Ricerca. Perché i giovani non studiano informatica?
C’è un paradosso: da una parte tante persone - spesso giovani - non occupate, che entrano nel mercato del lavoro lentamente e con difficoltà; dall’altra tante aziende ed enti che cercano persone con competenze informatiche e non ne trovano. Ma perché non ne trovano? Principalmente perché i giovani italiani - e in questo caso la parola “giovani” è usata nella sua accezione più ampia, cioè gli under 35 - sono restii ad
avvicinarsi a materie informatiche. Non le studiano, e dunque poi restano esclusi da tutta quella fetta di mercato del lavoro che le richiede - e che per averle è pronta ad assicurare buone condizioni contrattuali e retributive. La testata giornalistica on line Repubblicadeglistagisti.it, in occasione del suo decennale che ricorre proprio nel 2019, insieme alla società di consulenza informatica Spindox, una delle aziende virtuose dell’ “RdS network”, ha deciso di indagare questo tema. Il risultato è una ricerca realizzata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, svolta da Ipsos su un campione casuale rappresentativo di 2mila giovani tra i 20 e i 34 anni, e coordinata dal professor Alessandro Rosina, docente di Demografia all’Università Cattolica di Milano e responsabile scientifico dell’Osservatorio Giovani.
Dalla ricerca emergono due grandi temi. Il primo è che ancora troppe poche donne si avvicinano alle materie informatiche perché c’è ancora un enorme stereotipo di genere che disegna l’informatica come una “cosa da maschi”. Il secondo è che la “distanza” tra giovani e informatica inizia a scuola. In particolare, alla domanda “In generale tra maschi e femmine chi è più bravo rispetto all’informatica?” più di un terzo degli intervistati (il 34%) ha risposto: i maschi. Scorporando le risposte per genere, si scopre che quasi quattro ragazzi su dieci sono convinti della “superiorità” del proprio genere in campo informatico; però anche quasi
tre ragazze su dieci ne sono convinte. Per la cronaca, la risposta contraria (cioè: le femmine sono più brave in informatica) viene scelta dal 7,3% degli intervistati, e solo dal 5,7% delle intervistate. Entrando più nello specifico, a considerare “meno portate le ragazze” nello studio di informatica sono però una minoranza delle donne. In particolare, il 53,3% delle intervistate ritiene che le femmine siano portate almeno quanto i maschi. Invece tra gli intervistati maschi quelli convinti che non ci sia differenza di genere nella “attitudine” a capire l’informatica si ferma a 37,1%. Ma c’è oltre un quinto di giovani donne che si dichiara d’accordo con l’affermazione “le ragazze sono meno portate dei ragazzi a studiare informatica, è un dato di fatto”.
Rispetto all’affermazione ancora più forte che non solo le donne abbiano una minor predisposizione, ma che proprio non siano adatte alla professione informatica, c’è un divario di ben venti punti percentuali tra coloro che rigettano questa affermazione stereotipata: il 61,2% delle intervistate - contro soltanto il 41,8% degli intervistati maschi - si pone in netto disaccordo. Più in dettaglio, rispetto all'accordo alla affermazione “È normale che ci siano mestieri più “da maschi” e mestieri più “da femmine”, e l'informatica è un mestiere da maschi”, solo il 54,9% delle donne non è per nulla d’accordo. Ben una su cinque invece concorda
pienamente con l’idea che ci siano mestieri più adatti per i maschi - e che quella dell’informatico rientri tra queste ultime. Lo stereotipo di genere dunque sembra cementato non solo tra i maschi. Interessante anche il dato dell’affermazione che il motivo sia il non sentirsi all’altezza, perché scoraggiate da chi dice che non è un mestiere per loro: oltre una ragazza su tre percepisce, quindi, una resistenza culturale che pesa non solo sulle scelte delle donne ma anche sulla percezione di se stesse e delle proprie capacità.
