Economia

Il bilancio. Rimanere al verde, l'ambizione di Jeep

Alberto Caprotti venerdì 27 dicembre 2019

Marco Pigozzi, responsabile marketing prodotto Emea di Jeep

Che sia Jeep, con i suoi numeri e i suoi modelli, la ragione più importante che ha spinto i francesi di PSA ad accelerare la fusione con Fca, non è certo un segreto. Forte di sei anni consecutivi di crescita sul mercato Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) e marchio trainante e di riferimento per tutta Fiat-Chrysler, è impressionante la scalata del brand che nel 2013, quando entrò a far parte del Gruppo italo-americano, vendeva a livello globale 700 mila auto all’anno: nel 2018 le Jeep immatricolate sono diventate 1,6 milioni. Un risultato frutto dell’ampliamento della gamma, con l’inserimento di nuovi modelli in grado di attirare nuovi clienti, del boom di vendite negli Usa e dall’accorta delocalizzazione della produzione che oltre al Nord America conta stabilimenti in Italia, a Melfi, Brasile, Cina e India.

Alla vigilia della svolta verso la progressiva elettrificazione di tutta la gamma, quello che si chiude è stato un anno positivo anche in Europa. A ottobre l’aumento è stato dell’1,2% (+5% su base annuale), leggermente più alto dell’1% registrato in Italia. Grazie soprattutto ad alcuni modelli come la Renegade, Jeep metterà a bilancio a fine 2019 quasi 196 mila vetture immatricolate.

A fare il punto sulle novità della nuova stagione improntata alla sostenibilità a tutti i livelli è Marco Pigozzi, responsabile marketing prodotto Emea del brand, che annuncia l’obiettivo di Jeep: «Diventare il marchio produttore di Suv più “green” del mercato». Il processo di decarbonizzazione infatti non si esaurisce solo con l’arrivo in primavera della versione ibrida plug-in (Phev) della Renegade, alla quale seguirà, poche settimane dopo, l’equivalente su base Compass, ma - spiega Pigozzi - «prosegue anche nei siti produttivi: Melfi in cinque anni ha ridotto del 70% il consumo di acqua e del 40% le emissioni di CO2. Oggi l’85% degli elementi che compongono le nostre vetture sono riciclabili».

La nuova Renegade Plug-In Hybrid dotata di batterie della coreana LG avrà 50 km di autonomia in modalità di marcia completamente elettrica fino a 130 km orari. Ma la tabella di marcia verso l’ibridizzazione delle propulsioni Jeep proseguirà poi nel terzo trimestre: a settembre, sarà la volta della Wrangler Phev e, verso fine anno, del pick-up Gladiator. La Compass, attualmente prodotta a Toluca (Messico), già affianca la Renegade sulle linee della fabbrica di Melfi, dove sarà prodotta con i nuovi motori della famiglia Gse: le prenotazioni della versione First edition partiranno a inizio 2020. Jeep è poi al lavoro «per poter essere sul mercato prima della fine del 2022 con la nuova Grand Cherokee e con un nuovo Suv più piccolo della Renegade, una vettura di circa quattro metri molto adatta alle esigenze del mercato europeo».

La domanda che avvolge di incertezza tutte le strategie mirate sull’elettrificazione resta comunque una sola: come gestire una rivoluzione del genere per un marchio che attualmente vende il 60% dei suoi prodotti con propulsori a gasolio, e in paesi come il nostro dove le infrastrutture di ricarica sono ancora abbastanza carenti? «Il cambio sarà ovviamente graduale - spiega ancora Pigozzi -. Non siamo di fronte ad un interruttore che si può spegnere di colpo: noi come Jeep puntiamo ad un mix del 15-20% di vendite ibride in Europa. Come riuscirci? Puntando sulla qualità del prodotto, e sui prezzi: la Renegade Phev che arriverà sul mercato emettendo solo 50 gr/km di CO2 godrà del massimo dell’ecobonus. Faremo in modo così che al cliente costi più o meno quanto una Renegade 4x4 attuale alimentata con motori tradizionali».

Ma si sta lavorando molto anche sul fronte dei sistemi di ricarica: «Stiamo chiudendo accordi con Enel X per una transizione facile verso l’elettrificazione attraverso “pacchetti” per la ricarica a casa da offrire ai nostri clienti, e metodologie di possesso/utilizzo in collaborazione con Fca Bank e Leasys che superano il concetto di acquisto tradizionale».

All’orizzonte poi c’è il passo fondamentale dal punto di vista industriale che permetterà a Fiat-Chrysler di aggiungere un nuovo tassello nella propria strategia di e-Mobility, cioè la produzione in proprio delle batterie che andranno ad alimentare tutta la gamma Jeep insieme agli altri veicoli del Gruppo. A Torino infatti a fine 2021 usciranno i primi prodotti del nuovo Battery Hub, il progetto del centro di assemblaggio batterie che prenderà il via nel comprensorio di Mirafiori nei prossimi mesi e per il quale Fca ha già investito 50 milioni di euro.