L'intervista. Rinnovo del contratto per un milione di edili
Stefano Macale, segretario nazionale Filca Cisl
Firmato l’altra notte da Ance, assieme alle organizzazioni cooperative di settore, e i rappresentanti di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil il rinnovo del Contratto collettivo nazionale dei lavoratori (Ccnl) dell’edilizia.Tra i punti qualificanti dell’accordo, oltre all’aumento dei minimi salariali: un protocollo imprese-sindacati che contiene alcune azioni unitarie per il rilancio del settore, l’istituzione di un Fondo sanitario nazionale per i lavoratori dell’edilizia, incentivi mirati a promuovere l’occupazione giovanile e le nuove assunzioni e a sostenere i prepensionamenti e il rafforzamento dell’efficienza del sistema bilaterale.
Due anni di trattativa e due scioperi generali. In dieci anni di crisi, l’edilizia ha perso oltre 600mila addetti e 120mila imprese. E ora il rinnovo del contratto per provare a ridare una boccata d’ossigeno al comparto. Stefano Macale, segretario nazionale della Filca Cisl, è soddisfatto. «È un risultato positivo. In un quadro economico difficile siamo riusciti a strappare miglioramenti non solo economici per circa un milione di addetti. Abbiamo sempre creduto nelle relazioni tra le parti sociali».
Quali sono le novità?
Da un punto di vista salariale abbiamo ottenuto un aumento a parametro 100 (operaio comune) di 55 euro (71,50 operaio specializzato), l’aumento di altri due euro (a parametro 100, che diventano 2,6 per operaio terzo livello) del contributo collettivo obbligatorio per la previdenza complementare (Prevedi), un aumento totalmente a carico delle imprese delle aliquote per sanità integrativa (0,35% sulla massa salari).
E poi c’è anche un fondo per il prepensionamento.
È vero. Con il raddoppio del contributo da +0,10% a +0,20% daremo la possibilità a circa 3mila lavoratori di anticipare l’uscita di un anno sfruttando l’Ape social.
In pratica avete salvato anche la contrattazione territoriale...
Abbiamo individuato nel 1° luglio 2019 la data per la ripartenza delle trattative di secondo livello. La scadenza del contratto è stata fissata al 30 settembre 2020, allineandola alla fine dell’anno della Cassa Edile. L’obiettivo raggiunto è stato appunto quello di rimettere le Casse Edili al centro di servizi a favore dei lavoratori.
Cosa avete previsto per favorire l’inserimento lavorativo?
Puntiamo al rilancio delle scuole edili e dei Comitati paritetici territoriali per la sicurezza, con una particolare attenzione alla formazione dedicata alle nuove tecniche costruttive, ai nuovi materiali, all’industrializzazione 4.0 del cantiere. Tra le novità più significative il potenziamento del Fondo nazionale per il ricambio generazionale e l’istituzione di un Fondo per incentivare l’occupazione giovanile anche al fine di qualificare sempre di più il settore.
Cosa chiedete per combattere il caporalato e il lavoro nero?
Va ripristinato il Durc per congruità, così come era stato concordato nell’accordo del 2018 per le aree colpite dal sisma. Ancora non si vedono gli effetti dell’accorpamento dell’Ispettorato del lavoro. E anche sulla questione appalti non possiamo delegare l’Anac. Serve un atto di responsabilità da parte di tutti e servono le competenze per evitare infiltrazioni. Adesso le sfide da affrontare sono la lotta al dumping contrattuale, e quindi l’applicazione del contratto edile a tutti i lavoratori impegnati nei cantieri. La vera ripresa del settore si otterrà con la realizzazione delle infrastrutture necessarie al rilancio del Paese e con l’accelerazione della cantierizzazione di più opere possibili, soprattutto al Sud.