Senato. Reddito di cittadinanza: per gli stranieri serve il timbro del consolato
Code davanti al consolato del Marocco a Milano ai tempi della sanatoria per il permesso di soggiorno (Ansa)
Diventa più complesso il percorso del reddito di cittadinanza per gli stranieri extracomunitari: la commissione Lavoro del Senato ha approvato un emendamento della Lega al decretone che vincola l'accesso alla presentazione di "certificazione" di reddito e patrimonio e del nucleo familiare rilasciata dallo Stato di provenienza, "tradotta" in italiano e "legalizzata dall'Autorità consolare italiana". Esentati i rifugiati politici e chi proviene da Paesi dai quali non è possibile ottenere la certificazione. Il ministero del Lavoro avrà tre mesi per stilare la lista di questi Paesi. Approvato in commissione anche un altro emendamento, presentato dal M5S, che prevede che in caso di dimissioni volontarie non avrà diritto al reddito di cittadinanza il solo componente delnucleo che si è dimesso, non tutta la famiglia. L'emendamento corregge la norma contenuta nel decretone che prevedeva invece l'esclusione per 12 mesi dalle dimissioni volontarie l'intero nucleo familiare.
Ieri i due partiti di maggioranza hanno trovato un accordo politico per far partire la maratona sul decretone in commissione. Senza dimenticare qualche norma importante, come la stretta su finti divorzi per il reddito di cittadinanza. L'obiettivo è quello di chiudere entro la settimana e arrivare con il testo in aula lunedì 25 febbraio. Per aprire le danze è servito, però, un vertice a Palazzo Chigi, dove tra Lega e M5S è arrivata un'intesa sugli emendamenti. Per un'ora al tavolo si sono riuniti il premier Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Giancarlo Giorgetti, Riccardo Fraccaro, Laura Castelli, Massimo Garavaglia e Claudio Durigon. In primis ci sarebbe quindi luce verde per i fondi per i disabili voluti dal Carroccio, che mira a estendere la pensione di cittadinanza ai nuclei con persone under 67 con soggetti con handicap in famiglia. Spuntano poi importanti paletti per il Reddito di cittadinanza: verrà escluso chi ha cambiato residenza dopo il primo settembre 2018; per assicurare il rispetto delle norme, ci saranno scrupolosi controlli dei vigili urbani. Niente beneficio per 5 anni anche a chi rilascia dichiarazioni mendaci.
Approvato ieri pomeriggio l'ok alla norma che prevede che qualora la "separazione o il divorzio è avvenuta successivamente alla data del 1°settembre 2019, il cambio di residenza deve essere certificato da apposito verbale della polizia locale", già ribattezzata come testo anti furbetti. Saltano invece gli incentivi per chi assume colf o badanti. Un emendamento a firma M5S al decretone proponeva infatti uno sconto per le famiglie che assumevano un beneficiario di reddito di cittadinanza in relazione al lavoro domestico, ma è stato bocciato. Per un gioco di incastri, alt allora anche alla mini-tassa (proposta dalla Lega) per attirare in Italia lavoratori dall'estero. Saranno settimane molto intense per l'esecutivo: dopo l'ok in Senato atteso per la metà della prossima settimana, per il decretone inizierà l'iter alla Camera, dove sono attese le modifiche più importanti al testo. Al momento l'equilibrio gialloverde è stato ristabilito: resta da vedere se reggerà fino a Montecitorio.