Economia

Benvivere. Gli indicatori "ibridi" che misurano se la ricchezza è amica dell'ambiente

Luca Mazza mercoledì 14 settembre 2022

Quanto è "ecologica" la ricchezza prodotta dai territori italiani? A che punto siamo con la rivoluzione dell’economia circolare? Domande a cui prova a rispondere il quarto Rapporto sul Benvivere, che verrà presentato venerdì a Firenze al Festival dell’Economia civile, nella sezione dedicata alle nuobe classifiche di circolarità e di sostenibilità ambientale della creazione di valore economico. L’obiettivo è provare a misurare a livello locale la capacità di costruire sistemi socioeconomici compatibili con la transizione ecologica attraverso la performance di indicatori "ibridi", ovvero in grado di combinare la creazione di valore economico e il livello di consumo delle risorse ambientali.
Gli indicatori. Sono due i parametri utilizzati per calcolare quanto la generazione di ricchezza sia effettivamente "amica" della sostenibilità: il primo mette in relazione i chilogrammi di emissioni climateranti per euro di Pil prodotto, mentre il secondo riporta il reddito provinciale creato per ogni microgrammo per metro cubo di polveri sottili (PM10). Il primo indicatore di fatto dipende dalle emissioni della produzione locale (dall’industria all’agricoltura), mentre sul secondo incidono la fortuna o la sfortuna geografica dei singoli territori, dalla Pianura Padana alle isole (caratterizzate da maggior ventosità), che possono penalizzare o favorire il ricambio dell’aria.

Alla quarta edizione del 'Rapporto sul Benvivere delle province e dei comuni italiani' è dedicato il numero speciale di 'L’economia civile', il dorso quindicinale di Avvenire, in edicola venerdì 16 settembre e distribuito a Firenze, in occasione della presentazione della ricerca realizzata da Leonardo Becchetti, Gianluigi Conzo, Dalila De Rosa e Lorenzo Semplici. Sedici pagine di supplemento con le nuove classifiche sul 'Benvivere' e sulla 'Generatività in atto' nelle province italiane, con i territori che guadagnano o perdono posizioni rispetto alle edizioni precedenti, e il nuovo focus sui Comuni: una delle novità del rapporto sta infatti nella riformulazione degli indicatori aggregati di benessere a livello comunale e del dettaglio fornito sui valori medi di tali indicatori per dimensione del Comune. La terza parte del Rapporto contiene le nuove 'Classifiche di circolarità e di sostenibilità ambientale della creazione di valore economico', di cui forniamo in questa pagina una anticipazione. La ricerca verrà presentata venerdì presso il Rettorato dell’Università di Firenze: introdurrà i lavori Vittorio Pelligra, professore di Economia Politica a Cagliari, seguirà un dibattito moderato dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, con Roberto Simoni, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione, Elisabetta Mughini, dirigente di ricerca Indire ed Emilio Casalini, conduttore televisivo, progettista culturale. - .


La circolarità legata alla CO2. «La classifica delle regioni italiane sul primo indicatore presenta risultati interessanti evidenziando come la creazione di valore economico nella regione ecologicamente meno efficiente (la Sardegna) sia quattro volte più climaterante che nel territorio più efficiente (la provincia di Bolzano)», si legge nel rapporto. Entrando più nel dettaglio, se si usa come misura di "consumo" delle risorse ambientali le emissioni climateranti (chilogrammi di CO2) e come indice di creazione di valore economico il Pil regionale scopriamo che la provincia autonoma di Bolzano (0,14 kg di CO2 per ogni euro di Pil) fa quattro volte meglio della Sardegna (0,58 hg di CO2 per ogni euro di Pil). Si possono confrontare le performance delle regioni italiane con i dati della media mondiale (0,29 kg di CO2 per dollaro di Pil) e dei due Paesi agli estremi, il più virtuoso che è la Norvegia (0,1 kg) e quello più indietro in fatto di circolarità e transizione ecologica che è la Cina (0,55 kg).
L’effetto "polveri sottili". Passando alla classifica scaturita dal secondo indicatore «è singolare osservare che la Sardegna, ultima nella graduatoria della circolarità legata alla CO2, ha al suo interno la provincia, il Sud Sardegna, che è invece prima nella circolarità legata all’inquinamento dell’aria e delle polveri sottili, dove riesce a creare quattro volte il valore economico della provincia meno efficiente (Caserta) per ogni microgrammo per metro cubo di polveri sottili. Più nel dettaglio se si usa come misura di "consumo" di risorse ambientali le polveri sottili (grammi di PM10) e come indice di creazione di valore economico il reddito medio pro capite scopriamo che la provincia con il risultato migliore crea quattro volte più reddito per ogni microgrammo per metro cubo di PM10 emesso (Sud Sardegna 1.690 euro contro i 466 euro di Caserta). In generale, analizzando l’Italia per macroaree, Nord e Centro mostrano un livello di efficienza ambientale superiore rispetto al Sud e sono in grado di produrre più reddito per unità di emissione di PM10.
La sfida della sostenibilità ambientale. «La via obbligata per raggiungere l’obiettivo che si è data l’Ue (azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050 e riduzione del 55% entro il 2030) - si legge nel report - è quella del disallineamento della creazione di valore economico dal deterioramento delle risorse naturali».