Iniziative. Rifugiati, buone pratiche di inclusione
Numerose le iniziative a favore dei rifugiati
Tante le iniziative che puntano all'inclusione anche lavorativa dei rifugiati. Un fenomeno in crescita quello dei flussi migratori causati dai conflitti (oltre che da carestie o cataclismi). Già nel 2013 avevamo superato i dati registrati nel corso della Seconda guerra mondiale: nell’ultimo decennio siamo passati da 50 milioni a 80 milioni di rifugiati nel mondo. È il risultato delle tante crisi internazionali. In Italia, questi ingressi superano quelli relativi agli arrivi di popolazione straniera per motivi di lavoro e sono di poco inferiori ai ricongiungimenti familiari. Nel 2021 è stata di grande rilievo l’evacuazione dei rifugiati afghani dopo la presa del potere dei talebani, dall'anno scorso prevale l’arrivo dei rifugiati ucraini. Si tratta, dunque, di popolazioni estremamente diverse tra loro: un tempo gli arrivi erano prevalentemente composti da africani e asiatici, nella stragrande maggioranza giovani uomini (compresi molti minori non accompagnati), con un livello di scolarizzazione mediamente basso e una significativa presenza di vittime di torture o di violenza di genere. Differente il profilo dei circa 5mila rifugiati afghani, composti in maggioranza da nuclei familiari con minori: circa il 40% di essi è in possesso di una laurea, senza distinzione di genere, più della metà parla un ottimo inglese e mostra esperienze professionali pregresse piuttosto significative. Per quanto riguarda le persone giunte sinora dall’Ucraina, su oltre 102mila rifugiati che hanno fatto ingresso in Italia da fine febbraio a fine aprile, il 52% è composto da donne e il 35% da minori, in buona parte sono ospitati da parenti o amici, con una forte concentrazione in alcune regioni (Emilia Romagna, Lazio, Campania, Lombardia e Veneto) legata a una storica presenza ucraina in questi territori. Oltre 600mila ucraini (o sarebbe meglio dire ucraine) hanno già trovato un lavoro in Europa, soprattutto in Polonia, Germania, Repubblica ceca e Olanda. Considerando quelli che si sono iscritti nelle liste di collocamento, il tasso di occupazione sfiora il 60%. E quanto emerge da un rapporto della Commissione europea. La quota di occupati è impressionante e sembra confermare quanto emerso da un'analisi dell'Ocse, ossia che «l'inclusione nel mercato del lavoro dei rifugiati ucraini è stata più rapida rispetto ad altri gruppi di rifugiati». Nei Paesi Bassi, per esempio, più della metà delle donne ucraine ha trovato lavoro meno di un anno dopo essere fuggita. Solitamente le donne rifugiate impiegano dieci anni per raggiungere un tale tasso di occupazione. Secondo il documento della Commissione europea, a oggi sono quattro milioni gli ucraini che hanno avuto accesso al meccanismo per la protezione temporanea, uno strumento che l'Ue ha attuato per la prima volta nella sua storia e che consente di fornire permessi di residenza e di lavoro validi per tre anni saltando le normali procedure burocratiche. Questo schema, salvo alcuni casi (Bruxelles cita le difficoltà riscontrate dalle famiglie ucraine in Ungheria e in alcune regioni tedesche), ha funzionato: l'Easo, l'Agenzia Ue per l'asilo, ha sottolineato in un report come la protezione temporanea degli ucraini abbia ridotto di molto la pressione sui sistemi di accoglienza locali, evitando il caos. Quasi la metà dei rifugiati ucraini si è stanziato tra la Polonia (984mila) e la Germania (919mila). Al terzo posto la Repubblica ceca, con 445mila profughi, seguita da Italia (177mila) e Spagna (165mila). Le ragioni del successo nell'integrazione lavorativa degli ucraini in Europa sono diverse. Da un lato, c'è l'alto livello di istruzione dei rifugiati: circa due terzi di chi cerca lavoro ha un titolo di studio medio-alto, una quota superiore alla media Ue. Ci sono poi le reti di ucraini già insediati nei vari Paesi europei, che hanno aiutato i loro connazionali a inserirsi. Dall'altro lato, c'è stata anche una congiuntura economica favorevole: all'indomani della pandemia, l'Europa si è trovata ad affrontare una carenza di manodopera eccezionale, soprattutto