Paola, meta di pellegrinaggi e tappa del Cammino Francescano in Calabria.

Una vista dall’alto di Matino (Lecce) con le sue caratteristiche case bianche - © Ufficio stampa Yeast Photo Festival

Da qui il viaggio riparte verso Nord, per poi svoltare a gomito nel tacco dello stivale, giù verso il Basso Salento: ed ecco l’incanto barocco di Lecce, ben diverso da quello del Val di Noto. Qui spiccano la basilica di Santa Croce (1548-1646), il vicino Palazzo del Governo, la scenografica piazza del Duomo. Barocco e fotografia per la terza edizione di Yeast Photo Festival (dal 19 settembre al 3 novembre) a Lecce, ma anche a Matino, Racale e Castrignano de’ Greci, uno dei centri, quest’ultimo che fa parte della Grecìa Salentina, un'isola linguistica ellenofona in cui si parla un dialetto neo-greco noto come grico. Tre centri diversi di un Salento inedito, da scoprire fra una mostra e l’altra. L’affascinante nucleo storico di Matino, sulla collina di sant’Eleuterio, sulle ultime estensioni delle serre salentine, è avvolto tra due spettacolari canyon carsici antichi, noti come “Universo” a nord e “Reale” a sud. Da vedere la chiesa matrice di San Giorgio, la chiesa della Madonna del Carmine, l’Arco della Pietà vero e proprio simbolo di Matino, costruito interamente in tufo a pianta quadrangolare, addossato proprio alla Chiesa della Pietà. E poi il Palazzo Marchesale Del Tufo, cuore delle esposizioni del festival, unico nel suo genere nel Salento, risalente al 1500, oggi di proprietà comunale. Racale, il cui nome potrebbe derivare dal culto per il mito di Eracle e il cui territorio è stato abitato sin dalle epoche più antiche della storia, conserva monumenti e testimonianze che risalgono alla civiltà messapica, fiorita ben prima dell'arrivo dei Greci e dei Romani. Come la “Specchia”, costituita da un enorme cumulo a struttura semiconica di pietre informi e di un Dolmen conosciuto con il nome di “Ospina” dal luogo dove sorge una torre fortificata del XVI secolo. Nel centro storico, numerose chiese, fra cui la Matrice dedicata a San Giorgio con all'adiacente Torre campanaria cinquecentesca o la chiesa di Santa Maria La Nova, che accoglie delle esposizioni. Tra i monumenti che adornano la città, oltre alle chiese, merita una visita il Palazzo Ducale dei Basurto con due torrioni del XVI secolo. Fra pietre di storia antica e le tavole della ricca cucina salentina, si riflette sul cibo. «I nostri piatti, parafrasando Claude Lévi Strauss, sono il linguaggio attraverso il quale la società traduce inconsciamente la sua struttura - afferma Edda Fahrenhorst, direttrice artistica di Yeast Photo Festival -. Noi spesso non abbiamo consapevolezza di quello che mangiamo. Ignoriamo che dietro un frutto trendy come l’avocado vi siano storie di criminalità organizzata e sfruttamento delle risorse idriche. In quindici lavori provenienti da molti Paesi del mondo saranno presentati diversi aspetti della questione per stimolare la riflessione e la discussione ». In una terra piena di sapori e che sa mantenere salde tradizioni e stili di vita. In un Sud che invece di rotolare, prova a... scattare un’altra fotografia di futuro.