Economia

CONFINDUSTRIA. «Recessione finita ora giù le tasse»

Nicola Pini giovedì 12 settembre 2013

Gli analisti di Confindustria hanno finalmente avvistato un po’ di luce in fondo al tunnel della recessione più grave del dopoguerra. Siamo vicini a un «punto di svolta» nel ciclo economico, spiegano nell’ultimo report presentato ieri. Si tratta di una luce ancora flebile, che ha bisogno di essere protetta e consolidata. Prima di tutto assicurando la stabilità politica, che è «cruciale», e poi finalizzandola a dare una «scossa potente» all’economia, spiega Giorgio Squinzi, il numero uno degli industriali. «Non bastano più politiche con il bilancino», ci vuole «un drastico taglio del cuneo fiscale», un intervento «da 4-5 miliardi» nella legge di Stabilità, aggiunge il presidente degli industriali rilanciando il tema centrale del documento firmato con i sindacati nelle scorse settimane. Con le confederazioni, ha spiegato, «abbiamo condiviso la profonda preoccupazione di come affrontare l’autunno. Noi non siamo per il tutto e subito e non crediamo nei miracoli, ma ci sono cose urgenti da fare», a partire dalla Legge di Stabilità che sarà varata in ottobre.Secondo le nuove stime macroeconomiche del Centro studi confindustriale, il Pil italiano tornerà con il segno positivo nell’ultimo trimestre del 2013, mente il terzo trimestre (quello in corso) dovrebbe avere un andamento nullo. Nella media d’anno il 2013 resta in pesante arretramento (-1,6%, forse -1,7%) ma più contenuto delle previsioni di giugno quando fu fissato a -1,9%. Stime un po’ più rosee anche per il 2014 quando la crescita dovrebbe raggiungere lo 0,7% invece dello 0,5.«Le esportazioni e la ricostituzione delle scorte da parte delle imprese guidano l’uscita dell’Italia dalla recessione», spiegano gli analisti, un uscita che «sarà però lenta», come mostrano le cifre, e non priva di ostacoli. Per questo «è cruciale la stabilità politica per rinsaldare la fiducia delle imprese e dei consumatori». Al contrario, la «precarietà interna ci espone a una maggiore diffidenza degli investitori stranieri, contribuendo a tener ampio lo spread».La caduta del Pil di quest’anno non dovrebbe impedire di rispettare gli impegni europei sui conti pubblici. Il deficit è stimato al 3% del Pil nel 2013 e al 2,6% nel 2014 mentre la montagna del debito pubblico prosegue la sua crescita arrivando al 131,7% del Pil a dicembre e al 132,4% il prossimo anno.

L’avvio della ripresa non avrà ricadute immediate sul mercato del lavoro e alla fine di quest’anno il tasso di disoccupazione sarà arrivato al 12,3%, includendo la Cig al 13,7. L’occupazione dovrebbe rivedere il segno positivo dopo il primo trimestre 2014.Per questo, secondo Confindustria, ci vuole una scossa. C’è bisogno di un po’ di benzina o il motore, bene che vada, andrà al minimo. Una ricaduta positiva arriverà dall’accelerazione del pagamento dei debiti arretrati alle imprese che «se realizzato pienamente può spostare l’aumento del Pil oltre l’asticella dell’1% nel 2014». Resta il macigno delle tasse, con una pressione fiscale arrivata quest’anno al 44,5% del reddito nazionale, un dato che al netto dell’economia sommersa vale il 53,5%. Dopo che dal 2007 a oggi la crisi ha spazzato via qualcosa come 1,7 milioni di posti, solo un taglio del cuneo fiscale «può innescare subito la ripresa dei consumi e la crescita».