nei settori manifatturiero, della ristorazione, della logistica e dell'informatica: nell'Eurozona, la quota di domande di lavoro senza risposta è balzata al 3,1%, il doppio rispetto a 17 anni fa. Tra i Paesi Ue è scattata quasi una corsa ad accaparrarsi i lavoratori ucraini. In Slovacchia, per esempio, i rifugiati hanno consentito al mercato dell’edilizia e al settore della logistica di ripartire a pieno regime dopo la pandemia, e adesso le aziende temono che, viste le alte qualifiche di questi lavoratori, ci possa essere una fuga verso altri Stati Ue che stanno cominciando a cercare profili con maggiori competenze, che non riescono a coprire con l'offerta interna. La Tent partnership for refugees, una rete globale di oltre 300 grandi compagnie (tra cui Barilla, Ikea, Carrefour, ma anche banche e giganti del digitale come Google), ha riunito i leader delle imprese europee per accelerare l'integrazione economica delle donne rifugiate ucraine. La domanda di mandopera ucraina resta alta, dunque, ma ci sono dei problemi da superare, come il riconoscimento delle qualifiche. Proprio per questo, la Commissione europea, già poco dopo l'inizio del conflitto, aveva pubblicato una raccomandazione sul riconoscimento delle qualifiche accademiche e professionali per le persone in fuga dall'invasione russa dell'Ucraina, in modo da rendere più facile per i datori di lavoro e gli istituti di formazione comprendere le competenze degli ucraini che arrivano nell'Ue. In contemporanea, la Fondazione europea per la formazione sta confrontando il quadro delle qualifiche ucraine ed europee per favorire un maggiore automatismo nel riconoscimento dei titoli ucraini.
Le iniziative per favorire l'inclusione
Facilitazione dei percorsi per imparare la lingua italiana, incentivi e strumenti di mobilità leggera e condivisa per raggiungere il posto di lavoro, possibilità di lasciare momentaneamente il centro di accoglienza per motivi di formazione o lavoro occasionale in un’altra regione, voucher di babysitting o attivazione di legami di buon vicinato per supportare i genitori soli, affiancamento nella ricerca di una casa in affitto, come la possibilità per le aziende di farsi garanti per il proprio lavoratore. Sono alcune delle tante azioni individuate dal mondo non profit, dalle imprese profit e dalle pubbliche amministrazioni che hanno lavorato fianco a fianco nel progetto Fra Noi, finalizzato all’inclusione economica e sociale dei rifugiati politici e titolari di protezione internazionale. Un progetto realizzato da Consorzio Communitas alla guida di 25 enti e cooperative sociali in tutta Italia, finanziato da Unione Europea e ministero dell’Interno con il Fami-Fondo asilo migrazione e integrazione. Un accordo promosso da Assolavoro-Associazione nazionale delle Agenzie per il lavoro – che rappresenta oltre l’85% del settore – e sottoscritto assieme ai sindacati di categoria Nidil Cgil, Felsa Cisl, UilTemp destina risorse ai titolari di protezione internazionale (status di rifugiato e protezione sussidiaria). Più specificamente l’intesa prevede un’attività mirata di bilancio delle competenze, utile a individuare un percorso di formazione finalizzato all’inserimento, una formazione base per l’apprendimento della lingua italiana e dei fondamenti di cultura ed educazione civica italiana o un percorso di formazione professionale, a seconda delle competenze rilevate, e include una indennità di frequenza e il rimborso per le spese di vitto, alloggio e trasporto. Da più di dieci anni, The Adecco Group è impegnata in attività di supporto delle persone rifugiate, allo scopo di favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro. Tra i progetti portati avanti negli ultimi mesi, spiccano il recente stanziamento di 200mila euro, messi a disposizione di alcuni partner di Fondazione Adecco per le Pari Opportunità impegnati per offrire sostegno ai profughi ucraini, e la creazione di Jobs for Ukraine, un portale che mette a disposizione dei cittadini ucraini fuggiti dal loro Paese diverse opportunità professionali e moduli di formazione gratuita. Fino a oggi, la piattaforma ha raccolto più di 