Salute. Ricerca e produzione in un solo centro Chiesi rilancia sui farmaci biologici
Ricerca e produzione in un unico stabilimento per fabbricare le medicine del futuro. Il gruppo Chiesi ha inaugurato ieri a Parma il suo “Biotech center of excellence” che punta a produrre farmaci di nuova generazione, vale a dire biologici, in grado di curare malattie rare e patologie complesse. Sarà dedicato in particolare ad anticorpi monoclonali, enzimi e altre proteine ed è progettato per coprire l’intero processo dalla ricerca, vale a dire dalle colture cellulari al prodotto finito e confezionato.
I farmaci biologici sono più complessi rispetto a quelli tradizionali. A causa della grandezza delle molecole non possono essere prodotti attraverso la sintesi chimica. È necessario crearli a partire da materiale biologico. L’insulina ricombinante umana, utilizzata per il trattamento del diabete, è stato il primo farmaco biologico ad essere stato approvato nel 1982. Biologici sono molti vaccini, come quello per l’epatite B e quello per il Covid. Una categoria particolarmente importante è quella degli anticorpi monoclonali che si utilizzano come antitumorali e anti-infiammatori per malattie autoimmuni. Chiesi è entrata in questo settore anni fa, attraverso alcune acquisizioni, ma adesso ha deciso fare un salto in avanti per rendere l’Italia e l’Europa, competitiva in un settore dove altri Paesi, Usa, ma anche Cina ed India, corrono molto più velocemente.
«La strategia di Chiesi è pienamente allineata con le priorità europee e in particolare con il piano presentato da Mario Draghi: vogliamo rafforzare l’ecosistema biotech, garantendo ai cittadini l’accesso, senza ritardi, a terapie d’avanguardia» ha sottolineato il presidente Alessandro Chiesi. L’Italia con oltre 50 miliardi di fatturato è il primo produttore di farmaci biotecnologici, settore che in Europa rappresenta il 5% del valore aggiunto e l’11% dell’export manifatturiero. L’obiettivo di Chiesi, ha spiegato il presidente, è offrire un «percorso di cura a 360 gradi» e contrastare il fenomeno di delocalizzazione delle nuove terapie. «Oggi il 48% delle terapie d’avanguardia viene realizzato in Cina e negli Usa e appena il 25% nell’Unione Europea - ha aggiunto il presidente -. Tra i primi dieci farmaci più venduti nel vecchio continente solo due sono anche prodotti nella Ue. In media da quando viene messo a punto a quando entra in commercio un farmaco impiega 531 giorni, senza considerare che occorrono sette anni per avere una diagnosi di malattia rara». Una serie di ritardi strutturali che rischiano di tagliare fuori gli europei, alle prese tra l’altro con un processo di invecchiamento consistente, dall’accesso a cure su misura. Per questo Alessandro Chiesi ha lanciato una “call to action” alle università e alle istituzioni. Un appello a fare sistema raccolto a stretto giro di posta dal ministro della Ricerca Anna Maria Bernini che ha partecipato all’inaugurazione. «Questo è un nuovo inizio. E ogni nuovo inizio significa fiducia nel futuro. Tutti noi siamo al tempo stesso pazienti e caregiver» ha sottolineato aggiungendo che bisogna impegnarsi per evitare che la fine del Pnrr nel 2026 crei “una crisi di astinenza” pericolosa negli investimenti per la ricerca.
Annalisa Scopinaro, presidente della Federazione malattie rare, ha definito «una sfida ma anche un’opportunità», l’iniziativa di Chiesi visto che «al momento il 95% delle malattie rare non ha una cura e le famiglie trascorrono anni aspettando e impoverendosi tra visite mediche ed esami».
L’investimento complessivo per il Biotech center ammonta a 380 milioni di euro, di cui 120 per infrastrutture e 260 in investimenti a lungo termine da qui al 2030 tra materiali, tecnologie innovative, formazione e risorse umane. Quando sarà pienamente operativo impiegherà fino a 200 professionisti altamente specializzati. Le attività tecniche già in corso coinvolgono 60 persone, destinate a diventare 80 entro la fine del 2025. Fondato nel 1935 il gruppo ha 31 filiali commerciali nel mondo, e conta oltre 7.000 collaboratori, di cui 2mila in Italia.
La nuova struttura è dedicata, in particolare ma non esclusivamente, ai farmaci per malattie rare o ultra-rare. In questo ambito specifico la flessibilità nella produzione di piccole quantità su misura rappresenta un vantaggio competitivo. Il centro è in grado di gestire volumi sia per produzioni cliniche che su larga scala, coprendo così una vasta gamma di necessità terapeutiche. Chiesi opera in tre aree terapeutiche: oltre a quella delle malattie rare, in quello delle malattie respiratorie e delle cure specialistiche.
II centro è concepito per attrarre investimenti internazionali e creare partnership a livello globale. Le scoperte scientifiche che si fanno nelle università italiane vengono sviluppate e commercializzate all’estero per la mancanza di investimenti e per la scarsa cooperazione tra il mondo degli atenei e l’industria. Chiesi punta ad invertire questa tendenza puntando a fare ricerca, produzione e commercializzazione in casa. Il primo passo è un asse Parma-Stoccolma: grazie ad una sinergia con Karolinska Institutet un team in Svezia specializzato nello sviluppo di sostanze attive lavorerà con quello di emiliano focalizzato sullo sviluppo del prodotto farmaceutico.
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