Economia

Lutto. Mundell, il Nobel che pensò l'euro, ispirò Reagan, si trasferì in un castello

Pietro Saccò lunedì 5 aprile 2021

Robert Mundell a una conferenza universitaria

Per quasi quarant’anni alcuni dei più autorevoli economisti del mondo si sono riuniti periodicamente a Monteriggioni, in provincia di Siena. Verso l’inizio o la fine dell’estate si ritrovavano nella frazione di Santa Colomba, in un maestoso palazzo rinascimentale che da secoli è conosciuto come Villa Petrucci, perché fu Pandolfo Petrucci, allora signore di Siena, a volerlo costruire sui ruderi di un castello. Per gli economisti che ci andavano però quella villa dai soffitti affrescati era Palazzo Mundell. E lì infatti che aveva stabilito la sua dimora, e che è morto domenica a 88 anni, Robert Mundell, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 1999.

Mundell è stato un economista tanto influente quanto controverso,considerato allo stesso tempo uno dei più grandi padri teorici dell’euro e l’ispiratore della supply side economics di Ronald Reagan.

Nato in Canada, ha studiato a Londra e negli Stati Uniti, dove ha insegnato per decenni, prima all’Università di Chicago e poi alla Columbia University di New York.

Dagli anni ‘60 ha approfondito il modo in cui i tassi di cambio tra valute diverse influiscono sull’economia e sulle attività delle imprese. È arrivato a sostenere che potrebbe essere vantaggioso per diversi Paesi introdurre una moneta comune, a condizione che i lavoratori possano muoversi liberamente da un Paese all'altro. I governanti di quella che allora si chiamava Cee lo hanno arruolato per costruire quello che poi sarebbe diventato l’euro. Prima come consulente del Comitato monetario della Commissione europea monetaria, poi come membro del Gruppo dei Nove per economica e monetaria in Europa. Il Nobel gli è stato conferito nel 1999, cioè proprio nell’anno dell’introduzione dell’euro, «per la sua analisi delle politiche monetarie e fiscali sotto diversi regimi di cambio e per la sua analisi delle aree valutarie ottimali».

Villa Petrucci, la residenza toscana di Mundell - CC LigaDue Wikimedia Commons

Mundell ha inciso sulla storia dell’economia contemporanea anche sul fronte fiscale. È stato il principale ispiratore della politica yankee di Ronald Reagan: negli anni Ottanta la combinazione di drastici tagli alle tasse, soprattutto per i più ricchi, e politica monetaria rigida per per tenere sotto controllo l’inflazione veniva soprannominata “Mundell mix”. L’idea di base della “supply side economics” di Mundell è che tagliare le tasse su redditi di lavoratori e imprese si ripaga da sé grazie alla crescita economica che queste misure possono generare.

Di queste idee e dell’evoluzione della politica economica mondiale il premio Nobel discuteva con gli economisti che invitava a Palazzo Mundell per la “Santa Colomba Conference”. Comprò la villa nel 1969 dal convitto Piccolomini di Siena, su suggerimento di un’amica della moglie, per circa 20mila dollari quando ancora non aveva nemmeno gli attacchi alla rete elettrica.

Paul Krugman, altro vincitore del Nobel per l’Economia, in Peddling Prosperity si prese gioco di Mundell dicendo che negli anni ‘70 aveva «abbandonato la convenzionalità in molti modi» non intervenendo più ai tradizionali seminari economici e iniziando a «tenere le sue conferenze in una villa scricchiolante e semi-abitabile vicino a Siena».

Quando vinse il Nobel, che prevede un premio in denaro da circa un milione di dollari, Mundell spiegò che avrebbe usato la maggior parte di quei soldi per ristrutturare il palazzo.