3mila posizioni lavorative aperte, oltre 1.100 aziende iscritte – di cui 65 italiane – e più di 3.200 candidature. Le aziende interessate ad avere maggiori informazioni possono mettersi in contatto con il team del Gruppo Adecco che segue i progetti di formazione e inclusione lavorativa delle persone rifugiate, compilando il form presente a questo link: https://www.adecco.it/servizi-per-le-aziende/inclusion-at-work. Alloggi, abbigliamento, dispositivi tecnologici, materiali scolastici, tutoraggio e accessori per bambini e anziani. L'Agenzia per il lavoro Maw attiva il suo supporto a favore dei rifugiati ucraini. Ha risposto all’emergenza sottoponendo un primo questionario ai propri lavoratori per raccogliere le esigenze di coloro che hanno famiglie in Ucraina o che stanno accogliendo rifugiati. In risposta a questi bisogni, Maw ha costruito una rete di aiuti diffusa su tutto il territorio nazionale. Più in particolare, sono stati distribuiti buoni spesa del valore di 200 euro l’uno ai lavoratori ucraini che stanno ospitando rifugiati. Sono stati donati, inoltre, dispositivi tecnologici, abbigliamento, materiali scolastici e accessori per bambini e anziani per più di 30 famiglie. Parallelamente, a supporto del progetto umanitario Emergenza Ucraina, sono state inoltre donate 80 paia di scarpe a donne e bambini rifugiati presso la presso la Fondazione Francesca Rava - Nph Italia Onlus. L’Aidp-Associazione italiana direzione del personale ha firmato un memorandum d’intesa con Acnur, Agenzia Onu che tutela i diritti e il benessere dei rifugiati e richiedenti asilo in tutto il mondo. L’associazione, che conta oltre 3.500 iscritti tra i professionisti delle risorse umane, ha deciso di aderire al progetto Welcome. Working for Refugees Integration per promuovere l'inclusione sociale attraverso opportunità di lavoro, workshop, conferenze, corsi di formazione e molte altre attività. Il progetto, realizzato in collaborazione con il ministero del Lavoro, Confindustria e il Global Compact Network Italia, ha come scopo quello di realizzare percorsi di integrazione condivisi e partecipativi. L’idea è quella di promuove l’inserimento lavorativo di rifugiati e richiedenti asilo attraverso diverse iniziative, come la diffusione di materiali e strumenti per le aziende che vogliano procedere con la loro assunzione, la formazione mirata per le imprese sui temi della protezione internazionale e della diversità in azienda e lo scambio di buone prassi sul loro inserimento nel mercato del lavoro. La Commissione Europea ha stabilito una serie di misure per continuare a sostenere gli ucraini che fuggono dall'aggressione russa. Tra queste vi è la piattaforma EU Talent Pool Pilot, un nuovo strumento di ricerca di lavoro on line pensato per aiutare le persone in fuga dalla guerra in Ucraina a trovare un lavoro nell'Ue. Il progetto, disponibile in inglese, ucraino e russo, è attuato attraverso Eures, un portale per la ricerca di posti di lavoro gestito dall'Autorità europea del lavoro. Formare e avviare al lavoro nel settore edile rifugiati e altri
migranti vulnerabili, al fine di accompagnare il loro percorso verso l’autonomia e per sostenere la crescita trainata da Super bonus e Pnrr: questo l’importante duplice obiettivo del protocollo d’intesa triennale firmato congiuntamente da ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ministero dell’Interno, Ance, Fillea-Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Un documento alla cui elaborazione hanno collaborato anche Acnur e Anci. La collaborazione tra governo e parti sociali mira all’inserimento socio-lavorativo di almeno 3mila persone, tra richiedenti e titolari di protezione internazionale o temporanea, titolari di
protezione speciale, minori stranieri non accompagnati in transizione verso l’età adulta ed ex minori stranieri non accompagnati. I destinatari, individuati nei Centri di accoglienza straordinaria e nel
Sistema di accoglienza e integrazione saranno inseriti nei percorsi di formazione delle scuole edili, coordinate dall’ente paritetico Formedil e faranno esperienze sul campo con tirocini da svolgersi direttamente presso le imprese di settore. ReadyForIT, inoltre, è il programma promosso da Fondazione italiana Accenture Ets con l’obiettivo creare opportunità di lavoro concrete e mirate sulle
