Ricerca. Cda, tra equilibri di genere e sostenibilità
Sempre più donne nei Cda delle società quotate
I Consigli di amministrazione stanno diventando sempre più "rosa", ma anche più "verdi". Nel senso che non solo è aumentato il numero delle consigliere, ma le linee di indirizzo delle società quotate sono più attente alla sostenibilità e alla trasformazione digitale. L’ultimo Board Monitor Europe – la ricerca annuale condotta dalla società di executive search Heidrick & Struggles – sottolinea la crescente esigenza di dominare la nuova complessità legata ai nuovi scenari assieme alla sensibilità sui temi della sostenibilità. Dallo studio emerge come la risposta a questa esigenza sia stata una crescente designazione di profili manageriali esperti e ancora attivi in ruoli esecutivi. Quindi, consiglieri più consapevoli ed esposti alle nuove sfide, portatori di competenze tangibili. Rispetto allo scorso anno (e a fronte di un maggior numero di nuove designazioni, 573 rispetto alle 500 dell'anno precedente), le principali evidenze segnalano: la crescita della quota di consiglieri che coprono ruoli esecutivi e manageriali in altre organizzazioni (il 67% nel 2021 rispetto al 63%); il rallentamento del percorso per il riequilibrio di genere (il numero di consigliere di nuova nomina è passato dal 45% al 43%); una tendenza di ri-localizzazione culturale e di esperienze (con una contrazione, dal 40% al 34%, dei profili di nazionalità diversa rispetto al paese in cui la società è quotata). Nei nuovi ingressi è stata privilegiata la designazione di profili attualmente esecutivi e attivi in ruoli apicali, il 67% nel 2021 rispetto al 63%. Tra i leader di questa tendenza si segnalano Francia (80%), Norvegia (79%) e Italia (73%), mentre in Irlanda (38%), Paesi Bassi (55%) e Svezia (54%) si è optato per un maggiore equilibrio tra profili attivi (in ruoli manageriali) e quelli non più attivi (in pensione e/o in sabbatico).
Meno matricole
In controtendenza rispetto a Stati Uniti e Regno Unito, diminuisce in Europa il numero di “matricole” nei Cda rispetto al 2020, dal 48% al 43%. Un dato che suggerisce come il manifestarsi di crescenti di rischi sistemici abbiano indotto a privilegiare una precedente esperienza di governance; questo approccio più prudente si è manifestato nei Paesi Bassi (10% di neofiti), Svizzera (26%) e Italia (32%), laddove Germania (56%), Norvegia (56%) e Svezia (49%) hanno mostrato più determinazione nel rinnovamento. Questa tendenza conservativa impatta in particolare sulla diversità, allargando il divario di genere invece di ridurlo: la percentuale di matricole di genere maschile è più elevata, laddove, nel caso delle donne, si tende a privilegiare la designazione di consigliere che già siedono in altri board.
In sostanziale continuità con il 2020, dei nuovi consiglieri il 38% ha esperienza da ceo (era il 35%), il 14% da cfo (era il 15%). Alcuni fattori regolamentari locali (si pensi alla normativa tedesca sui Consigli di sorveglianza, con una quota di riserva per i rappresentanti dei dipendenti) incidono sulla comparazione tra Paesi. Quanto alle competenze professionali, abbiamo conferma di trend già registrati in passato: il maggior ricorso a profili con competenze digitale (dal 11% a 15%); il consolidamento della richiesta di expertise finanziaria (da 27% al 29%); la difficoltà a identificare profili esperti in sicurezza informatica (5%); la persistente scarsità di consiglieri esperti sul tema della sostenibilità (5%). A fronte di Paesi come Danimarca, Irlanda e Francia, dove oltre un quinto dei seggi sono stati assegnati a consiglieri qualificati - con all’estremo opposto il Belgio, dove nessuna nuova nomina ha un taglio Esg - economie avanzate come Germania, Svizzera e Italia propongono valori inferiori alla già bassa media europea del 5%. Rispetto all'anno precedente, abbiamo segnali di maggiore conservatività anche nell’opzione per la contaminazione tra settori; in particolare nei Cda delle società di beni di consumo prevale la designazione di profili esperti dello stesso mercato. Da notare come si riduca il ricorso a consiglieri con esperienze in un solo settore, mentre rimane elevata (al 72%) la quota di