Economia

Il dato. L'Ocse ha misurato il benessere: è calato quasi dovunque

Ginevra Gori martedì 5 novembre 2024
Redditi e occupazione resistono ma si fa sentire il costo della vita e c’è ancora tanto da fare su disuguaglianze sociali e politiche sostenibili, pur con alcune eccezioni. Mentre la pandemia diventa uno spartiacque fondamentale fra progresso e regresso. È il riassunto del Report Ocse 2024 How’s life?, presentato a Roma nel corso della Settima edizione del Forum sul benessere. Tornato in Italia a due decenni da Palermo 2004, nell’anno in cui ci è toccata la presidenza de G7.

Fronti diversi per un solo parametro, fatto da indicatori come cambiamento climatico, inclusione, salute, sostenibilità e legato al principio cardine che se il benessere non è solo ricchezza economica, allora l’economia non può essere l’unico criterio per misurarlo. Lo ha ricordato anche il segretario generale dell’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico Matthias Cormann, nella sessione di apertura dell’evento: «Disporre di dati validi e completi sul benessere può aiutare i governi a prendere decisioni migliori, pianificare il futuro e identificare interventi politici ad alto impatto» ha detto rivolgendosi alla platea di esperti dell’Auditorium Parco della Musica. Non a caso, spesso i paesi Ocse migliorano quanto a condizioni materiali ma non su qualità della vita e delle relazioni all’interno della comunità, o viceversa.

Come stanno i cittadini nei 38 paesi parte dell’organismo internazionale? Alla domanda l’indagine risponde a partire da quattro punti strategici: stato attuale del benessere nelle “Ocse countries”, andamento dell’indice nelle situazioni di crisi più importanti degli ultimi anni (prima fra tutte proprio la pandemia di Covid 19), aspetti connessi all’inclusione e specifiche nazionali di sviluppo.

L'Italia tra i Paesi in cui il benessere è diminuito

In alcune tra le nazioni considerate, dal 2010 al 2023 - cioè nell’intervallo di tempo considerato dal report - ci sono voci che non hanno registrato passi avanti oppure ne hanno fatti diversi indietro. Tra queste, oltre alla Turchia c’è anche l’Italia, dove il benessere medio attuale risulta addirittura inferiore rispetto ad allora e così quello futuro, a cui dovrebbero contribuire tutti i parametri necessari ad assicurare un avvenire migliore per le generazioni più giovani.

Per il resto, il nostro Paese risulta in ritardo rispetto ai virtuosi stati nordici, nei quali la performance è rimasta positivamente costante da un quindicennio. A qualche miglioramento si assiste però sul fronte degli indicatori soggettivi del benessere: per lo più in crescita sono infatti le community relationships dei cittadini, ossia le loro relazioni sociali. «L’Italia è in prima linea nell’agenda del benessere» ha comunque ricordato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in apertura del Forum ribadendo «l’impegno a portarla avanti nei paesi del G7 e oltre» e sottolineando soprattutto la necessità di una transizione verde «giusta e inclusiva, affrontando gli impatti sociali e distributivi delle strategie di mitigazione del cambiamento climatico, nonché la loro accettabilità per la società in generale».

Costo della vita e salute: problemi globali

Dopo la pandemia, nonostante le sfide geopolitiche attuali e una situazione economica globale potenzialmente disastrosa, il reddito medio nei 38 Paesi (pari a circa 35. 220 dollari pro-capite nel 2022) e i livelli di occupazione si sono dimostrati resilienti anche per effetto delle misure adottate dai governi per evitare il tracollo. Le finanze di molte famiglie però sono messe a dura prova da un costo della vita troppo alto, resto tale da anni di incertezza economica. A crescere, in particolare, sono state le spese per la casa, tanto che, nel 2023, una persona su undici nell’Unione Europea non aveva le risorse per scaldare in maniera adeguata la propria abitazione. Nel 2019 erano 1 su 14.

Ma nuove criticità emergono anche per quanto riguarda gli aspetti di carattere non economico legati al benessere. Il Covid ha infatti influito anche sull’equilibrio psicofisico di molte persone, specie ragazzi, impattando sulla salute, l’aspettativa di vita – scesa da 81,1 a 80,7 anni- le relazioni e persino il rendimento scolastico. Sono tornati ad aumentare i suicidi, l’abuso di alcol e droghe con una media di 23,6 morti ogni 100mila dovute a questi fattori. E poi è peggiorata la capacità matematica e quella di lettura dei più giovani, con una crescita nella percentuale di quindicenni che hanno ottenuto punteggi bassi nelle prove “PISA” somministrate ogni tre anni dall’Ocse alla fine dell’obbligo scolastico.

Più solitudine e disuguaglianza anche nell'istruzione

Come vanno le vite dei singoli individui? Anche la qualità delle relazioni umane è stata oggetto di studio. Risultato, per circa un terzo dei cittadini residenti nell’area Ocse, male. Dal 2019, il benessere individuale e la socialità negli stati membri sono peggiorati o rimasti a livelli insoddisfacenti. C'è chi sperimenta ansia, preoccupazioni, stanchezza e soprattutto, prevalente con un tasso dl 4% a 14%, solitudine.

C'è poi la questione della parità salariale e dei divari legati a età e livelli di istruzione. In questo senso, nell’ultimo decennio si sono fatti passi vanti ma molte disuguaglianze rimangono marcate. Quanto alle pari opportunità, donne e uomini affrontano sfide diverse: le prime faticano a trovare un’occupazione e lavorano di più per paghe inferiori. Si percepiscono più in pericolo nella società, sperimentano emozioni negative e una qualità di vita peggiore. I secondi vanno meglio sul fronte occupazionale, ma hanno una speranza di vita più bassa e minor soddisfazione nelle relazioni umane. E lo scenario in media è invariato o peggiorato rispetto al pre-pandemia, eccetto qualche miglioramento sul fronte dell’occupazione. I giovani la spuntano sul piano delle relazioni ma non su quello lavorativo, dove fanno più fatica a stabilizzare la propria posizione, e viceversa i meno giovani. E sono stati i più psicologicamente impattati dalle conseguenze del Covid. In generale, se sui primi due punti si assiste a significativi miglioramenti, altrettanto significative continuano ad essere le disuguaglianze educative.

Ultimo ma non meno importante il fronte della sostenibilità, che risalta come un’urgenza soprattutto in campo climatico. Molti governi nei paesi Ocse hanno investito nelle rinnovabili ma la riduzione delle emissioni è ancora insufficiente per soddisfare gli standard posti dalla scienza per scongiurare gli effetti della crisi climatica.