competenze It, tra le più richieste dal mercato del lavoro, rendendole accessibili alle fasce economicamente e socialmente più fragili come giovani rifugiati e migranti (oltre ai Neet). Per ulteriori informazioni: https://readyforit.it. Favorire l'incontro tra rifugiati e comunità locali in dieci città italiane con l'obiettivo di creare comunità più inclusive e favorire percorsi di integrazioni. È il programma Community matching: rifugiati e comunità insieme per l'integrazione realizzato dall'Agenzia Onu per i rifugiati, Ciac e Refugees Welcome Italia. Al 31 dicembre 2022 sono stati 358 i match avviati, coinvolgendo persone di 41 nazionalità. Il programma è attivo nelle città di Bari, Bergamo, Bologna, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Roma e Torino. I dati evidenziano che, a distanza di solo sei mesi dall'avvio del percorso, il 50% dei rifugiati ha migliorato il livello di conoscenza della lingua italiana. Anche dal punto di vista della stabilità abitativa e lavorativa si è registrato un significativo miglioramento, con un aumento del 25% delle persone che hanno trovato un lavoro e del 17% di persone che hanno registrato un contratto di affitto. Infine, l'86% dei rifugiati ha riportato un aumento del loro benessere generale dovuto alle relazioni costruite attraverso il Community matching. Fondazione Cdp invece ha attivato Emergenza Ucraina, bando che punta a contrastare la crisi umanitaria causata dal conflitto in Ucraina attraverso la selezione di uno o più progetti che possano rispondere ai bisogni socio-sanitari, educativi e logistici della popolazione colpita. Fondazione Cdp mette a disposizione 500mila euro a favore di enti non profit e imprese sociali, che potranno così avviare o ampliare attività di accoglienza e assistenza dedicate ai rifugiati ucraini in Italia, anche attraverso la creazione di opportunità di formazione, lavoro, oppure momenti ricreativi. Potranno allo stesso modo essere avviate iniziative in Ucraina e nelle zone di confine, anche attraverso la fornitura di beni di primaria necessità come cibo, medicine, coperte e altro. Intanto prosegue l’impegno dell’Università degli studi di Bergamo nell’accoglienza di giovani con status di rifugiati. Rinnovata l’adesione al progetto Unicore, giunto quest’anno alla sua V edizione, frutto del partenariato di Acnur Italia con Fondazione Diakonia Onlus, strumento operativo di Caritas diocesana bergamasca, Diaconia Valdese e Associazione “Casa di Case Aps”. Nell’ambito del progetto, l'Università di Bergamo si occupa di assegnare le borse di studio, mentre gli enti partner ospitano i ragazzi in case-alloggio con educatori dedicati, che li aiutano a creare una rete locale in cui inserirsi e occasioni di svago, oltre a supportarli economicamente e negli adempimenti per costruirsi un futuro solido. Altra opportunità offerta dall'Ateneo orobico a sostegno dei rifugiati è rappresentata dal bando borse titolari protezione internazionale-Crui. L’iniziativa, promossa dal ministero dell’Interno e dalla Crui, con la partecipazione dell’Andisu, ha l’obiettivo di sostenere il diritto allo studio per l’accesso a corsi di laurea, laurea magistrale e dottorato di ricerca presso le Università italiane di 100 giovani studenti meritevoli, titolari di protezione internazionale, costretti a interrompere il percorso di studi avviato nel Paese d'origine. Infine a Milano, nella sede di BonelliErede in via Marostica, è attivo da circa un anno il Centro di Aiuto per l’inserimento al lavoro dei profughi ucraini e ha già contribuito all’avvio al lavoro di diversi rifugiati di guerra. Il Centro è frutto dello sforzo congiunto di BonelliErede, leader nei servizi legali e fiscali in Italia, della Cooperativa sociale Cometa Formazione, che si occupa di minori e di inserimento al lavoro, e di ITA2030, un’associazione di professionisti di diverse provenienze che mette a disposizione network e competenze per supportare iniziative del Terzo settore.