Economia

POLITICHE AGRICOLE. Quote latte, Zaia alza il tiro: fermeremo l’Europa del Nord

Paolo Viana martedì 15 settembre 2009
Zaia dichiara guerra al Nord(Euro­pa). Può sembrar paradossale per un leghista, ma sulle quote latte l’interesse nazionale vale più della lati­tudine. «Pretendere che un allevatore i­taliano guadagni quanto quello lituano significa cancellare la più bella agricol­tura d’Europa, che produce qualità e ali­menta una grande rete di comunità, di famiglie e di tradizioni. Spero che non ci costrin­gano a contarci, ma io di­co che la linea tedesca non passerà» promette il mini­stro trevigiano da Vajxo, in Svezia, dove oggi si con­clude il vertice informale tra i ministri agricoli del­l’Ue. Le misure per conte­nere la crisi del latte sono l’unico punto all’ordine del giorno: si parla di aiuti per 600 milioni di euro all’ammasso di bur­ro e latte scremato in polvere, di raddop­piare gli aiuti di Stato alle aziende e di 40 milioni per la promozione, ma anche di nuove multe per chi produce over quo­ta. La commissaria all’agricoltura Ma­riann Fischer Boel ha spiegato che in­tende avvalersi «di tutte le misure per sta­bilizzare il mercato, ma non ritorneremo sulla decisione di sopprimere progressi­vamente le quote di produzione». Un se­gnale forte a Francia e Germania, che vor­rebbero congelare l’aumento delle quo­te latte (+1% annuo per cinque anni) con cui l’Europa ha risposto alla crisi ali­mentare, ma a Zaia non basta. Vuole evi­tare che il beneficio ottenuto l’anno scor­so (all’Italia è stato concesso tutto l’au­mento quinquennale in un colpo solo) venga neutralizzato da manovre indiret­te, come gli aiuti ai produttori di burro e latte in polvere, concentrati nei grandi al­levamenti tedeschi, francesi, polacchi... Sarebbe una mazzata per gli allevatori i­taliani, concentrati nella pianura padana e costretti a fare i conti con una concor­renza già fortissima. Nord, quindi, con­tro Nord: ecco come Zaia ci spiega il suo 'paradosso'. Perché all’ultimo Consiglio agricolo l’I­talia si è schierata, da sola, contro la pro­posta della Commissione di prorogare gli acquisti di burro e latte scremato in polvere? In primo luogo perché non ha ancora prodotto un miglioramento significativo dei prezzi, obiettivo degli sforzi europei. E poi, io difendo la produzione di 43.000 stalle, quasi tutte in pianura padana, che producono 11,5 milioni di tonnel­late di latte fresco e che vedono im­portare ogni anno 8 milioni di ma­teria prima di qualità certo non pa­ragonabile alla nostra. L’Italia ha tutto da perdere da una politica che tra l’altro costa alle casse comuni­tarie la bellezza di 600 milioni di eu­ro. Qual è la vostra controproposta? Puntiamo a ripristinare l’aiuto all’am­masso privato dei formaggi: oltre a com­prare burro e latte in polvere per soste­nere il prezzo dei prodotti del Nordeuro­pa, l’Ue acquisti anche formaggio sul mercato. Visto che in Italia il 70% del lat­te viene utilizzato dall’industria casearia, questa politica aiuterebbe anche noi in un momento che è di difficoltà per tutti. Oggi un litro di latte si paga 28-30 cente­simi e costa all’azienda agricola 35-40. In Europa si parla di un crollo del 49% per il prezzo del latte scremato in polve­re, del 39% per il burro, del 31% per il lat­te, del 18% i formaggi: basteranno glii aiuti a fermare la caduta? I sondaggi dicono che i consumatori so­no pronti a pagare di più i prodotti di cui conoscono l’origine. Oggi proporrò che il decreto sull’etichettatura obbligatoria che ho firmato il 6 agosto sia esteso a tut­ta l’Ue. Gli industriali non la prenderanno be­ne. Gli industriali pensano che dare un no­me e cognome a ogni goccia di latte scompensi una produzione che è impo­stata senza etichettatura, ma il 72% dei cittadini è disposto a pagare un prezzo più alto in cambio della tracciabilità. È u­na battaglia che dobbiamo combattere insieme agli industriali. L’Italia è in grado di rompere il fronte franco-tedesco? Sull’etichettatura siamo in grado di convincere i francesi, che hanno, co­me noi, una grande vocazione agri­cola. Sul latte la situazione è più flut­tuante ma spero che non si arrivi al­la conta. Insistere su questa linea si­gnificherebbe far sparire l’agricol­tura italiana e violare gli accordi che abbiamo sottoscritto. Sulle quote ci sia­mo espressi con l’health check (l’ultima revisione della pac; ndr) e non esiste che si modifichino le regole a gioco iniziato. Il negoziato chiuso il 18 novembre 2008 sulle quote ci ha permesso di voltare pa­gina sulle multe - per l’Italia 160 milioni di euro all’anno - distribuendo con la leg­ge 33 nuove quote a chi regolarizzava la produzione. Non torneremo indietro. E il Commissario Fischer Boel è con noi.