Ma cosa si potrebbe fare? Oltre il 40% dei maschi intervistati è convinto che tra gli ostacoli a un’uguale presenza di uomini e donne nelle carriere in ambito informatico vi sia la stessa scarsa presenza di donne nel settore, che in qualche modo rappresenterebbe un fattore di imbarazzo per una donna che volesse lavorare nel campo. Sempre per quattro uomini su dieci un forte freno verrebbe anche dalle famiglie, che eserciterebbero spesso una pressione per dissuadere - o non incentivare - le figlie femmine dall’intraprendere una carriera in informatica. Interessante notare che rispetto a questi ostacoli le donne concordano meno nettamente (solo circa un 30%), mentre si trovano più d’accordo sulla necessità di prevedere facilitazioni per le ragazze che scelgono informatica e affini. Ma forse studiare Informatica è ritenuto troppo noioso? Troppo difficile? La ricerca dimostra di no: solo il 34,4% degli uomini e il 30,9% delle donne vede l’informatica come noiosa, e anzi la maggior parte degli intervistati di entrambi i generi è convinta che lo studio dell’informatica sia consigliabile, perché offre molte opportunità lavorative (lo
pensa il 76% delle donne e il 72% degli uomini).
In particolare, la percezione dei vantaggi è positiva: studiare informatica consente più facilmente di trovare lavoro all’estero secondo il 71% degli uomini e il 65% delle donne; permette di accedere a lavori meglio retribuiti (lo pensa il 68% degli uomini e il 66% delle donne) e in modo più rapido (67% degli uomini e 63% delle donne) . Questi dati cozzano però con l’esiguo numero di giovani che scelgono di studiare materie informatiche alle superiori o all’Università. Il motivo sta nel fatto che, a scuola, si fa troppo poco per far conoscere queste materie e gli sbocchi lavorativi. La ricerca dimostra che oltre il 50% delle ragazze e il 43% dei ragazzi dichiara di non aver avuto alcuna occasione di conoscere questo settore a scuola. A scuola non viene spiegato (o non abbastanza) quanto le competenze informatiche siano richieste dal mercato del lavoro: solo il 27,4% dei maschi e il 20,7% delle femmine ha affrontato nel dettaglio le prospettive occupazionali legate al settore dell’informatica. Le donne dichiarano sistematicamente di aver avuto meno occasioni di entrare in contatto con il mondo dell’Ict a scuola.
Interessante rilevare che, segmentando il campione per classi di età, fra i più giovani (20- 25 anni) il 36,6% degli uomini ha avuto occasione di entrare in contatto con il mondo della Ict a scuola, contro il 27,1% delle donne; ma se si guarda al gruppo dei 26-34enni, il 34,7% degli uomini e il 31,6% delle donne ha avuto modo di approcciarsi al mondo dell’informatica nel percorso formativo. Le attività di avvicinamento degli studenti medi alle materie informatiche e di informazione circa le possibilità di lavoro all'interno del settore Ict si stanno forse riducendo, anziché aumentare? Si spera di no. La ricerca ha poi voluto indagare la percezione delle “professioni dell’informatica” tra i giovani, per capire se ci sia qualcosa che possa frenare, allontanare i giovani da questo tipo di lavoro. In realtà dalla rilevazione emerge che solo una minoranza lo considera un lavoro “noioso”, in particolare il 16,6% degli uomini e il 14,7% delle donne; anzi, le attività in campo informatico sono considerate stimolanti e creative da quasi il 50% del campione. In generale, uomini e donne hanno una immagine molto simile delle caratteristiche tipiche di un informatico: svolge per lo più un lavoro stimolante, è una persona brillante e affascinante, con una professione molto tutelata sul lavoro. Però lavora sempre al chiuso… ed è tendenzialmente un uomo (o almeno lo è per il 38% degli uomini e il 25% delle donne).
