Lavoro. Rider, class action contro il contratto della discordia
Class action della Cgil per impedire l'applicazione del Ccnl firmato da Ugl e Assodelivery
«Le categorie della Cgil, Nidil, Filcams e Filt, hanno depositato, presso il Tribunale di Milano, la prima class action per contrastare l’applicazione a livello nazionale del Ccnl Ugl Rider». Lo ha annunciato ieri la Cgil nazionale, sottolineando che «è la prima class action dei lavoratori della gig economy presentata in Europa e la prima in Italia in materia di diritto del lavoro ». «Con tale ricorso collettivo – spiega il sindacato – la Cgil intende estendere a tutti i rider di Deliveroo quanto recentemente stabilito dal giudice di Bologna, che nel luglio di quest’anno, in accoglimento di un ricorso per condotta antisindacale, ha dichiarato illegittimo l’accordo stipulato da Assodelivery con un solo sindacato considerato non rappresentativo, imposto dalle multinazionali del settore come condizione per potere proseguire a lavorare».
Il contratto collettivo dei rider – ossia dei fattorini che consegnano cibo a domicilio – era stato firmato il 15 settembre 2020 da Ugl e Assodelivery, l’associazione composta dalle multinazionali Deliveroo, Glovo, Foodtogo, Socialfood e Uber Eats. L’intesa generò subito molte polemiche. I sindacati confederali accusarono Ugl di aver sottoscritto un «contratto peggiorativo per una categoria già fortemente precaria». Sul fronte opposto, Ugl e imprese difesero la loro scelta, che considerarono una novità a livello europeo. Dopo anni di scioperi e proteste, della questione dei rider si è cominciato a parlare con più insistenza a settembre 2018, quando l’allora ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, annunciò misure a tutela della categoria nel decreto Dignità. Ma le aziende si sono sempre opposte a riconoscere i rider come lavoratori subordinati, considerando «puramente autonoma» la natura del rapporto di lavoro. Nel 2019, nel decreto Salva imprese, il governo si era impegnato a fornire un impianto normativo che comprendesse la presenza di lavoratori subordinati e saltuari, ma al contempo lasciava facoltà alle aziende e ai sindacati di entrare nel dettaglio e trovare un’intesa. La pandemia ha poi rallentato le trattative, ma anche accelerato le richieste dei rider, che sono diventati un po’ un simbolo del confinamento di massa.
Mentre il 2 luglio scorso, il tribunale del lavoro di Bologna ha dichiarato illegittimo l’accordo Ugl- Assodelivery. In sostanza i giudici del lavoro avevano vietato l’applicazione nel capoluogo emiliano di quel contratto, ritenuto una soluzione di comodo trovata dalle aziende che si erano trovate l’unico interlocutore sindacale sensibile alle loro richieste. Just Eat, per esempio, ha preferito assumere migliaia di rider con il contratto della Logistica. Incassata la vittoria bolognese, ora la Cgil ha chiesto che venga esteso quel divieto a tutto il territorio nazionale. E lo fa con una class action che segna un primato nel diritto del lavoro.