Economia

Francia. Promesse e impegni non placano la rabbia degli agricoltori europei

Daniele Zappalà, Parigi sabato 24 febbraio 2024

La protesta degli agricoltori al Salon de l’Agriculture di Parigi

Continua a ribollire la rabbia delle campagne europee che reclamano soluzioni urgenti alla crisi profonda del settore. Una parte delle risposte potrebbe giungere già domani, al vertice dei ministri dell’agricoltura Ue a Bruxelles chiamato ad approvare un pacchetto di sostegno e snellimento burocratico. Ma intanto, con il pensiero rivolto anche a questa riunione, un nuovo “colpo” clamoroso è stato messo a segno dalle frange più agguerrite dei protestatari, pronte a trasformare sabato in una bolgia la giornata inaugurale dell’evento simbolo della prima agricoltura continentale: il Salon de l’Agriculture di Parigi, presenziato per lunghe ore, come tradizione vuole, dal presidente Emmanuel Macron, in visita fra numerosi stand.

In Francia, non si tratta affatto di una fiera come le altre. Perché vi si rinnova ogni anno simbolicamente l’incontro dei vertici politici parigini con la vasta Francia profonda rurale. Tanto che, a differenza di ogni altro evento, nessun capo dell’Eliseo, né leader di partito di rilievo, si è mai sognato di snobbare il Salon.

Ma sabato, per la 60ma edizione, la vetrina delle migliori produzioni regionali non aveva affatto il lustro abituale. Fin dal primissimo mattino, nella cosiddetta «fattoria più grande di Francia», si è capito che un concentrato inedito di esasperazione, rabbia e tensione attendeva l’arrivo del capo dell’Eliseo. Nondimeno, sconfessando quanti pronosticavano persino una visita lampo molto discreta solo per tagliare il nastro inaugurale, Macron ha voluto inanellare le abituali visite fra gli espositori. Pagando però fin da subito lo scotto, in mezzo a spessi cordoni di sicurezza costretti a respingere le cariche dei contadini più determinati, fra cui quelli del Midi con l’ormai caratteristico berretto giallo. Le chiacchierate del presidente con i produttori, fra un assaggio e l’altro di specialità d’ogni filiera, sono state costantemente ricoperte da una pioggia di fischi in sottofondo, con non pochi protestatari pronti persino a gridare in coro «Macron, dimissioni».

Macron parla con alcuni manifestanti al Salon de l’Agriculture di Parigi - ANSA

Consapevole di non potersi presentare all’appuntamento a mani vuote, il presidente ha distillato, anche nel corso di una tavola rotonda, nuove promesse per tentare di placare una rabbia che da settimane sembra non trovare più sfogo.

Come martellano i sindacati francesi, il punto chiave, ormai, è lo status stesso dell’agricoltura e dell’alimentazione rispetto agli altri settori economici. In altri termini, è ancora possibile sottomettere appieno le produzioni alimentari ai negoziati di filiera sui prezzi e a una concorrenza ad ampio raggio, in Europa ma anche su scala mondiale? Per gli agricoltori transalpini, gli esiti peggiori del liberismo Ue spinto degli ultimi decenni sono ormai sotto gli occhi di tutti, a cominciare da un nodo evocato di continuo: i contratti ‘leonini’ a cui i colossi dell’agroindustria obbligano i produttori di latte e altre derrate di base, economicamente strozzati e divenuti per questo una corporazione con un altissimo tasso di suicidi. In Francia, ben uno ogni 2 giorni, come è stato ricordato da alcuni, talora con le lacrime agli occhi, a Macron.

Così, accanto a un piano per sostenere la tesoreria dei produttori più indebitati, il presidente ha lanciato due promesse di più ampio respiro: innanzitutto, battersi in sede Ue per «determinare un prezzo minimo» per vari prodotti valido su tutto il territorio continentale; in sede nazionale, invece, il capo dell’Eliseo vuole che l’agricoltura e l’alimentazione vengano riconosciute per legge come «interessi primari generali», in modo da poter instaurare delle regole eccezionali contro le storture più flagranti nei rapporti di forza fra gli attori delle filiere in tensione.

È un passo verso quell’«eccezione agricola» rivendicata anche da certi esperti? Difficile dirlo. Ma sabato, in mezzo ad altri blitz, gli agricoltori hanno pure rovesciato stallatico nello stand del colosso agroindustriale Lactalis. La politica, insomma, non è l’unico bersaglio della rabbia contadina.