La percezione delle opportunità offerte dal lavoro nel campo delle Ict è positiva: per esempio la possibilità di avere uno stipendio più elevato della media sin da giovani (lo pensa il 62% delle donne e il 54% degli uomini), una più elevata probabilità che il lavoro sia coerente con gli studi svolti (76% delle donne, 70% degli uomini), una maggior stabilità contrattuale (62% delle donne e 56% degli uomini) e maggiori possibilità di realizzarsi professionalmente e personalmente (73% delle donne e 67% degli uomini). Ma si torna sempre alla stessa domanda: se lavorare nel campo informatico è così promettente, perché i giovani non lo fanno? Tra le ragioni per cui non si sceglie di studiare informatica, il non sentirsi portati per questa materia è la prima motivazione più ricorrente per uomini e donne: oltre uno su quattro. Tra gli uomini al secondo posto c’è la mancanza di basi adeguate fornite dalla precedente istruzione; mentre tra le donne è non avere conosciuto persone che avessero studiato o lavorassero nell’ambito (pertanto, non avere un’idea precisa sul cosa consista il lavoro di informatico).
Nella sottocategoria dei laureati, sentirsi scarsamente portati per la materia è la prima ragione ancora, sia per gli uomini che per le donne; tuttavia, oltre una donna laureata su quattro motiva la scelta ritenendo noioso il percorso di studi, mentre fra tutte le donne solo 13% aveva dato tale motivazione. È verosimile pensare, anche se qui mancano dati dettagliati per una conferma, che si tratti di giovani donne che hanno scelto di laurearsi in materie non Stem e che abbiano consolidato nel loro percorso di studi una bassa
familiarità (in parte avversione) verso tali materie, compresa l’informatica. Questo evidenzierebbe la necessità non solo di potenziare familiarità e competenze in tali materie durante la scuola secondaria superiore, ma anche di prevedere occasioni di riavvicinamento all’interno delle lauree non Stem universitarie. Sono infatti proprio i profili ibridi, che abbinano cultura umanistica e competenze tecniche, quelli considerati più promettenti all’interno delle trasformazioni in atto del mondo del lavoro.
L’ultima domanda della ricerca chiedeva ai 2mila intervistati: “Se al momento in cui hai scelto cosa studiare alle superiori e/o all'Università ti avessero detto chiaramente che ogni anno la richiesta di professioni nel settore Ict cresce mediamente del 26%, con picchi del 90% per nuove professioni come Business Analyst e specialisti dei Big Data, e che i profili contrattuali e retributivi che le aziende del settore Ict offrono ai propri stagisti e dipendenti sono di qualità molto superiore alla media, queste informazioni avrebbero
potuto farti considerare con più attenzione la possibilità di studiare informatica o materie affini?”. Qui una percentuale altissima (33,4%), vale a dire oltre un terzo degli intervistati, ha risposto di sì: in particolare il 36,1% delle ragazze e il 29,3% dei ragazzi. Sono in particolare le donne del Sud che tornerebbero indietro sulla la decisione di non studiare materie informatiche (43,5%), seguite dagli uomini del Nord est (36,6%) e dalle donne del Centro (34,5%). Se invece prendiamo in considerazione le fasce d’età, i più convinti della propria scelta sono i 20-25enni, sia uomini che donne: rispettivamente il 43,3% e il 45,7% di loro non
riconsidererebbe la possibilità di studiare informatica. Chi rivedrebbe invece la propria decisione sono soprattutto le donne di 26-34 anni: ben il 38% di esse, infatti, prenderebbe in considerazione l’opportunità, dopo aver preso consapevolezza dei relativi vantaggi occupazionali. Non un caso, probabilmente, che siano proprio le donne (in generale svantaggiate sul mercato del lavoro rispetto agli uomini, come dimostrano i tassi di occupazione), e proprio nella fascia di età che si avvicina al momento della possibile maternità, a guardare con più “nostalgia” a una possibile carriera alternativa, che le avrebbe rese più forti sul mercato del lavoro.
Se in Italia - sono le conclusioni della ricerca - si intende potenziare nel mercato del lavoro l’offerta di competenze informatiche e affini, il margine maggiore di crescita si trova soprattutto sul versante delle ragazze. I dati raccolti suggeriscono l’importanza di sfatare un luogo comune, che ancora in parte ostinatamente resiste, per cui le donne sarebbero meno portate rispetto agli uomini in informatica.