I dati. Unem, record storico per la fattura energetica: 114 miliardi di euro
Record storico nel 2022 per la fattura energetica italiana, l’ammontare, cioè, che il Paese ha pagato per avere energia. Il totale ammonta a 114 miliardi di euro, cioè 64 miliardi in più del 2021, “di cui oltre il 61% imputabile alla crescita dei prezzi gas”. A sottolinearlo stamani è stato il presidente dell'Unione energie per la mobilità Gianni Murano durante l'Assemblea di Unem in corso oggi a Roma. "La stima per il 2023 è di 77-78 miliardi di euro per la fattura energetica", ha fatto sapere lo stesso Murano, secondo il quale peraltro "gli scenari dell'Aie ci dicono che il petrolio al 2030-2035 sarà ancora la prima fonte di energia, sopravanzata dalle rinnovabili solo nel 2040, anche se, sempre secondo un recente rapporto dell'Aie, potrebbe raggiungere il picco di domanda nel 2028 per poi mantenere un profilo sostanzialmente piatto".
Secondo Murano, “stando a questi scenari, complessivamente al 2040 le fonti fossili copriranno ancora poco meno del 70%, rispetto al 79% attuale, di una domanda che nello stesso arco di tempo ammonterà a circa 17,5 miliardi/tep, il 17% in più rispetto ad oggi". Stando al presidente di Unem, il settore, per quanto riguarda i carburanti, "ha operato in modo trasparente riflettendo puntualmente le variazioni sul prezzo al consumo sia in salita che in discesa": "se infatti facciamo un confronto tra i prezzi al consumo del giugno dello scorso anno con l'accisa ridotta e quelli attuali ad accisa piena, ci accorgiamo che oggi, nonostante appunto l'accisa piena, questi ultimi sono più bassi di 20-30 centesimi euro/litro. Ciò vuol dire che i prezzi industriali, cioè quelli al netto delle tasse, nello stesso periodo sono diminuiti di 40-50 centesimi con un andamento più virtuoso di tanti altri Paesi europei, tra cui Francia e Germania che mediamente nell'ultimo anno hanno avuto un prezzo industriale superiore al nostro fino a 8-10 centesimi nonostante abbiano una rete distributiva certamente più efficiente della nostra".
Ancora, secondo Murano, "la tassa sugli extra profitti, che nel 2022 complessivamente ha generato un gettito pari a circa 2,8 miliardi di euro, di cui poco meno della metà arrivato dal solo settore petrolifero, applicata peraltro due volte nel nostro Paese, unico caso in Europa e con percentuali ben maggiori della media europea, è andata a penalizzare il nostro settore proprio in un momento in cui ci sarebbe stato bisogno di più risorse da investire nella decarbonizzazione”. Murano ha quindi evidenziato la necessità di sviluppare “i Saf, ovvero i sussidi ambientalmente favorevoli, per incentivare la penetrazione dei low carbon fuels e innescare quindi quel circolo virtuoso che potrà far leva sull'eccellenze della nostra filiera e centrare appieno gli obiettivi europei nell'ambito della decarbonizzazione della mobilità".
"Tali carburanti decarbonizzati – ha aggiunto - rappresentano una soluzione già disponibile per i trasporti visto che, in funzione della materia prima utilizzata per la loro produzione nonché delle tecnologie produttive, consentono una riduzione delle emissioni di CO2 fino al 100%. "Con una prospettiva in cui prevarrà una pluralità di carburanti con una componente fossile sempre minore", evidenzia Murano, "appaiono evidenti i limiti di una rete distribuzione carburanti che oggi in Italia conta 21.700 punti vendita, certamente capillare ma anche sovradimensionata e inefficiente, che dovrà razionalizzarsi nel numero ed ammodernarsi per rispondere alla sfida della decarbonizzazione ed erogare tutte le diverse energie e servizi per la mobilità”.