Inclusione. Ricominciare a vivere con lo sport
La firma dell'accordo
L'atleta Daniela De Blasis - Archivio
Tante le storie di chi avuto benefici dall'attività fisica. Come nel caso di Daniela De Blasis, 56 anni, da sempre una sportiva, gioca a calcio e pratica il canottaggio, a Roma, sul Tevere, da oltre dieci anni. Il 12 ottobre 2018 gli esiti di un incidente di moto le procurano una gravissima lesione spinale che le impedirà di tornare a camminare. Dopo i primi mesi di operazioni, cure, terapie, speranze, la squadra del suo circolo - il CC3Ponti di Roma, con i tecnici Riccardo Dezi e Giulia Benigni e i canottieri - sono andati a prenderla e l'hanno rimesso in barca, al timone. All’inizio aveva bisogno che uno di loro fosse con lei. Ora no. Quest’estate ha addirittura timonato, per due tratte, nel percorso Vienna-Bratislava della Discesa del Danubio, a remi, con equipaggi misti di atleti normodotati e diversamente abili, ritrovandosi così tra le prime atlete paraplegiche a gareggiare al timone in competizioni ufficiali. «La spinta dello sport e il calore della squadra sono stati fondamentali – racconta Daniela, ora pararowing cat. PR1 – non solo per il mio recupero fisico, per il quale la disciplina, l’impegno quasi quotidiano nel pararowing e lo sforzo richiesto, sono stati decisivi, ma anche e soprattutto per il mio benessere psicologico, aiutandomi a vivere il mio nuovo presente, a proiettarmi verso il domani, senza guardarmi indietro, ma piuttosto apprezzando quello che ancora posso realizzare. Mi hanno permesso di non arrendermi. A casa con l’insostituibile sostegno della mia famiglia e al circolo, sul fiume, in mezzo alla mia squadra, non ho avuto il tempo e l’occasione di piangermi addosso. Devo per l’80% allo sport, in questo caso uno sport di squadra, il recupero della mia serenità e del mio entusiasmo». Una storia come tante, ma poco conosciute ai più, che testimonia, lasciando poco spazio ai dubbi, come lo sport non sia solo un momento di aggregazione e competizione, ma anche un eccezionale mezzo per favorire il recupero fisico e psicologico, nello stretto rapporto corpo-mente, e strumento tra i più idonei da inserire nell’attività riabilitativa. La disabilità destabilizza inevitabilmente il benessere psicofisico della persona e un approccio integrato, con la sport-terapia, consente di lavorare sul recupero nel pieno delle potenzialità, sfruttando le abilità che uno sportivo disabile è incentivato a coltivare e mettendo a frutto non solo le pratiche di avviamento allo sport, ma soprattutto la preparazione degli atleti paralimpici nelle diverse discipline.