consiglieri con esperienze plurime e diversificate tra vari settori. Nel 2021 la percentuale di nuovi ingressi al femminile è leggermente diminuita al 43% rispetto al 45% del 2020: non una buona notizia in un mondo che si aspetta un progressivo riequilibrio della composizione di genere. A fronte di un 66% in Spagna (il Paese che registra la più alta percentuale di nuove designazioni al femminile) e del 31% in Belgio, alcuni casi di rallentamento segnalano comunque un trend positivo. La Francia, Paese all’avanguardia nella normativa sull'equilibrio di genere, e la Danimarca hanno sì visto un calo rispetto al 2019, ma come indicatore di un progressivo raggiungimento dell'equilibrio di genere. La nuova legislazione europea impone alle aziende di assegnare il 40% dei seggi al genere meno rappresentato; a oggi Francia e Italia sono gli unici due Paesi che – per effetto di precedenti previsioni normative - arrivano alla soglia del 40% in totale, con circa tre quarti delle quotate che hanno raggiunto tale obiettivo. L’obiettivo di quota 40% vede all’inseguimento l’Irlanda, con solo il 13%. Le differenze nella rappresentanza di genere si amplificano o riducono tra differenti settori: nei servizi finanziari (52%), nei servizi alle imprese (50%) e nella tecnologia e telecomunicazioni (49%) la quota femminile di nuove nomine è in crescita, laddove i beni di consumo (34%), la sanità (39%) e la manifattura (41%) sono in ritardo. In Europa, solo il 34% delle nuove nomine è andato a profili “stranieri” (di nazionalità differente rispetto al paese in cui la società è quotata). La quota di seggi assegnati a profili transnazionali ha visto un calo complessivo del 40%, trainato da diminuzioni significative in Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Paesi Bassi e Spagna. In controtendenza, ma partire da valori iniziali più ridotti, l'Italia ha visto invece un notevole aumento della quota di seggi assegnati a consiglieri esteri (27% rispetto al precedente 15%); altri paesi come Norvegia, Portogallo, Svezia e Svizzera hanno registrato aumenti più modesti. L'età media dei nuovi amministratori nei Cda è di 56 anni; va notato come quasi tre quarti dei seggi sono andati a profili tra i 50 ei 65 anni, mentre, solo il 7 % a quelli under 45. L'età media tra i paesi varia da 59,3 nei Paesi Bassi a 51 in Norvegia.
Cda del settore finanziario, record "rosa" dell'Italia
L’Italia, con il 47% di donne nei Cda delle società quotate che operano nel settore finanziario, è il primo Paese in Europa per rappresentanza femminile, seguito da Francia (44%), Regno Unito (39%), Spagna (38%), Svizzera (28%). A chiudere la classifica dei principali Paesi europei è la Germania con solo il 25% di donne nei Cda. È questa la fotografia principale che emerge dall’EY European Financial Services Boardroom Monitor. Per il 44% degli investitori intervistati la diversità di genere nei Cda influenza in modo significativo la loro decisione di investire in una società di servizi finanziari, rispetto a solo il 16% che afferma che non influenza affatto la loro scelta. Sebbene tutte le società di servizi finanziari europee monitorate abbiano una certa rappresentanza femminile a livello di Cda, l’attuale ripartizione di genere in tutte le società è costituita dal 63% di uomini e dal 37% di donne. A registrare i dati peggiori sono i consigli di amministrazione dei servizi finanziari tedeschi: in Germania, infatti, la ripartizione di genere è 25% donne e 75% uomini. Nel complesso, la Francia e l’Italia sono i paesi più avanzati per quanto riguarda la diversità di genere a livello di consigli di amministrazione: in Italia è 47% femminile e 53% maschile, mentre in Francia è 44% femminile e 56% maschile. Nel Regno Unito, infine, la ripartizione di genere tra i consiglieri è 39% donne, 61% uomini. La diversità di genere è massima tra i membri dei Cda delle società di gestione patrimoniale, dove il 41% è costituito da donne e il 59% da uomini. Nei Cda delle banche, la percentuale scende al 37% di donne e al 63% di uomini, mentre nelle assicurazioni è del 36% di donne e del 64% di uomini. L’analisi mostra che il 42% dei membri femminili del Cda è stato nominato negli ultimi tre