Lavoro. Uber Eats vara un protocollo di sicurezza per i rider
Un ciclofattorino al lavoro a Milano
Dalle accuse di caporalato a misure innovative per la tutela dei lavoratori. Uber Eats ha adottato un «Protocollo in materia di salute e sicurezza sul lavoro a tutela dei rider» che prevede dotazioni gratuite dei dispositivi di sicurezza stradale, a partire dai caschi, fornitura di mascherine e gel igienizzante e corsi gratuiti di formazione. «Siamo la prima azienda in Italia a mettere a punto un insieme di procedure chiare e iniziative concrete» sottolinea la piattaforma di food delivery. A spingere in questa direzione la vicenda giudiziaria scoppiata durante il lockdown. Il Tribunale di Milano, dopo una serie di indagini sui rider, a maggio ha disposto l'amministrazione giudiziaria per Uber Italy con l’accusa di caporalato.
Le indagini del pm Paolo Storari avevano portato ad un provvedimento mai preso prima nei confronti di una piattaforma di delivery, il commissariamento della filiale italiana del colosso americano. Il 3 marzo davanti alla Sezione misure di prevenzione riprenderà il procedimento sulla prosecuzione o meno dell'amministrazione giudiziaria. Per il momento gli amministratori giudiziari parlano di «percorso virtuoso intrapreso dal management».
La app per lo svolgimento delle consegne è stata implementata con un tasto di emergenza utilizzabile in caso di problemi di sicurezza, che consente di contattare il 112 e di ricevere assistenza da parte di un team Uber. Tra le dotazioni oltre al casco ci sono indumenti ad alta visibilità, giacca e pantaloni antipioggia, supporto impermeabile per smartphone da applicare sulla bicicletta, luci e fascia da braccio catarifrangente. Gli utenti della piattaforma (ristoranti e consumatori) potranno fornire (su base volontaria) feedback in merito ai corrieri anche in relazione all'utilizzo da parte degli stessi dei dispositivi di sicurezza. Particolare attenzione sarà infatti dedicata alla tutela della salute e alla prevenzione dei contagi.«Con le attività che stiamo realizzando ora e nei prossimi mesi – ha spiegato Gabriele De Giorgi, Public Policy Manager di Uber Italia – miriamo a diventare il modello di riferimento per l'intero settore del food delivery nell'ambito della tutela della salute e sicurezza dei corrieri, e un esempio per tutte le realtà operanti nella consegna di beni a domicilio nel nostro Paese». L'amministratore giudiziario Cesare Meroni esprime «soddisfazione» per i risultati raggiunti. «Uber sta seguendo le coordinate tracciate dai giudici – sottolinea – in particolare per la salute e sicurezza dei rider con un programma specifico nel settore del food delivery che dimostra la posizione di contrasto della società rispetto a forme di sfruttamento del lavoro».