La classifica. Quattro Atenei italiani tra i primi 200 al mondo
L'Open day del Politecnico di Milano
Per la prima volta quattro Università italiane sono tra le prime 200 al mondo secondo una delle più note classifiche internazionali, il QS World University Rankings: sono il Politecnico di Milano, che si posiziona al
170° posto guadagnando 13 posizioni e confermandosi il primo Ateneo italiano; segue l'Alma Mater di Bologna (188ma, sale di 20 posizioni) e per la prima volta entrano nella classifica la Scuola Superiore Sant'Anna Pisa e la Scuola Normale Superiore (entrambe al 192mo posto).
«L'Italia deve essere orgogliosa per questo risultato», ha detto la ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, spiegando che «il nostro è un sistema accademico con molte eccellenze e realtà storiche prestigiose, è una risorsa fondamentale, un volano di crescita per il Paese. Per questo dobbiamo valorizzarlo e sostenerlo, proseguendo il percorso avviato con l'ultima legge di Bilancio che ha
incrementato il fondo di finanziamento ordinario degli Atenei, riportandolo a sette miliardi di euro; ha aumentato le risorse per il diritto allo studio e stanziato fondi per i migliori dipartimenti che potranno essere utilizzati per l'assunzione di docenti, ricercatrici e ricercatori. Oggi ci complimentiamo con gli Atenei inseriti nel ranking, ma lavoriamo per l'eccellenza complessiva delle nostre Università».
Soddisfazione è stata espressa anche dalle istituzioni locali e accademiche dei quattro Atenei, come il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il rettore dell'università di Bologna, Francesco Ubertini, il direttore della Scuola Normale Superiore, Vincenzo Barone, e il rettore della Scuola Superiore Sant'Anna, Pierdomenico Perata.
Al vertice della classifica Qs non mancano le novità: si trovano, infatti, per la prima volta quattro Università
americane e al primo posto si afferma per il sesto anno consecutivo il Massachussett Institute of Technology (Mit). Mantengono il secondo e terzo posto le università di Stanford e Harvard, mentre il California Institute of Technology (Caltech) sale al quarto posto. Altre Università statunitensi e britanniche perdono invece terreno, mentre avanzano quelle di Russia, Australia, Singapore, Cina e India.
Nella classifica sono state analizzate complessivamente 4.388 università e di queste, 956 sono state incluse nella classifica secondo diversi criteri, come opinioni degli accademici e dei datori di lavoro, numero di citazioni, risorse dedicate all'insegnamento, numero di docenti e studenti internazionali.
Commentando i dati italiani, il responsabile della Ricerca per QS, Ben Sowter, ha rilevato che «l'Italia é un Paese straordinario e spero che la classe dirigente decida di incrementare l'investimento per le Università e la ricerca. Favorire il cambio generazionale tra i ricercatori e fermare la preoccupante emigrazione giovani menti brillanti - ha aggiunto - è fondamentale per aumentare la competitività del Paese. Investimenti importanti - pubblici o privati - e continuativi nella ricerca e nella formazione terziaria, sono l'elemento che
accomuna i Paesi in crescita».
La classifica è stata ottenuta considerando criteri diversi. Dal punto di vista dell'impatto della ricerca, per esempio, la Scuola Normale Superiore è al 18° posto e la Scuola Superiore Sant'Anna al 27°. Considerando invece le opinioni di oltre 75mila accademici di tutto il mondo l'università di Bologna è al
77° posto, seguita dalla Sapienza Università di Roma (86°). Le opinioni dei datori di lavoro collocano invece l'Università Commerciale Luigi Bocconi al 30° posto, seguita al 53° dal Politecnico di Milano.