Tv. Le nuove regole Ue obbligheranno Netflix a finanziare le produzioni europee
Netflix, Amazon Prime Video e tutti gli altri servizi di trasmissione di video in streaming (compresa Youtube) dovranno attrezzarsi per offrire più produzioni europee tra i loro contenuti se vorranno continuare a lavorare all’interno dell’Unione europea. Lo prevede l’aggiornamento della direttiva dell’Ue sui servizi audiovisivi, che salvo sorprese sarà approvato nelle prossime settimane dal Comitato Cultura ed Educazione del Parlamento europeo ed entro il prossimo settembre sarà votato dalla plenaria per entrare in vigore.
I negoziatori del Parlamento – due tedesche, Petra Kammerevert dei socialisti e Sabine Verheyen dei popolari – giovedì hanno raggiunto l’accordo con la presidenza bulgara del Consiglio europeo sull'aggiornamento della normativa, che in questo modo è condiviso dagli europarlamentari e dai governi.
Tra le nuove regole che dovranno essere rispettate dalle emittenti televisive tradizionali ma anche da quelle via web, c’è l’obbligo di riservare alle produzioni europee il 30% dei contenuti «così da supportare la diversità culturale del settore audiovisivo europeo». Alle piattaforme di streaming sarà anche chiesto di contribuire alle nuove produzioni europee, sia con investimenti diretti che con versamenti nei fondi nazionali. «Il livello del contributo in ogni Paese dovrà essere proporzionale ai loro ricavi in quello Stato» chiarisce il Parlamento.
Si introducono anche limiti agli spazi pubblicitari, fissati al 20% del tempo di trasmissione giornaliera nella fascia oraria 6-18. Anche una seconda fascia oraria, quella del “prime time” tra le 18 e le 20, potrà contenere al massimo un 20% di pubblicità.
La nuova norma conterrà poi misure più stringenti contro la diffusione di messaggi che incitano violenza, odio o che promuovano atti terroristici. C'è anche l’obbligo di inserire sistemi che permettano ai telespettatori di segnalare facilmente i contenuti inappropriati. Per proteggere i minori saranno limitate le pubblicità di cibi «non sani», mentre ai governi nazionali sarà concesso di vietare le sponsorizzazioni delle trasmissioni per bambini. Sarà comunque vietata in ogni caso la raccolta e la profilazione dei dati personali dei minori per venderli.