anni, mentre solo il 31% dei membri maschili è stato nominato nello stesso periodo. La durata media di un Cda per le donne è di 55 mesi, rispetto alla durata media di 65 mesi per gli uomini. Per quanto riguarda la diversità d’età, secondo lo studio di EY il 45% degli azionisti ritiene che i Cda dei servizi finanziari debbano essere rappresentati da un’ampia fascia d’età per operare efficacemente nell’era digitale. Poco meno di un terzo (31%) degli azionisti ritiene che i Cda non abbiano bisogno di una rappresentanza di un’ampia fascia di età. Nonostante queste opinioni, solo l’8% delle società monitorate ha membri del Cda di età inferiore ai 40 anni. Più della metà (51%) degli investitori istituzionali afferma che l’esperienza politica all’interno del Cda è “significativa” per rendere un’azienda un investimento interessante, compreso un quarto (25%) che la ritiene “altamente significativa”. Il 97% delle società di servizi finanziari monitorate ha almeno un membro del Cda con esperienza di lavoro in politica o per un ente governativo di settore, e il 44% di tutte le aziende monitorate ha più di un terzo del Cda e composto da persone con esperienza politica. Il mercato con la più bassa esperienza politica è l’Italia, dove solo il 20% dei consiglieri di amministrazione ha queste competenze. A livello settoriale, il 100% dei Cda delle società di gestione patrimoniale e assicurative ha esperienza politica, mentre nel settore bancario il 94% delle società ha esperienza politica all’interno dei propri Cda. Secondo quanto emerge dallo studio, la metà (50%) degli investitori ritiene che l’esperienza in materia di contabilità all’interno del Cda abbia un impatto “significativo” o “altamente significativo” nel rendere una società un investimento interessante, rispetto al solo 17% che afferma che ha un impatto “per nulla significativo”. Tutte le società finanziarie monitorate hanno dimostrato di avere almeno un membro del Cda con esperienza in contabilità e finanza, e il 70% delle società ha due o più membri del consiglio di amministrazione con esperienza in contabilità. Tuttavia, i dati dell’EY Boardroom Monitor suggeriscono che in Europa si sta accelerando la tendenza a nominare membri del Cda con esperienza in materia di sostenibilità. L’analisi mostra che il 45% dei consiglieri con esperienza in materia di sostenibilità è stato nominato negli ultimi tre anni e che la permanenza media di tutti i consiglieri con esperienza in materia di sostenibilità è di 49 mesi, rispetto alla media di tutti i consiglieri di amministrazione di 59 mesi. Più della metà (53%) degli azionisti ritiene che sia un “problema significativo” se una società ha poca o nessuna esperienza in materia di sicurezza informatica all’interno del proprio Cda. Ma mentre il 53% delle società di servizi finanziari ha almeno un consigliere di amministrazione con esperienza nel settore tecnologico, nessuna delle società europee di servizi finanziari monitorate ha membri del Cda con un passato di carriera nella sicurezza informatica. Le compagnie di assicurazione hanno una minore esperienza tecnologica all’interno dei loro Cda rispetto alle banche e ai gestori patrimoniali. Mentre il 63% delle banche e il 56% dei gestori patrimoniali hanno persone con esperienza tecnologica all’interno dei loro Cda, solo il 42% delle compagnie assicurative ha un’esperienza simile. Inoltre, più della metà (51%) degli azionisti ritiene che sia un “problema significativo” se un’azienda ha poca o nessuna esperienza a livello di Cda in materia legale e di conformità, e il 22% di questo gruppo di investitori istituzionali ritiene che sia un problema “altamente significativo”. Il 59% delle società monitorate ha un consigliere di amministrazione con una carriera nel settore legale e della compliance. Rispetto ai gestori patrimoniali, le banche e le assicurazioni hanno un grado di esperienza in materia legale e di compliance nettamente superiore all’interno dei loro Cda. Il 71% degli assicuratori e il 69% delle banche hanno persone con esperienza in ambito legale e di compliance all’interno dei loro Cda. Solo il 28% delle società di gestione patrimoniale ha consiglieri con un’esperienza simile.